giovedì 26 novembre 2015

CITTA’ DI CACCAMO TRA POESIA E RICORDO: LA MEMORIA E LA TESTIMONIANZA DEL BEATO PUGLISI NEL PREMIO LETTERARIO

La Parrocchia San Giorgio Martire
Il suggestivo medioevale Castello di Caccamo è un’imponente struttura che domina l’intera valle su cui si affaccia la cittadina palermitana, abitata sin dall’antichità per la sua posizione strategica. Non meno imponente ed affascinante è la struttura del Duomo di San Giorgio, risalente all’XI secolo. Proprio la Parrocchia di San Giorgio è stata la location di una importante manifestazione letteraria nazionale intestata al Beato Padre Puglisi, a cui – nelle diverse Sezioni – hanno partecipato poeti di tutta la nazione. L’atmosfera della cerimonia, assai intensa e partecipata, è stata spiritualmente ricca ed eccezionalmente animata dalla Comunità Parrocchiale di San Giorgio Martire, guidata dall’infaticabile don Giuseppe Calderone, vivo testimone dell’Impegno del Beato Puglisi.
La Parrocchia, che si segnala sempre di più per l’impegno culturale sul territorio e la promozione sociale sul solco della testimonianza del Beato Puglisi, di recente ha anche aperto una Biblioteca e si è fatta promotrice di una serie continua di iniziative che guardano meritoriamente ai valori buoni legati alla testimonianza civile e sociale di figure come quella di Padre Puglisi.
Dopo alcune toccanti testimonianze, la cerimonia è entrata nel vivo con la recitazione delle poesie da parte di bravissimi attori professionisti e la premiazione delle opere.
Il castello di Caccamo

E’ con viva emozione che ho ricevuto il primo premio per la mia poesia “Canto di Manaar” che ha concluso una giornata eccezionale per me dal punto di vista culturale e spirituale.
L’auspicio è la sicura crescita del Premio, che è ed ancora di più lo diventerà, per tutta la città di Caccamo un punto di riferimento non solo letterario, per l’elevata qualità delle opere presentate e per l’elevato numero di partecipanti, ma anche un’occasione di incontro e di veicolazione di buoni valori e di promozione individuale e sociale. Un plauso al Comitato Organizzatore ed alla Parrocchia per le capacità organizzative, di animazione e di coinvolgimento.
Il tutto testimonia, ancora una volta, che la cultura non è solo espressione artistica, ma vera e propria testimonianza delle eccellenze del territorio, in grado di aggregare forze ed energie positive attorno a buone idee.
By Michele Barbera 

venerdì 20 novembre 2015

CRESCERE IN SICILIA: MINORI A RISCHIO TRA POVERTA’ E CRIMINALITA’

Nessuno ci pensa. A molti dà fastidio. Qualcuno non ci crede. Eppure a leggere le statistiche della dispersione scolastica in Sicilia viene da riflettere. Una buona fetta della popolazione scolastica dell’obbligo sino al diploma, siamo oltre il quarto, ma se si guarda a rendimento e frequenza regolare sono molti di più, non va a scuola o, se ci va, ha un pessimo rendimento o la frequenta in modo sporadico, senza profitto. E prima o poi l'abbandona. Non è solo un problema di istruzione. E’ qualcosa che ha la radice in un malessere più profondo, in un disagio sociale in cui, per la fascia dei minori, crescere in modo sano ed adeguato agli standards dell’Italia media e dell’Europa è sempre più difficile.
Sembra che in questo decennio anziché progredire si sia fatto un salto all’indietro. Colpa della crisi economica, del caro-vita, delle difficoltà delle famiglie con minori, in cui l’istruzione viene tristemente e necessariamente sempre dopo il cibo ed i vestiti, bisogni primari. Colpa anche di una società che con facilità volge le spalle in modo indifferente e cinico al vicino che ha bisogno, e si rifugia in una beneficenza comodamente esotica.
E’ qualcosa che si sconterà non a breve, ma nel futuro. I ragazzi con deficit istruttivi saranno adulti sempre meno in grado di competere sul mercato del lavoro, di realizzarsi in un mondo iperaccelerato culturalmente nevrastenico. Andranno ad accrescere la cosiddetta fascia “disperata”, quella irrecuperabile di inoccupati, di adulti senza prospettive, costretti a giocare al ribasso sul proprio domani.
Ma c’è qualcosa che mi preoccupa ancora di più. Questi ragazzi poveri in tutto, culturalmente e sociologicamente debilitati convivono ed hanno di fronte modelli deviati, ricchezze patinate e televisive da invidiare, gente corrotta che – senza pudore – ruba alla società dei deboli, approfittando dei ruoli di vertice politico ed economico che ha. E gli scandali, dopo un pò, non sono più tali, non fanno notizia.

Ho parlato e parlo con qualcuno di questi giovani. Ho avvertito rabbia profonda, rancore, invidia. Stanno crescendo male. Il crimine non fa più paura. La galera neanche. La disoccupazione neppure. Crescono pericolosamente nella cultura deviata del “voglio-una-cosa-e-me-la-prendo” con le buone o con le cattive. Non c’è voglia di impegnarsi in attività sociali, o perseguire ideali che appaiono inutili chimere. Vogliono rischiare. Tutto e subito. Per loro la maggiore virtù è la furbizia e la dignità di una persona si misura in quanti zeri seguono la cifra. Meglio Amici ed X-Factor di un oscuro impiego in qualche azienda privata. E non importa se devono giocarsi il futuro alla roulette della vita. Il rischio è meglio del sacrificio.  E la mafia, la criminalità, appaiono come uno status sociale. Un surrogato intossicato di uno Stato che è sempre assente. L’alternativa pericolosa ad una vita passiva, fatta di indolenza e di rassegnazione, in cui essere povero equivale ad essere nessuno.
By Michele Barbera