martedì 31 marzo 2015

SCRITTURA CREATIVA: LA POESIA MODERNA DAL CANONE ALLA DESTRUTTURAZIONE

Trasferisco da alcune mail che ho piacevolmente scambiato con amici ed amiche alcune interessanti considerazioni sul lirismo contemporaneo.
La poesia in sé, spesso non è figlia del suo tempo, ma Madre, nel senso che i poeti sono la parte più sensibile della Società, il punto nevralgico, in grado di anticipare tendenze e contraddizioni. I poeti sono sempre un passo avanti gli altri. Ecco perché leggere la poesia contemporanea spesso mette a disagio: i buoni poeti contemporanei sono quelli che oltre ad emozionare, “scompongono” la visuale della realtà sino a farla diventare fluida, una sorta di creta ancestrale da modellare secondo la propria sensibilità estetica e concettuale.

La poesia, nel corso dei secoli, ci ha abituati ad una mole impressionante di “canoni”, adottati di volta in volta per assecondare il “gusto” di un particolare momento storico o culturale. Un canone fondamentale è la rima, cioè la corrispondenza di suoni-sillabe alla fine del verso, a partire dall'ultimo accento. La varietà di rima (baciata, alternata, a terzina incatenata, etc...) rimanda a strutture poetiche a schema fisso (come il sonetto, il madrigale,) o a strofe variabili, secondo l'estro o la sensibilità dell'autore. L'assonanza finale dei versi crea, grazie alla cadenza fonica, una corrispondenza suggestiva, quasi irrazionale. La rima facilita la memoria e la recitazione ed unisce universalmente tutti i generi: dalla filastrocca popolare alla terzina dantesca.
Altro canone fondamentale è l'accento, cioè la cadenza, quella sorta di metronomo interno che scandisce il ritmo dei versi. L'accento è correlato alla sillabazione metrica che assume vesti differenti: dai senari, agli endecasillabi, ai novenari, sino ai dodecasillabi (o doppi senari, come qualcuno dice) di Manzoni: “dagli àtrii muscòsi, dai fòri cadènti / dai bòschi, dall'àrse fucìne stridènti...”. L'accento, che può essere fisso o mobile, diventa in qualche modo padrone del verso e, come la rima, rischia di annullare i contenuti della poesia privilegiando la forma in sé.
In buona sostanza, il poeta, che deve destreggiarsi tra accenti e rime, spesso deve “imprigionare” la propria ispirazione in forme lessicali tronche, o volte mutilate o forzate, arcaiche, dall'aria variamente aulica o recuperare termini vetusti o desueti per centrare l'obiettivo formale.
Da qui l'esigenza, avvertita sin dall'Ottocento, di “liberare” il verso da queste costrizioni per dare senso pieno alla ispirazione poetica viva.
Ed eccoci al verso libero, tanto vituperato ed osannato. Frutto di improvvisazione o, come diceva il poeta T.S. Eliot, di abilità che nasce da “una tecnica così perfetta che la forma diventa istinto e può adattarsi a ogni fine particolare”.
Attenzione: è sbagliato privilegiare in sé la poesia metrica rispetto a quella a “verso libero” o viceversa. Non c'è e non ci deve essere un preconcetto di fondo, o, peggio, un pregiudizio ingiustificato. Il lettore deve essere in grado di apprezzare liberamente l'una o l'altra forma, gustare un novenario in rima alternata, piuttosto che un verso libero a sintassi mista (dove per “sintassi mista” si intende un'alternanza di “microunità sintattiche” a versi metrici regolari).
