lunedì 4 marzo 2024

ACQUA SICILIANA A PERDERE: I CINESI DI SICILIACQUE, I COMPARI DELLA REGIONE E GLI AMICI OMERTOSI DEGLI ENTI LOCALI

 



La Sicilia è terra di Pirandello. Terra di paradossi, inganni, apparenze e, perché no, di affari e di favori.
La notizia è di ieri: in una terra arsa di sete, dove l’agricoltura boccheggia, dove 160 comuni hanno l’acqua razionata per le follie e la miopia della gestione idrica regionale, a Castelvetrano hanno aperto le paratoie della Diga Trinità per scaricare a mare l’acqua che “burocraticamente” non poteva stare dentro l’invaso.
Tutto alla faccia degli agricoltori serviti dalla diga che hanno inscenato la solita triste e rassegnata protesta. E la Regione? Ha convocato “subito” un tavolo tecnico presso il “competente” assessorato.... fra qualche giorno... con la partecipazione di qualche amministratore locale... e poi? Intanto l’acqua è stata gettata a mare. Alla faccia degli agricoltori. E di tutti noi.
Dalle nostre parti, invece, i cinesi di Siciliacque ed i compari della torta da 100 milioni proseguono imperterriti ad occupare terreni per realizzare il mega, inutile e dannoso acquedotto che dalla Diga Garcia di Palermo deve portare sino ai comuni del marsalese. Ovviamente, fottendosene di tutto e di tutti. Compreso del fatto che  l’invaso del Garcia è in progressiva, lenta, costante ed inesorabile diminuzione di capacità e che i dissalatori del Trapanese, abbandonati a se stessi, sono invece una risorsa che andava riattivata.
A rimetterci, per questi scempi, sarà per prima l’agricoltura e poi via via a seguire anche tutti noi.
L’importante è spendere quei maledetti, grassi ed infernali 100 milioni di euro.
Quello che non si vuole capire è che nella Sicilia manca del tutto la consapevolezza che l’acqua è la risorsa principale del futuro. Manca del tutto una visione strategica, manca la politica degli invasi, dei potabilizzatori, dei dissalatori, del risanamento e la riparazione degli acquedotti.
Si pensa solo a spendere inutilmente soldi, soldi che andranno a gravare sul bilancio idrico del territorio ed a impoverirlo sempre di più. Altre Regioni italiane, per non parlare all’estero, stanno investendo per fare diventare l’acqua una risorsa circolare. In Sicilia si tace, l’omertà complice è un costume comune, anche nelle stanze del potere: nel silenzio del denaro, della corruzione, della speculazione affoga la dignità di cittadini ed amministratori servili ed ebeti.
Eppure basterebbe aprire gli occhi, fare funzionare il cervello con pianificazioni adeguate e strategiche. E invece no: nella sciagurata classe dirigente manca persino quel buon senso che Manzoni voleva nascosto, per paura e conformismo, dietro il senso comune. Ma da noi in Sicilia si va oltre:  a farla da padrone è solo il senso del ridicolo.
By Michele B.


venerdì 9 febbraio 2024

E così vorresti fare lo scrittore... di Charles Bukowski

 

Dedico la poesia di Charles Bukowski a tutti coloro che vogliono sapere che significa "scrivere", ed agli altri che vorrebbero scrivere ma non sanno da dove iniziare e sopratutto... non sanno cosa li aspetta. Bukowski, con versi tanto intensi quanto illuminanti, nel suo stile tormentato e libero, abbraccia la passione ed il sacrificio dell'arte dello scrivere. Sono versi che hanno destato polemiche accese in chi non li condivide, come sempre - del resto - quando si tratta di Hank, però non lasciano impassibili e scavano acutamente in chi legge, sino a trovare l'ispirazione più vera, in una sincerità nuda e disarmante. 

E così vorresti fare lo scrittore

E così vorresti fare lo scrittore?
Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo
a meno che non ti venga dritto
dal cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.

se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.

se lo fai solo per soldi o per fama,
non farlo
se lo fai perché vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.

Se devi startene lì a
scrivere e riscrivere,
non farlo.
se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
se stai cercando di scrivere come qualcun altro,
lascia perdere.

se devi aspettare che ti esca come un ruggito,
allora aspetta pazientemente.
se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos'altro
se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.

non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono o noioso e
pretenzioso, non farti consumare dall'autocompiacimento

le biblioteche del mondo
hanno sbadigliato
fino ad addormentarsi per tipi come te
non aggiungerti a loro
non farlo
a meno che non ti esca
dall'anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all'omicidio,
non farlo
a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.
quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da sè e continuerà finchè tu morirai o morirà in te.

non c'è altro modo
e non c'è mai stato.   


