martedì 30 agosto 2016

IL PIACERE DI LEGGERE: “SEMPLICI QUESTIONI D’ONORE” DI DOMENICO CACOPARDO

Domenico Cacopardo conosce a fondo ed ama la Sicilia. In tutta la sua ferale bellezza, nella complessità dei suoi riti sociali, con le sue contraddizioni ed i suoi eccessi e le sue preziosità, anche culinarie.
“Semplici questioni d’onore” è lo specchio fedele di questa Sicilia, dove ciò che appare semplice, semplice non è. Perché tra l’apparenza e la sostanza delle cose vi è un abisso di passioni, di intrighi, di segreti mai svelati, di questioni irrisolte. Già nel linguaggio del romanzo, il lettore viene trascinato in modo compulsivo nella sintattica del dialetto siciliano, dove il verbo viene volutamente posposto alla fine della proposizione ad accentuarne l’essenzialità. Il protagonista Tino Granaleo è un giovane il cui cammino iniziatico, o, se vogliamo, la formazione della maturità, ha una premessa tragica, l’assassinio di una zia, di cui vive indirettamente le varie fasi.
Domenico Cacopardo al LetterandoinFest 2016

Questo incipit forte e destabilizzante rappresenta per il giovane l’inizio di un percorso formativo e di recupero della memoria, che lo porta a dolorosi flashback, sino a ripercorrere eventi che maturano – in modo traumatico – addirittura prima della sua nascita.
La volontà dell’oblio, cha anima una “omertà” perbenista, viene posta in discussione dal protagonista pagina dopo pagina, che piano piano, prima quasi inconsapevolmente, poi per una testarda scelta di “sapere”, di conoscere a tutti i costi, scardina un impianto di false verità che ha sempre circondato la sua esistenza sino a quel momento.
Ma non c’è solo la sua famiglia a volergli nascondere la verità sul suo passato e la coscienza del suo presente.
Tino inciampa su eventi inaspettati, nascosti alla storia ufficiale, manovrati da abili e spregiudicati burattinai.
La mafia c’è, esiste, ha radici lontane.
E’ un serpente in agguato che tende le trappole al momento giusto ed ha una memoria lunga. Condiziona, facendo finta di proteggere, aiuta, pur colpendo alle spalle, ed è sempre pronta ad esigere il suo triste tributo di sangue. Inquina affari, politica e la stessa vita sociale, anche di chi non se ne rende conto.
Tino Granaleo, invece, se ne rende conto. Perfino la sua famiglia, apparentemente estranea a certe logiche mafiose e di sopraffazione, risulta infetta da questo morbo dell’appartenenza, del compiacimento, della collusione tanto più pericolosa quanto più implicita e sodale. 
Tino dovrà compiere per questo delle scelte, dolorose e personali, che però riverberano in contesti molto più grandi della sua singola esistenza e che hanno come causa-effetto equilibri che investono, a cerchi concentrici, la sua famiglia, le sue conoscenze e, perché no, la stessa società.
La mafia non è solo quella delle stragi, degli omicidi efferati. Esiste anche l’altra mafia, quella silenziosa, degli accordi, delle amicizie, delle connivenze criminali. Che non risparmia nessuno. Anche fuori della Sicilia.
E che per questo è ancora più pericolosa, perché non facilmente riconoscibile.
Ecco il messaggio ultimo del romanzo di Cacopardo: un inno d’amore per la Sicilia, ma anche un appassionato canto di protesta in difesa degli onesti ed un’esortazione a chi non vuole scendere a compromessi. 
By Michele Barbera 

giovedì 25 agosto 2016

CRONACHE SPOGLIE DI UNO PSICONAUTA: IL PREMIO DELL'ACCADEMIA "IL CONVIVIO"


Ringrazio l'Accademia Internazionale "Il Convivio" ed il Prof. Giuseppe Manitta per il riconoscimento dato al dramma "Cronache spoglie di uno psiconauta", un testo teatrale a cui sono molto legato per l'intensità e la profondità che ho cercato di imprimere alla vicenda tragica di Adelmo, un anti-eroe del nostro tempo.
E' un testo molto riflessivo, quasi surreale, incentrato sullo scontro tra psiche e realtà.
Grato alla Giuria per l'apprezzamento e gratissimo al Prof. Giuseppe Manitta per la raffinata, dotta e ricercata motivazione: 