Nella forma, quello che dovrebbe guidare la poesia è l'estro dell'autore: non ci si mette l'abito da sera per andare a giocare a tennis.
Così, ad esempio, parlare di metrica nell'haiku non ha senso. L'haiku è fotografare “l'irripetibile istante”, due o tre versi liberi che descrivono in modo concettuale quel che accade attorno: «Oh, guarda!»/ e null'altro da proferire/dinanzi ai ciliegi in fiore/ del monte Yoshino (Y. Teishitsu).
La poesia moderna esalta ed esaspera i contenuti-sentimenti, sino a capovolgere e stravolgere l'uomo in sé ed il suo interiore, proiettando la sua sofferenza verso un ambiente esterno indifferente, se non ostile. Un male di vivere che aspira a valore universale. Dice Baudelaire a proposito dei suoi “Fiori del male”: “in questo libro atroce ho messo tutto il mio cuore, tutta la mia tenerezza, tutta la mia religione (travestita), tutto il mio odio”. Questa espressione è diventata una sorta di manifesto per la poesia moderna che pure ha trovato forme espressive diseguali: dall'ermetismo di Ungaretti (M’illumino/d’immenso) al futurismo di Marinetti, sino ad arrivare alle “parole-verso” che esprimono profondità di sentimento, al di là di ogni fonosimbolismo. Viene concettualizzato un afflato estremo tra il poeta e la realtà, che spesso smarrisce il lettore nei labirinti lessicali in cui lo abbandona l'estremismo fonetico. Tale è per esempio la poesia onomatopeica,  in cui il “rumore” diventa “suono” e si sostituisce alla parola.
La metrica aulica, strutturata nelle forme regolari più o meno conosciute, dagli esametri alle elegie, agli epigrammi, costretta in accenti e rime, viene spezzata e destrutturata in versi distrofici in cui il lirismo si rivela solo in una cadenza/alternanza di pause e fonemi, a volte ripetitivi, che accentuano o diminuiscono – di volta in volta – l'intensità della lirica.
La parola in sé diventa un epicentro delicato e “pericoloso”, da variare secondo registri e temi personali, in grado di racchiudere forme espressive inusuali, a volte al limite del puro sperimentalismo letterario e fonemico (poesie-protesta, poesia-cronachistica, poesia-sinonimica, acrostica, etc...). In buona sostanza, nei medesimi versi, il poeta può far fiorire un ossimoro filosofico, piuttosto che giocare con assonanze senza-senso, pregare, piuttosto che inneggiare alla squadra di calcio. Il tutto con la massima libertà espressiva e letterale, senza più piegarsi a canoni formali.
Questa destrutturazione, spinta all'eccesso, può paradossalmente sfociare in una “incomunicabilità” tra poeta e lettore, in cui non viene rispettata neanche la semiologia lessicale: il codice linguistico del poeta è frutto di una sua personale elaborazione. In questo caso il lettore, a meno di repentini abbandoni, deve “sforzarsi” di recuperare le “chiavi” interpretative del poeta e condividere con lui quel patrimonio concettuale trasfuso nella poesia.
Per carità, vale il detto de gustibus... , ma non sempre è facile distinguere e misurare il contenuto artistico di una poesia “moderna”. Né possiamo accettare tutto ciò che viene presentato in versi (più o meno apparenti) come poesia. La poesia è musica, emozione, ritmo, espressione, sentimento, passione, intensità.
Altrimenti, si rischia, come dicono Brugnolo e Mozzi, di definire la poesia semplicemente come “un testo che va a capo prima che sia finita la riga”.

