sabato 21 dicembre 2019

PRESCRIZIONE DEL REATO: UN DIRITTO NATURALE E FONDAMENTALE PER LA CERTEZZA DEL DIRITTO



La prescrizione del reato non è nata nel diritto italiano per favorire il delinquente di turno. Sia ben chiaro. A torto ed a sproposito si parla di “garantismo” o di eccesso di tutela o di “giochetti processuali”.
La prescrizione, semmai è collegata ad un’esigenza fondamentale del diritto: la certezza. Certezza significa definitività del provvedimento, ragionevole durata del processo, in una parola, “giustizia efficiente”.
Perché la verità è tutta qui.
Ogni volta che si “dilatano” i tempi di prescrizione del reato, la giustizia fa un passo indietro e scopre un po’ di più la inadeguatezza di un sistema giudiziario ingolfato in un oceano magmatico di norme e riforme inutili se non dannose. A tutto danno del cittadino.
L’abolizione della prescrizione dei reati ordinari e di minore gravità potrebbe ammettersi (ma è un paradosso, un’assurdità) laddove  tutti i processi penali si concludessero con la condanna del colpevole.
Ciò dovrebbe presupporre che ogni imputato sia colpevole. Allora a che servirebbe il processo?
Provate a chiedere ad un innocente, ad una persona che ha subito ingiustamente un processo penale e poi è stata assolta cosa si prova ad ogni udienza, ad ogni testimonianza, ad ogni interrogatorio, a salire e scendere le scale di un qualsiasi Palazzo di Giustizia, ad andare e venire per anni dallo studio di un avvocato, sapendo in cuor proprio di non avere colpa.
Già il processo stesso è una pena. E questa pena deve avere un termine certo, che ponga fine alla indeterminatezza di un processo infinito.
È antigiuridico e contro il diritto naturale che un soggetto, magari per un reato lieve, debba sottostare vita natural durante ad un processo che, in ipotesi, lo veda poi assolto dalle accuse.
Chi risarcirà l’innocente dagli abusi patiti, dalle sofferenze psicofisiche, dai costi economici da rovina, dalle limitazioni di dover sottostare ad una gogna perpetua?
Né, del resto ed all’altro estremo, sono ammissibili i processi sommari, senza tempi adeguati alla difesa che, spesso, deve cercare in extremis documenti, testimonianze, prove della innocenza dell’imputato.
La rapidità non è quasi mai sinonimo di giustizia. Anzi.
Gli errori giudiziari sono una realtà in tutti gli ordinamenti giudiziari. Ecco perché la pena di morte è inaccettabile ed inumana. E basterebbe vedere quanti innocenti sono stati giustiziati per una sentenza sbagliata.
Ecco, allora, che l’unica soluzione giuridicamente valida è la prescrizione che dà, da un lato, all’ordinamento giudiziario la possibilità di perseguire e punire – in tempi ragionevoli (anni) - il colpevole dei reati non gravissimi, dall’altro limita nel tempo la stortura di indagini e processi sine die che durino decenni senza che si arrivi al verdetto finale.
Del resto, proprio in tema di prescrizione del reato, il nostro codice penale precisa che non vi è prescrizione per i reati per i quali è prevista la pena dell’ergastolo. In questo caso, la prudenza e la saggezza del legislatore, vista la gravità del reato e l’offesa alla società, hanno previsto che il colpevole ne risponda usque ad mortem
Per i più “convinti” esiste – del resto – anche la possibilità di rinunciare alla prescrizione, anche per reati lievi.
E tutto questo è già realtà nel nostro ordinamento.
Basta dunque con riforme ignoranti, assurde, illogiche e che offendono i diritti fondamentali del cittadino.
Semmai, la politica si impegni alla maggiore efficienza del sistema giustizia, fondamentale per la società, fornendo i Tribunali di adeguate risorse, di personale e di strutture, realizzando una giustizia prossima e funzionale, senza allucinate revisioni e scarnificazioni degli uffici sul territorio e spaventevoli carenze di personale.
Questa sì che sarebbe, finalmente, una vera (e giusta) riforma.
By Michele Barbera