                                   
By Michele Barbera 


martedì 16 agosto 2016

FERRAGOSTO 2016 A MENFI: LA STRADA GIUSTA


Se i menfitani (e non) seguissero le problematiche amministrative come la “questione ferragostana” l’amministrazione comunale avrebbe di che rallegrarsene. 
Mail e post di amici e di conoscenti (oltre che “roventi” polemiche pubbliche su FB) mi hanno spinto a prendere posizione su un argomento su cui qualche annetto fa avevo parlato di “giro di vite”.
Oggi non posso che prendere atto con piacere che quel giro di vite si è rafforzato e prosegue nella direzione corretta.
Chi pensava o pensa che gestire diverse migliaia di persone che “invadono” il litorale in quella particolare notte dell’anno sia facile sbaglia. Si possono fare piccoli passi e piccoli aggiustamenti, anno dopo anno.
Fino a far mutare l’approccio degli “utenti” (posso chiamarli così?). Siano essi giovani o adulti, vacanzieri con la salsiccia, disperati rockdannati o innamoratini in cerca di privacy.
Intanto, negli ultimi anni lo spirito dell’orda selvaggia non c’è più. 
Così come non può trovare posto, su una spiaggia pubblica, lo “sballo” a tutti i costi, l’ubriacatura molesta, i bidoni di vino, la scofanatura di ruote di salsiccia arrostita su barbecue improvvisati e la gastronomia pret-a-porter, con tanto di nonna addormentata sulla sedia a sdraio.
Inevitabile la presa di coscienza delle autorità. Fino a qualche anno fa la spiaggia, ahilei, l’indomani della “notte-dei-lunghi-coltelli” era ridotta peggio di una pattumiera, con bottiglie rotte, residui di barbecue, sacchi di plastica, preservativi e monnezza  a cielo aperto.
Non faccio distinzione tra menfitani e non (il vandalismo era generalizzato). Ma è chiaro che poi tutto il negativo si riversava sul Comune di Menfi e tutti i fruitori della spiaggia nei giorni a seguire, tiravano sassi ai "poveri" amministratori menfitani.
Quest’anno non è andata così.
Si è proseguito sulla strada giusta, ben coscienti che il cammino non è finito. Si è svolta un’adeguata opera di prevenzione e di informazione, gli amministratori, in primis l’assessore Rossella Sanzone, i vigili urbani, gli appartenenti alle forze dell’ordine, i volontari sono stati presenti. Che poi ci siano stati giovani che hanno infiltrato clandestinamente le tende e gli scatoli di birra, che vi sia stata una musica che ha squassato i timpani sino a ben oltre le ore piccole, che vi sia stato qualche atto di vandalismo e comportamenti inopportuni, sono aspetti negativi che debbono essere corretti e che meritano la dovuta attenzione per il futuro.
E’ una assoluta minchiata (perdonate il francesismo) dire che senza giochi di artificio sul mare il “ferragosto” a Menfi è morto. Come se il turismo a Menfi dipendesse dal ferragosto. Così non è. Sarei ben contento se la direzione del turismo a Menfi (non solo a Porto Palo, non solo a Fiori) prendesse ben altre direzioni.
La notte di ferragosto è quella che è. Una notte su 365, che non ha particolare pregio se non quella di smuovere oltre il dovuto gli ormoni e la “manciatina”. Semel in anno licet insanire (ma non si diceva a Carnevale?).
Ma per me è molto più significativo che accanto agli ombrelloni in spiaggia si schiudano le uova delle tartarughe, frutto di un habitat che nonostante tutto riesce a conservare un certo equilibrio.
Mi muoverei nell’ottica dell’accoglienza, di sorvegliare maggiormente le spiagge contro piccoli e grandi abusi (compresi i villaggi di capanne improvvisate), di riparare le strade, di fare trovare strade pulite ed acque senza l’olezzo delle “foci” con gli allacci abusivi delle fogne ed acqua non depurata. Mi muoverei nel senso di recuperare l’erosione costiera e di aumentare le potenzialità del “turismo integrato” (non solo ombrellone e bagno-a-mare). Vi sono tantissime cose da fare molto più importanti dei fuochi di artificio di ferragosto a Porto Palo. Per fare affezionare l’utente a Menfi. Nel marketing si chiama “fidelizzazione” ed è garanzia di successo: chi viene a Menfi deve sentire il bisogno di ritornarvi.
Ed invece, mi tocca registrare post al veleno ed addirittura menfitani che dicono al "turista": “se non ti piace te ne vai”.
No, così non va.
Capiamoci: il turismo “mordi-e-fuggi”, una-notte-un giorno, è il più deleterio: è il turismo del me-ne-frego, del piscio in strada e me ne vado, tanto poi non ci torno più. E’ il turismo dei sacchetti di plastica abbandonati lungo le strade. Del mozzicone di sigaretta acceso buttato nelle cunette, pronto ad accendere un incendio.
Occorre il passaggio da “turista” a utente consapevole e responsabile. Custode di un territorio che non è suo, ma di cui fruisce.
Per fare questo è indispensabile una sinergia con i centri abitati dell’hinterland i cui abitanti regolarmente usufruiscono delle spiagge di Menfi e dove in molti hanno la seconda casa.
Non siamo più a quarant’anni fa, dove in spiaggia si veniva una volta ogni tanto, il bagno-a-mare era quasi un lusso per pochi ed una volta lì si tiravano fuori le teglie di pasta a forno e le angurie messe a rinfrescare nella sabbia della battigia.
All’epoca l’impatto sull’ambiente era davvero minimo e gli effetti dell’antropizzazione limitata.
Oggi le spiagge di Menfi sono meta abituale di decine di migliaia di persone che vengono dal trapanese, dal palermitano e di una buona parte dell’agrigentino. Senza considerare le persone fuori Sicilia. C’è bisogno di ordine e di organizzazione. L’utilizzo indiscriminato del litorale oltre a danneggiare l’ambiente, degrada la qualità delle spiagge e dell’acqua marina. Con buona pace delle bandiere blu.
By Michele Barbera 