Alla prossima, Michele Barbera

lunedì 30 marzo 2015

BANDO PREMIO INTERNAZIONALE "IL CONVIVIO" 2015



La Direzione dell'Accademia IL CONVIVIO mi ha cortesemente inviato il bando del nuovo Premio il Convivio 2015. 
Invito tutti gli amici, scrittori, poeti e pittori, gli appassionati di letteratura e di arte a partecipare. E' un'esperienza entusiasmante!



Premio Internazionale Il Convivio 2015 - Poesia, Prosa e Arti figurative e Premio teatrale Angelo Musco

Scadenza per entrambi i premi: 30 maggio 2015.

L’Accademia Internazionale Il Convivio, insieme all’omonima rivista, bandisce la quattordicesima edizione del Premio Il Convivio 2015Poesia, prosa e arti figurative e la nona edizione del Premio Teatrale Angelo Musco. Per i partecipanti che non sono di lingua neolatina è da aggiungere una traduzione italiana, francese, spagnola o portoghese.

Premio Poesia, prosa  e  arti  figurative
      È diviso in 11 sezioni:
1)    Una poesia inedita a tema libero in lingua italiana (cinque copie)
2)    Poesia a tema libero in lingua dialettale, con traduzione italiana (cinque copie).
3)   Un racconto inedito di massimo 6 pagine (spaziatura 1,5) (cinque copie).
4)    Romanzo inedito (minimo 64 cartelle) (cinque copie).
5)    Raccolta di Poesie inedite, con almeno 40 liriche, fascicolate e spillate (diversamente le opere saranno escluse) (cinque copie).
6)    Libro edito a partire dal 2005 nelle sezioni: 1) poesia, 2) narrativa, 3) saggio (per questa sezione inviare i volumi in tre copie. Non si può partecipare con volumi già presentati nelle edizioni precedenti del Premio Il Convivio).
7)    Pittura e scultura: si partecipa inviando due foto chiare e leggibili di un’opera pittorica o scultorea.
8) Tesi di laurea su argomento o autore siciliano (da inviare solo due copie)
9) Opera musicata (poesia, canzone, opera teatrale, ecc). L’opera è accettata solo ed esclusivamente se accompagnata da un DVD o CD.
10) Libro edito e-book (inviare una copia all’indirizzo: angelo.manitta@tin.it, enzaconti@ilconvivio.org);

11) romanzo, raccolta di poesie o di racconti inediti per e-mail (inviare una copia all’indirizzo e-mail: angelo.manitta@tin.it, enzaconti@ilconvivio.org). 

Premio Teatrale Angelo Musco
È diviso in 3 sezioni: 1) Opera teatrale inedita in dialetto siciliano; 2) Opera teatrale inedita in qualunque lingua (anche dialettale, ma con traduzione italiana); 3) Opera teatrale edita in qualunque lingua o dialetto.

Premiazione: Giardini Naxos (ME) 25 ottobre 2015. 

Si può partecipare a più sezioni, ma con una sola opera per sezione, dichiarata di propria esclusiva creazione. Gli elaborati vanno inviati in cinque copie (tre copie per il libro edito, due foto per le arti figurative), di cui una con generalità, indirizzo e numero telefonico, le altre quattro devono essere anonime se inedite, se invece edite non è da cancellare il nome dell’autore. Il tutto è da inviare alla Redazione de Il Convivio: Premio Poesia, Prosa e Arti figurative, Via Pietramarina Verzella, 66 - 95012 Castiglione di Sicilia (CT) - Italia. Si raccomanda di allegare un breve curriculum. I vincitori saranno avvertiti per tempo. Il verdetto della giuria, resa nota all’atto della premiazione, è insindacabile. Ai vincitori e ai partecipanti sarà data comunicazione personale dell’esito del premio. I premi devono essere ritirati personalmente. L’Accademia si riserva la possibilità di pubblicare gli elaborati inediti sulla rivista Il Convivio e, dopo averli selezionati, eventualmente inserirli sull’antologia dei premi Il Convivio 2015. Per le opere meritevoli è possibile una proposta editoriale.
Premi: Trofeo il Convivio, coppe, targhe e diplomi.
La partecipazione al concorso è gratuita per i soci dell’Accademia Il Convivio e per gli studenti che partecipano tramite scuola. È richiesto invece da parte dei non soci, per spese di segreteria, un contributo complessivo di euro 10,00 indipendentemente dal numero delle sezioni cui si partecipa (o moneta estera corrispondente) da inviare in contanti. Le copie inviate per e-mail vanno corredate della copia del versamento di partecipazione.
Tutela dei dati personali: Ai sensi del D.Lgs. 196/2003 “Tutela delle persone rispetto al trattamento dei dati personali” l’organizzazione dichiara che il trattamento dei dati dei partecipanti al concorso è finalizzato unicamente alla gestione del premio; dichiara inoltre che con l’invio dei materiali letterari partecipanti al concorso l’interessato acconsente al trattamento dei dati personali.
Per ulteriori informazioni scrivere o telefonare alla Segreteria del Premio, Via Pietramarina Verzella, 66 - 95012 Castiglione di Sicilia (CT) Italia, tel. 0942-986036, cell. 333-1794694, e-mail: angelo.manitta@tin.it.; enzaconti@ilconvivio.org . È possibile anche consultare il sito: www.ilconvivio.org 
                                                                
