domenica 27 agosto 2017

TACI INFAME di WALTER MOLINO


"Vite di cronisti dal fronte del Sud", questo è il sottotitolo del libro-inchiesta di Walter Molino, uscito qualche anno fa e che voglio riproporre per la lettura. Molino, con stile appassionato ed appassionante, trascina il lettore nell'universo scomodo di chi insegue la verità per mestiere (o per professione). Chi ha praticato giornalismo, chi fa informazione prima o poi si deve scontrare con il fantasma, con l'incubo ricorrente: la verità si paga, e spesso è un prezzo altissimo. Specie se il cronista si muove nei territori del sottobosco criminale e guarda in faccia, ogni giorno, quegli individui dalle apparenze "perbene", che vivono e prosperano nel sangue delle stragi, degli omicidi di persone innocenti, nei traffici internazionali di stupefacenti, che proliferano nelle ricchezze illecite e fanno della corruzione e della violenza la loro religione, il loro credo esistenziale.
Scontrarsi ogni giorno con questa realtà non ammette compromessi. Non c'è una terza via. Ecco perché l'inchiesta di Molino è assolutamente interessante e fa riflettere. 
Dietro un articolo o un'intervista che narra ed investiga sulle malefatte di un boss mafioso c'è sempre qualcuno che si è fatto carico di scavare, di guardare in faccia il mostro, di denunciare il male senza avere paura delle conseguenze. Che spesso non si limitano alle semplici minacce, ma colpiscono in modo spietato e violento.
Il giornalismo di inchiesta ha martiri illustri, a cominciare da Peppino Impastato, ma Molino vuole fare di più e ci riesce. 
Racconta, con stile asciutto e intrigante la vita di cronisti nella loro trincea. Da vivi. L'orizzonte è vasto e comprende vicende umane da "eroi nascosti", che - tra mille difficoltà e con altrettanta energia e tenacia - nei territori delle mafie, della collusione omertosa, non hanno fatto passi indietro, decisi a difendere la libertà di informare ed essere informati. 
Sono esistenze scomode che generano prima fastidio, poi allarme ed infine rabbia, nel mondo oscuro dei poteri, quelli criminali, quelli mafiosi, quelli dei colletti bianchi. Da lì prima gli avvertimenti, poi le minacce. Ed infine la vendetta. O la censura, l'ostracismo. E' uno stato d'animo che chiunque abbia fatto informazione con coscienza, prima o poi ha provato: c'è la paura che combatte con la coscienza, c'è l'isolamento e la voglia di andare avanti. 
Il libro di Molino è un inno alla libertà di informare ed essere informati. Una libertà fondamentale che nell'era di internet, dell'informazione plagiata ed artefatta sta diventando merce sempre più preziosa. 
By Michele Barbera

martedì 22 agosto 2017

VACCINARSI E' UN DIRITTO: IL PERCHE' DEL NOSTRO SI' AI VACCINI

Si avvicina l'apertura dell'anno scolastico e la polemica sui vaccini, e lo dico seriamente, appare veramente fuori di luogo. Per secoli la medicina ha dovuto affrontare duri percorsi di ricerca per sintetizzare le molecole dei vaccini contro malattie devastanti, capaci di generare epidemie e falcidiare la popolazione. 
A tutt'oggi, quanti non sarebbero felici di avere un "vaccino" antitumorale, di una medicina, cioè, che assunta in via preventiva scongiurasse lo scatenarsi di patologie mortali?
E, invece, si polemizza contro l'uso dei vaccini, si sparano balle su presunte malattie collaterali. 
I ceppi delle malattie tradizionalmente oggi oggetto di vaccinazione sono sempre lì, dietro l'angolo. A volte basta abbassare l'asticella dell'attenzione e subito si scatenano con mini epidemie. Quindi, non è vero che sono debellate ed esporre i nostri figli a rischi serissimi dovrebbe indurre ogni genitore di buon senso a richiedere la vaccinazione non come "obbligo" ma come "diritto".
Altra cosa, questa sì che è giusto pretenderla è la estrema rigorosità dei controlli sui vaccini. Abbiamo il diritto, stavolta sì, di pretendere che siano confezionati a norma, che non subiscano decadimenti per cattiva conservazione o altra alterazione o contraffazione. 
Però tutto questo non ci deve mai fare dimenticare che i vaccini hanno consentito di sconfiggere malattie gravi e mortali. Rifiutarli, oltre che estremamente stupido, ci rende responsabili di fronte ai nostri figli ed alla loro generazione, il cui diritto alla salute va sicuramente tutelato.
By MIchele Barbera 