mercoledì 10 agosto 2016

INFERNO SIRIA: SCHIACCIATA TRA ISIS E MIRE DI ESPANSIONISMO, IL CATTIVO GIOCO DI ERDOGAN E PUTIN

Della Siria in questo blog ci siamo occupati tempo fa, forse in tempi non ancora sospetti e tragici come quelli odierni.
Avremmo voluto essere cattivi profeti, purtroppo gran parte di quello che temevamo si è verificato: la massa di profughi che schiaccia sull’Europa, un intero stato  alla mercé dei pazzi terroristi dell’ISIS, Putin che gioca al gatto con il topo con Assad. Le Nazioni Unite assolutamente impotenti ed inefficienti.
Eppure la Siria è uno snodo fondamentale nello scacchiere mediorientale. Da sempre Damasco ha rappresentato il punto cruciale degli equilibri tra mondo arabo e mondo cristiano. Invece, questo gioco al massacro ha diffuso un virus pericolosissimo, quello della destabilizzazione, della precarietà politica e governativa.
Chi ci sta guadagnando in tutto questo?
Da tempo, in quei territori Putin sta adoperando la “mano pesante”: ha letteralmente invaso l’Ucraina, ha mire espansionistiche mal celate, si è approfittato della Siria riducendola a brandelli e dando una feroce prova di forza ai c.d. “ribelli”. I ribelli che poi non erano tali erano i miliziani che combattevano la dittatura di Assad o, forse, erano quelli che davano fastidio alla Russia di Putin.
Poi la Turchia ha abbattuto un caccia russo. Per un errore? O perché voleva mostrare i denti a Putin?
Poi il trono di Erdogan è tremato per un finto “golpe” manovrato ed architettato da qualcuno per fare spaventare il leader turco.
Al che Erdogan, paese NATO, che fino ad un giorno prima strepitava contro i Russi, si va a sottomettere a Putin.
Coincidenze? Le coincidenze nella storia non esistono. Esistono semmai le convenienze, i compromessi.
Erdogan sta facendo il doppio gioco. Spreme l’Unione Europea e le sue debolezze, ricatta gli Stati Uniti e nel frattempo si va a mettere sotto l’ombrello protettore di Putin, l’unico che può davvero creargli pericolo, l’unico che, forse, c’entra davvero qualcosa nel colpo di Stato.
Il generale Dalla Chiesa una volta ebbe a dire che la prima corona di fiori che arriva al morto ammazzato di mafia è quella del mittente.
Se è vero che la prima telefonata dopo il “finto” golpe che è arrivata a Erdogan l’ha fatta Putin, c’è poco da stare allegri.
Attenzione Putin non è un Trump qualsiasi. Non fa chiacchiere. E’ furbo, potente e molto, molto pericoloso.
Ed a farne le spese non sarà solo la povera e martoriata Siria.
By Michele Barbera 

domenica 7 agosto 2016

LA LUNA SCOMPARSA: "LA DEA TANIT RITORNA ALLA LUCE", RECENSIONE DI PINA D'ALATRI "IL GIORNALE DEL RICORDO"