                                                                          Il presidente del Premio    
                                                                     Angelo Manitta


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by Michele Barbera 

lunedì 23 marzo 2015

IL FESTIVAL NAZIONALE DEL TEATRO “CORTO” A SCIACCA: “S…CORTICANDO” E SI FESTEGGIA ANCHE LA GIORNATA MONDIALE DEL TEATRO


Giunto alla seconda edizione, “S…Corticando” a Sciacca è diventato un punto di riferimento nazionale per la rassegna del “corto teatrale”, assurto a vera e propria forma drammaturgica che richiede, in un arco temporale ristretto una vera e propria rappresentazione scenica completa. Abbandonata la forma dello sketch comico, discendente da certa tradizione cabarettistica, o l’avanspettacolo da teatro del dopoguerra, il corto teatrale  ha avuto una parabola ascendente e si è affermato come corpus drammatico, capace, in pochi minuti di instillare nello spettatore emozioni forti e trascinanti.
La compagnia teatrale “TeatrOltre” di Sciacca ha offerto al pubblico di tutta Italia interessanti spettacoli- rappresentazioni di "corti" (quali Replay) ed è stata all’avanguardia in questo genere. Quasi naturale che l’avvicinamento al “corto” fungesse da musa ispiratrice per la nascita del Festival Nazionale “S…Corticando” a Sciacca.
Il direttore artistico del Festival, l’attore, regista e drammaturgo Franco Bruno, ha avuto parole appassionate per questa manifestazione saccense che quest’anno ha interessato compagnie di tutta Italia: da Agrigento sino a Genova per passare da Matera.
Le due serate in cui si è svolto il Festival hanno conosciuto, all’insegna di un pubblico attento e particolarmente partecipativo, le rappresentazioni di otto Gruppi Teatrali di cui uno fuori concorso.
Ha inaugurato il Festival la Compagnia MUTE di Agrigento con lo spettacolo “Metrò d’amore”, una storia di un amore in un ambiente urbano, la surreale stazione di una metropolitana, dove frammenti di vita quotidiana vengono sintetizzati da uomini-automi, vittime di una alienante realtà che contrasta il sentimento genuino ed autentico di due giovani. Abile ed intrigante la regia di Raimondo Lo Presti.
A seguire il Gruppo Teatrale del Liceo Classico “T. Fazello” di Sciacca, fuori concorso, che con l’attenta regia di Rossana Puccio, ha presentato lo spettacolo “L’Arca” dove il concetto di “viaggio” è stato metaforizzato ed assolutizzato in una sapiente fusione diacronica delle esperienze del mito classico, sino ad arrivare alle tragedie dell’immigrazione transmediterranea, passando per la narrazione sciasciana dei migranti siciliani.
La Compagnia PORTA VAGNU di Sciacca ha presentato “Amleto… ma non troppo, forse mai” per la regia innovativa di Anita Lorefice, che ha saputo coniugare immagini del teatro classico con la realtà contemporanea mediante l’innesto di agili plot narrativi, riproponendo in chiave accattivante  e burlesca il teatro "delle periferie", vettore di messaggi sociali celati da abili pennellate ironiche. 