domenica 6 agosto 2017

GOOGLE CAMP 2017: LUCI ED OMBRE DI UN EVENTO INSPIEGABILE




I fari psichedelici del “misterioso” evento della multinazionale Google si sono spenti da poco, gli aerei privati, jet ultra-tech e yacht, hanno mestamente lasciato gli areoporti siciliani, i vip si sono salutati ad abbracci e baci. Rimane in bocca ( a loro) il mitico sapore dei favolosi menu proposti in cene milionarie all'ombra di antiche rovine, il raffinato ambiente del resort a cinque stelle da 1.500,00 euro a notte; rimane (a noi) il traffico di elicotteri ronzanti sulle spiagge, il codazzo di vetture mitiche e la cortina di impenetrabile segretezza del “summit” privato che sta diventando un must tra i vip di tutto il mondo.
Quello che colpisce è intanto la eterogeneità degli “invitati”: attori, attrici, cantanti, manager ed amministratori delegati, ma anche il capo del Fondo monetario mondiale, quella Lagarde che, sebbene stracarica di impegni, trova il tempo per partecipare in Sicilia a questo evento. Così come tutti gli altri vip, convenuti da ogni angolo del pianeta. Tutti, nella loro scintillante eterogeneità, pienamente disponibili.
Sembra che sia una “proposta” che non si può rifiutare (forse c'entrerà quella triste Sicilia del “Padrino”?).
Attenzione, non sto criticando l'evento in sé. Anzi, da buon siciliano ospitale, mi piacerebbe che tutti, proprio tutti, vip e non venissero a trascorrere qualche bel giorno in Sicilia ed il migliore augurio che potrei fare sarebbe quello di andarsene con il desiderio di tornare.
Ma Google Camp non è un ritrovo di “vecchi amici”. State attenti.
Jovanotti, persona che reputo sincera, tempo fa si fece scappare davanti ad un affollato convegno all'università di Firenze che era stato invitato ad un “summit segret...ehm privato, molto, molto esclusivo organizzato da una delle più grandi aziende del mondo”. Jovanotti accenna che lì si decideva il "futuro". Tutto in segreto.
Non è solo una questione di privacy per i vip. Né di smargiassate all'americana che affittano “in esclusiva” bellezze archelogiche per consumare il loro picnic di lusso.
No. In quel segreto c'è dell'altro.
C'è il futuro del mondo, le strategie globali economiche, lo sviluppo dell'economica, dell'energia, i flussi di denaro, c'è la “rete” mondiale che avviluppa tutto e tutti e ci tiene prigionieri nella nostra realtà satellite.
L' hi-tech, la realtà virtuale, gli investimenti milionari, lo sfruttamento delle risorse sono questioni che investono le nostre vite.
Chi decide? Loro.
Sempre Jovanotti, ma anche altri per la verità, hanno rimarcato il fatto che a questi meeting non c'è nessun politico di rilievo, nessun capo di stato. E tutti concludevano che il vero potere è quello economico non politico ( i politici sono inutili, pare sia il mantra del google camp, svelato da Jovanotti). I leader politici sono parentesi di storia, più o meno sbagliate.
Il denaro, l'informazione, l'investimento è quello che resta, il potere vero, quello che decide il futuro.
Molti si chiedono, in una logica condivisibile, del perché non viene reso noto quanto meno l'oggetto di questi “meeting”, l'oggetto "reale" e, magari, un comunicato stampa sulle conclusioni delle riunioni a cui partecipano soggetti che pilotano le multinazionali dell'economia globale.
No, non c'è neanche questo. Buio totale.
Tutti siamo rimasti fuori a guardare la vetrina luccicante dove i manichini recitavano lo spettacolo. Ma di chi ha vestito i manichini, chi li muove e perché, non ci è dato saperlo.
Viene naturale da chiedersi il perché.
Passata l'ubriacatura rimane il mal di testa.
E questo, badate bene, sarà duro da passare.
Almeno fino al prossimo Google Camp.

By Michele Barbera