mercoledì 16 settembre 2020

TUTTI A SCUOLA... TRA PAURA E SPERANZA




Il titolo non vuole allarmare o ingannare. Semmai, è un invito: dovremmo tutti ritornare a scuola, specie dopo la terribile esperienza del "coronavirus". A scuola. Di buone maniere, di senso civico, di responsabilità, di senso del dovere. Tutte cose che sono mancate durante la scorsa estate, e non solo.
Prendo lo spunto dalle polemiche, vere o inventate, che hanno animato la piazza dei social, prima di tutte Facebook e compagnia bella. 
Paura per l'avvio della scuola, e per il fatto che non si riaprisse per un nuovo lockdown, paura per gli studenti esposti a rischi "catastrofici", scenari apocalittici, interrogativi assurdi (i banchi con le ruote? le code per l'entrata? e se il bidello ha il virus? e i bagni? e l'orario? etc...). 
Dimenticando, forse, che i ragazzi sono più esposti al rischio di contagio quando vanno per i pub e le disco, strusciandosi l'un l'altro a farsi la movida senza controlli e senza... mascherine.
Giovani iperprotetti nelle famiglie, con i genitori pronti a scagliarsi contro l'insegnante di turno che abbia "osato" rimproverare o anche mettere un brutto voto al cocco-di-mamma. Come se la scarsa voglia di studiare o l'impreparazione fosse colpa dell'insegnante e non piuttosto della svogliatezza e della-voglia-di-far-niente del pargolo cresciutello, magari post-adolescente.
Giovani (non tutti per fortuna) scarsamente abituati ad essere responsabili delle proprie azioni e della propria educazione, a non fare sacrifici, ad avere tutto preparato e pronto, come un'app da scaricare. Salvo poi accorgersi che la vita, quella vera, è qualcosa di diverso. E richiede sacrifici, passione, pianto e sudore. Passo dopo passo. 
Se il coronavirus ha insegnato qualcosa, è che non c'è nulla di scontato. E che ogni conquista (fosse pure il tanto agognato vaccino) bisogna guadagnarsela. Anche ( e sopratutto) con il rispetto delle regole.
L'augurio (o la speranza, fate voi) all'inizio dell'anno scolastico è proprio che genitori, studenti, docenti si "contagino" a vicenda la voglia di crescere, di rispetto, di educarsi reciprocamente, di smettere di vedere la vita come una giostra folle, uno "sballo" insensato e ubriaco, ma come una casa che bisogna costruire insieme a partire dalle fondamenta. O, se preferite, per i più romantici, come un'avventura il cui finale non è affatto scontato. Da vivere "responsabilmente", come avverte certa pubblicità sugli alcolici.
Mi viene in mente  una frase che ho letto: "Se volete che la scuola diventi una seconda famiglia, allora dovete impegnarvi affinché la famiglia diventi la prima scuola"
Semplice, no?
Ma forse non è così scontato.
By Michele Barbera

Nessun commento:

Posta un commento