Di Licata la Compagnia DIETRO LE QUINTE, che ha concluso la prima serata con una recitazione in dialetto di un testo di J. Cocteau, “Il bell’indifferente”. Il registra Gaspare Frumento ha colto l’essenza del dolore di una donna innamorata di un giovane che la ignora, umiliandola con la sua assenza e ferendo i suoi sentimenti. Ottima prova recitativa delle due attrici.
La serata di sabato ha visto in scena la compagnia di Nova Siri (MT) GRUPPO GIANO TEATRO con lo spettacolo “La Strategia” per la regia di Roberto Natale, un’interessante drammatizzazione dei meccanismi di manipolazione del consenso politico e di controllo delle masse. Alto il messaggio socio-politico, che si insinua negli interstizi della metafora recitativa.
Il festival è continuato con la compagnia RAMULIA di Camastra (AG) che ha presentato, in chiave rivisitata ed originale, lo spettacolo in dialetto “CaloiruPispisa” per la regia di Salvatore Nocera Bracco, in cui la “follia” pirandelliana qui rivisitata come “babbitudine”, “idiozia”, diventa unica chiave di lettura della “realtà”.L’idiota si rifugia in un personaggio-macchietta che, cosciente della emarginazione sociale in cui vive, l’accetta come contraccambio della “verità” o, forse, come fuga dalla realtà difficile da accettare senza compromessi falsi ed ipocriti.
I SENZATEATRO di Ferrandina (MT) per la regia di Davide Di Prima hanno presentato lo spettacolo “Che sono le stelle del cielo?” in cui l’autore, con un testo emozionante e dotato di acutezza espressiva, ha sintetizzato due esistenze “al buio”, una quella di un carcerato all’Ucciardone, animato di piccole emozioni e di una forza interiore che ne guida una forte presa di coscienza e l’altra quella di una monaca forzata, in cui il conflitto interiore esplode nella fuga dal convento, alla ricerca di una libertà che scopre essere appagata da un ritorno alla fede. Complessa ed appassionata la recitazione dei due attori.
Ha chiuso il Festival il degno spettacolo de LA POZZANGHERA di Genova, che ha presentato – per la regia accorta di Lidia Giannuzzi – lo spettacolo “Bitch (Natura morta in un fosso)” in cui rivive il dramma delle “deportate” dall’Est Europa, donne illuse da macchinatori senza scrupoli, che segregano le giovani per riservarle al turpe mercato del sesso. I confini del mondo diventano allora gli squallidi profili di una piazzola di rifornimento, dove Bitch trascorre il suo tempo. Il dramma di una compagna uccisa risveglia in lei l’orgoglio della denuncia ed il rispetto di se stessa.
Il festival ha visto l’affermazione della Compagnia RAMULIA, a cui va il meritato plauso, ma va anche detto che il lavoro della Giuria di Qualità presieduta da Accursio Soldano e composta, oltre che dal sottoscritto, anche da Rossana Puccio, Pippo Santangelo, Joey Bongiorno, ha dovuto operare un’attenta disamina dei lavori presentati, tutti di ottimo livello e di una varietà impressionante di registri drammatici.
Al lavoro della Giuria di Qualità si è affiancato quello della Giuria dei Giovani che hanno proposto la loro valutazione e che hanno dimostrato di aver seguito attentamente i lavori del Festival.
Il festival è stata anche l'occasione per festeggiare a Sciacca la GIORNATA MONDIALE DEL TEATRO, in onore della quale è stato letto il messaggio di Krzysztof Warlikowski, grande regista polacco