Ringrazio la Professoressa Pina D'Alatri per la raffinata recensione de "La luna scomparsa", pubblicata ne "Il Giornale del Ricordo", un meraviglioso sito di letteratura, attualità e memoria. 
Quella di Pina è una lettura attenta del romanzo, della quale anche il "nostro" Massimo Liberti, schivo per natura, è rimasto piacevolmente sorpreso. In questi giorni ferragostani, avventuratevi sulla costa di Furci o nell'entroterra di Grotte. Magari lo incontrerete di persona...


Prof.ssa Pina D'Alatri
“La luna scomparsa”(Aulino Editore, 2016) è l’ultima fatica letteraria di Michele Barbera, noto scrittore di Castelvetrano. Il romanzo (primo classificato nel concorso di narrativa in giallo “La finestra su Furci 2015”), oltre a rivelarsi molto suggestivo sia per l’ambientazione che per l’intreccio, presenta un sapiente dosaggio tra gli ingredienti propri della giallistica e le connotazioni culturali afferenti all’archeologia e alla storia del territorio di Furci Siculo. Nei panni dell’investigatore intelligente e colto, ancora una volta c’è  il maresciallo Massimo Liberti, laureato in filosofia e profondo conoscitore dell’animo umano. 
Da Roccapiana (località immaginaria tra Marche ed Abruzzo) dove svolge il suo incarico, Liberti viene mandato in missione in Sicilia per far luce su un caso complesso. 
Il suo impatto con questa terra  è difficile: qui si trova avviluppato in mondo di luci e ombre dove la verità è parvenza e la finzione  realtà. La conoscenza della filosofia gli viene in aiuto ,suggerendogli un metodo giusto per interpretare i fatti e per svelare gli infingimenti della mente che si mascherano sovente dietro le parole. Tombeur de femme  galante ma sempre rispettoso e delicato, trova in Annamaria Moretti,affascinante archeologa, una gradevolissima “spalla”per risolvere il caso. 
Busto della dea Tanit
Come tutta la Sicilia  anche Furci e il suo entroterra sono stati attraversati  colonizzati e dominati da vari popoli quali Greci, Romani, Arabi, come è attestato dalla nomenclatura dei luoghi, dai reperti e dalle testimonianze. Meno documentato, seppur postulato, è il rapporto con i Fenici che diventano coprotagonisti del romanzo. La dea Tanit ( la Baalat fenicia o Astarth, la Magna Mater dei Romani) la Triplice Luna, l’eterno femminino, simbolo della fecondità e il tophet dove si svolgevano i sacrifici rituali, soprattutto di bambini,  muovono la vicenda in cui brulicano innumerevoli personaggi. Trafficanti di reperti, donne ammaliatrici, loschi figuri, frati- archeologi,  comuni malviventi,  si muovono tra la costa ionica e la zona delimitata a nord, dal torrente Pagliara , a sud dal torrente Savoca.  
Tuttavia la location straordinaria, dove la suspense raggiunge il culmine, è la contrada di Grotte, luogo dalla selvatica bellezza,  appena toccato dal  trascorrere dei secoli. Qui avviene lo scioglimento della vicenda, cui apporta un notevole contributo la furbesca monelleria del piccolo Totuccio. Il testo si presenta raffinato nella scrittura, con il sapiente utilizzo di termini ed espressioni del parlato siciliano che contribuiscono a creare un misurato folklore. La scorrevolezza del dettato, l’interessante tematica  e l’intrigo ben dosato garantiscono una piacevole lettura.  

Ancora Grazie a Pina D'Alatri!