Un ringraziamento a tutta la Compagnia TealtrOltre, al Maestro Franco Bruno, al direttore organizzativo Maria Grazia Catania, ai bravi presentatori Nicola  Puleo e Francesca Licari ed a tutto lo staff operativo, per l’ottima esperienza teatrale che hanno saputo offrire al pubblico saccense, con l’augurio di una sempre maggiore crescita della manifestazione. 

By Michele Barbera




lunedì 9 marzo 2015

NON “BEVIAMOCI” LE BUGIE, LA VERITA’ SULL’ACQUA SICILIANA/1: GLI ARTIGLI DELLE MULTINAZIONALI

Le multinazionali sono come il diavolo: il loro più grande inganno è quello di far credere che non esistono. La nostra indagine sull’acqua siciliana inizia proprio dove dovrebbe finire. In questo post denunceremo come due pericolosissime multinazionali si sono infiltrate come un virus maligno nell’acqua siciliana da Siciliacque alla famigerata Girgenti Acque. E sono ancora lì come coccodrilli affamati in attesa di poter dare il colpo mortale con la connivenza corrotta di funzionari e politici. Voglio dare subito questa notizia proprio per tagliare la testa al coccodrillo, impedire che mentre alla base si combatte una lotta tra disperati, a monte c’è già chi si spartisce la torta.
Sembra quasi un paradosso che le multinazionali si accaniscano contro una regione secolarmente siccitosa e scarsa d’acqua. Non è così. Per loro vale la regola che dove c’è più bisogno, maggiore è il profitto.
In Sicilia c’era una volta l’EAS, pachidermico carrozzone politico-burocratico, cronicamente ammalato di “appalticismo”, oltre che di apatica inefficienza. L’ipocrisia politica, anziché migliorare l’EAS ne ha fatto merce di svendita: è subentrata SICILIACQUE s.p.a., presentata come modello di efficienza e di economicità. In breve, ha sdoganato l’ingresso dei privati nel business dell’acqua in Sicilia.
Fatemi il favore di vedere la composizione di SICILIACQUE: solo il 25% è di proprietà della Regione Siciliana. Insomma, capitelo bene: SICILIACQUE E’ UNA SOCIETA’ PRIVATA IN MANO A PRIVATI. E l’altro 75%? A seguire i passaggi di quote sociali nell’ultimo quinquennio c’è da farsi venire il mal di capo. Di fatto l’azionista che ha acquisito quote su quote nell’ultimo periodo, con una scalata silenziosa, ha un solo nome “finale”: VEOLIA, ipertrofica ed avida multinazionale francese di monopolio delle acque.  E’ lei l’azionista di riferimento di SICILIACQUE s.p.a. E’ lei di fatto la padrona della maggior parte delle risorse idriche in Sicilia.
VEOLIA è un nome che sembra quello di un assorbente femminile. Non vi ingannate. E’ il coccodrillo. VEOLIA ha origini dalla società lionese delle acque, ma, come una massa tumorale, si è ipertrofizzata.
Andate a controllare il sito dell’organizzazione in Italia di VEOLIA, troverete almeno NOVE società che si incastrano fra loro, fra cui la Veolia Acqua Compagnia Generale delle Acque s.r.l., “holding del gruppo in Italia” “incaricata di diffondere i valori del Gruppo”, la famigerata SIBA s.p.a, appaltatrice di opere idrauliche, la SAGIDEP s.p.a. gestore delle acque nel nord-ovest italiano, sino a noi: la SICILIACQUE s.p.a., definita nel sito “operativa in Sicilia per la gestione dell’acqua all’ingrosso”.
Sì, proprio così all’ingrosso. L’acqua siciliana è finita come una merce nella vetrina di una multinazionale. Non gliene fotte niente della gente, degli impianti, dell’economia, dell’efficienza o di altro. Gli interessa l’acqua. All’ingrosso.
E al dettaglio? E’ giusto. Al dettaglio in Sicilia troviamo un’altra multinazionale, implacabile e silenziosa come una malattia letale: AQUALIA, il nome che ricorda quello di uno shampoo alle alghe. Infida e pericolosa come un serpente. AQUALIA è di origini spagnole, ma – brava lei – ha ramificazioni in Portogallo, Cecoslovacchia, etcc… E l’Italia? Massì, ci siamo anche noi nella vetrina di questa compagnia. Con Caltanissetta e precisamente con “CALTACQUA”, assegnataria degli impianti nel nisseno. CALTACQUA è nelle solide mani della multinazionale spagnola. AQUALIA è fra i soci di ACOSET s.p.a., famigerata società privata che gestisce l’acqua dei catanesi (ahiloro!). ACOSET è azionista di riferimento di GIRGENTI ACQUE (25% alle penultime statistiche).  E finalmente ci siamo. Amministratore delegato, cariche tecniche: sono in mano a gente designata dall’ACOSET s.p.a.. Voi pensate che dietro GIRGENTI ACQUE s.p.a. ci sia solo qualche onusto imprenditore agrigentino e la solita “carrettata” di amici politicamente orientati? Forse, ma loro sono lì a sgranocchiare qualche ossicino di scarto. Guardate oltre. Il coccodrillo. Sotto il pelo dell’acqua. Dorme, pare dormire, ma ha le fauci spalancate, i denti sporchi di sangue.
Girgenti Acque agisce con i crismi del profitto e del potere, anche mediatico. La lobby delle società sull’acqua cresce di giorno in giorno in parallelo con la debolezza del potere pubblico. E ciò nonostante già in Italia si contano a decine gli scandali con le società concessionarie dei servizi sull’acqua tesi a massimizzare i profitti. Sono questi i “valori” che dicono di propagare con i loro affari milionari? O è solo il morso del coccodrillo?
Da noi tutto questo è stato consentito dalla Regione Siciliana. I nostri governanti si sono messi il cappio al collo da soli. E le multinazionali non temono le pastoie burocratiche, i ritardi, le lungaggini e sanno aspettare, negoziare, tentare. Ricordate: con il diavolo non si scende a compromessi, per buttarlo fuori, ci vuole l’esorcismo, per quanto doloroso possa essere. Per riconquistare l’acqua pubblica, la Regione dovrebbe iniziare da lì: buttiamo fuori i privati da SICILIACQUE s.p.a., frutto di un patto scellerato consumato alle spalle dei siciliani.

E per favore, non credete ai bilanci “in rosso” di società come Girgenti Acque: sono lacrime… di coccodrillo. L’imprenditore se vede che l’affare va male, abbandona, non moltiplica la sua partecipazione nella società.
QUALCHE DATO? 
(dal provv.to n.14107 dell'AGCM): 
COMPAGNIE GÉNÉRALE DES EAUX SCA (di seguito, CGE) è una società in accomandita che opera a livello europeo, nel settore della gestione del ciclo idrico integrato. CGE è la holding della divisione Acqua di Veolia Environnement, società di diritto francese attiva nei settori dell’energia, dell’acqua, dei rifiuti e dei trasporti; la divisione Acqua è operativa anche nel trattamento delle acque reflue, nonché nella progettazione di soluzioni tecnologiche e nella realizzazione di infrastrutture. Nel 2003 il gruppo Veolia ha realizzato un fatturato consolidato a livello mondiale di circa 29 miliardi di euro, di cui 23 miliardi negli Stati membri dell’Unione Europea e 585 milioni in Italia. 
ENEL HYDRO S.p.A. (di seguito, Enel Hydro) è una società attiva nella progettazione e realizzazione delle infrastrutture idriche e nella gestione del servizio idrico integrato. L’intero capitale sociale di Enel Hydro è detenuto da Enel S.p.A. (di seguito Enel), il principale operatore nazionale del settore elettrico, che svolge attività di produzione, trasmissione, distribuzione e vendita di energia elettrica. Enel è anche presente nei settori delle telecomunicazioni, dell'engineering, del contracting immobiliare, idrico e della distribuzione del gas metano. Il fatturato consolidato, realizzato in Italia da Enel Hydro, nel 2003, è stato di circa 30 milioni di euro
IDROSICILIA S.p.A. (di seguito, Idrosicilia) è una società costituita nel 2003 tra le società del raggruppamento temporaneo di imprese che hanno partecipato alla gara indetta dalla Regione Sicilia per individuare il socio privato di Sicilacque S.p.A., società mista partecipata dall’Ente Acquedotti Siciliani e dalla Regione Sicilia per la gestione dell’adduzione a circa un terzo della popolazione siciliana. Idrosicilia detiene il 75% del capitale sociale di Sicilacque. Idrosicilia è controllata congiuntamente da Enel, da un lato, e da un pool di investitori (COMPAGNIE GÉNÉRALE DES EAUX SCA, 5%; Acqua S.p.A., 10%; Siba S.p.A., 5%; Emit S.p.A., 5%; PT S.r.l., 5%; Amitech Spain S.A., 10%). Nel 2003, Idrosicilia, anno della sua costituzione, non ha dichiarato alcun fatturato, pur disponendo di investimenti milionari.


SICILIACQUE s.p.a. fa bella mostra anche nella controllata di VEOLIA, la società SIBA, ecco la news direttamente dal sito di quest'ultima società:  

Siciliacque Spa. La società, in seguito all’aggiudicazione di una gara, è concessionaria fino all’anno 2043 della Regione Sicilia per la gestione del solo servizio di grande adduzione consegnando ai serbatoi di circa 130 comuni acqua potabile; inoltre serve più di 2000 utenze commerciali, industriali, domestiche e di servizio dislocate lungo il tracciato degli acquedotti. Le utenze in questione sono indicate come esterne, per evidenziare la differenza dalle utenze interne ai centri urbani, servite dal gestore della rete interna. La partecipazione di SIBA è del 75% esprimendo altresì la figura dell’Amministratore Delegato.

VERGOGNA!!!