By Michele Barbera 

sabato 6 agosto 2016

A MARSALA IL QUARTO SIMPOSIO DEI POETI, PUBBLICATA L’ANTOLOGIA


Grande evento culturale a Marsala, presso il Museo Mirabile fondato dal mecenate e poeta Totò Mirabile. 
Totò Mirabile 
All’evento hanno partecipato poeti provenienti da tutte le parti della Sicilia con la partecipazione straordinaria della scrittrice e poetessa Sarà Favarò, che ha brillantemente presentato e condotto la manifestazione, coinvolgendo il pubblico con raro spirito di cultura e di compartecipazione e le letture di Enzo Rinella, un attore dal profondo profilo umano e professionale.
I poeti partecipanti sono stati Gino Adamo, Angela Arresta, Michele Barbera, Nino Barone, Francesco Billeci, Gina Bonasera, Maria Casella, Maria Culcasi, Rosario Di Maio, Maria Grazia Di Palermo, la stessa Sara Favarò, Giovanna Fileccia, Luigina Giaccone, Gianni Grimaudo, Giuseppe La Rocca, Totò Mirabile, Mariella La Sala Caterina Mantia, Giovanni Martino, Emilia Merenda, Adele Milazzo, Vincenza Mistretta, Mimma Raspanti, Paolo Ruggirello, Josè Russotti, Maria Antonietta Sansalone, Antonino Stampa, Melchiorre Tamburello, Beatrice Torrente, Giuseppe Trapani, Sebastiano Vassallo, Vincenzo Vitale.
Nella gremitissima e splendida cornice del Museo, il recital delle poesie, in italiano ed in dialetto, ha suscitato nei presenti forti emozioni e profonda commozione.
Totò Mirabile, con la grande umiltà e generosità che lo contraddistingue, ha accolto tutti i poeti con ineguagliabile affetto.
Sentita ed appassionata la partecipazione di Francesco Billeci, iscritto all’Albo d’oro del Museo ed acclamato poeta del Simposio,  che, per la promozione dell’attività del Museo, ha donato a tutti i partecipanti un’artistica formella riproducente il profilo del Museo.
Nel corso della manifestazione il Museo Mirabile ha iscritto all'Albo d'oro e come Soci Onorari  le Poetesse Sara Favarò e Caterina Mantia. Il IV trofeo "Il tempio dei poeti" è stato assegnato al Poeta Francesco Billeci ed il “Premio Lontananza” al Poeta Josè Russotti di Malvagna (ME), mentre la famiglia Piccione ha consegnato il premio "Enrico Piccione" al Poeta Sebastiano Vassallo. Infine, nel corso dell'evento l’associazione culturale "La biglia verde" di Borgetto (PA), tramite il suo presidente Avv. Francesca Currieri ha consegnato due "Encomi", uno alla Presidente Rossella Mirabile ed uno all'artista Sara Favarò.
La manifestazione è stata impreziosita dall’ensemble musico-canoro “Vuci di sunatura” dei Maestri Tommaso Angieri, Giuseppe Porcelli e Giuseppe Angotta, accompagnati dalla voce intensa ed appassionata di Rossella Mirabile, solista del gruppo, oltre che Presidente del Museo Mirabile che ha interpretato con raffinata sensibilità numerosi brani musicali fra cui “Sicilia oh Sicilia” di Totò Mirabile, autore pure di “A Marsalisa” “Era suru amuri” di Josè Russotti, autore pure del brano “Terra di focu” e, per finire, la trascinante “Trapani mia” di Sebastiano Vassallo.
La Casa Editrice Drepanum di Nino Barone, per l’occasione, ha editato l’Antologia del Simposio, curata da Totò Mirabile, che ha raccolto le opere presentate dai poeti.
Nella dotta prefazione l’Avv. Rossella Mirabile ha avuto occasione di evidenziare che “Il Tempio dei Poeti” per il quarto anno consecutivo si consacra come luogo d’incontro per poeti ed artisti di vario genere, impegnati su diversi ambiti culturali, ma non solo, orientati allo scambio con il resto del mondo; è uno spazio aperto nell’universo del nostro domani in un secolo assai affascinante in cui l’uomo ha superato barriere ritenute invalicabili e corre verso nuove meravigliose scoperte ed invenzioni”.
I partecipanti sono stati accolti poi presso il Ristorante “Podere di Fossarunza” , gestito dalla famiglia Manzo, per un pranzo all’insegna della fraternità e della socialità.
Un sentito grazie a Totò, Enza, Rossella e Paola per la splendida occasione offerta all’eclettico mondo della poesia siciliana con l’Augurio di una poderosa e solida crescita della manifestazione negli anni a venire. 

By Michele Barbera