By M. Barbera 

lunedì 22 gennaio 2024

SCIACCA: LA RIVOLTA DEI TRATTORI E L’AGRICOLTURA IN GINOCCHIO

 


Gli agricoltori hanno detto basta. Sull’onda di un movimento che ha ripercussioni e repliche in tutta Europa, anche a Sciacca, con la partecipazione degli agricoltori del circondario, soprattutto di Menfi, questa mattina si è svolta la protesta del mondo agricolo.
Dopo il corteo dei giorni scorsi sulla Palermo-Sciacca, oggi decine di trattori di altrettanti imprenditori agricoli si sono radunati a Sciacca in contrada Perriera nello spazio davanti l’isola ecologica e, successivamente hanno proceduto ad un corteo per le vie cittadine e poi sullo scorrimento sino a Menfi.
Chiare e condivise  le ragioni della protesta: la mortificazione politica dell’agricoltura italiana, la sua penalizzazione sia dal punto di vista fiscale che commerciale, le regole assurde imposte dall’Unione Europea ad un settore che da sempre fornisce prodotti di eccellenza ed è vitale per il Made in Italy.
Oggi l’imprenditore agricolo deve subire una regolamentazione a tre livelli: regionale, nazionale ed europeo. Un labirinto di norme e prescrizioni che diventano penalizzanti ed asfissianti per chi vuole coltivare i terreni e produrre in modo economicamente accettabile.
Non solo, ma mentre i costi sono in “libera ascesa”, con aumenti a raffica, dai carburanti, ai concimi, alle sementi, ai fitofarmaci, il rendimento dei prodotti segue un costante declino, con l’eccezione dell’olio EVO che ha avuto quest’anno un’impennata del prezzo di mercato, dovuta – però – in gran parte alla diminuzione della produzione nazionale.
Gli agricoltori del comprensorio di Sciacca vivono in questi giorni una ulteriore e pressante emergenza: il mancato accesso alle acque irrigue degli invasi del Lago Arancio e della Diga Garcia.
La presenza nel lago Arancio da diversi mesi di alga rossa e di altri organismi inquinanti, infatti, ed opere di manutenzione sulla Garcia hanno impedito che le acque degli invasi potessero essere adibite ad uso irriguo con gravissimo danno per le colture, in un inverno tra i più siccitosi degli ultimi anni.
Il comparto agricolo è in allarme, anche perché si sono susseguiti da diversi mesi analisi e sopralluoghi da parte degli uffici regionali e comprensoriali, con il consueto elenco di promesse non mantenute.
Le inadempienze degli uffici e le difficoltà economiche del comparto del comprensorio di Sciacca rendono la protesta più viva che mai di fronte a risposte e soluzioni che non arrivano dagli Enti.
Gli agricoltori rinnovano l’invito a sostenere il comparto agricolo e zootecnico quale strategico per tutta la Nazione italiana ed in particolare per la Regione Sicilia e promettono di non arrendersi di fronte all’inerzia delle amministrazioni.
Aspettiamoci altre e più clamorose proteste.
By M.B.    

martedì 10 ottobre 2023

VIOLATE LE REGOLE SUL GIUSTO PROCESSO: LA CORTE DI CASSAZIONE ANNULLA CONDANNA AD UN MENFITANO

 


Depositate le motivazioni del provvedimento con cui la Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha annullato la condanna ad un quarantesettenne menfitano per minacce, violenza e mancato assolvimento agli obblighi di assistenza e di mantenimento nei confronti dei familiari.
La Corte di Appello di Palermo aveva ritenuto, durante il processo di impugnazione, che sussistessero gli estremi per la conferma della condanna penale alla reclusione per il menfitano M.G. per fatti risalenti al 2017.
Le motivazioni della sentenza di appello sono state impugnate con ricorso per cassazione dal nostro studio legale nella ritenuta sussistenza di palesi violazioni alla normativa sul giusto processo e sulla nullità degli atti, in particolare della sentenza.
In particolare, sono state rilevate, davanti la Corte di Cassazione, numerosi vizi relativi all’adozione della decisione di condanna avuto riguardo alle regole prescritte dal codice di procedura penale e nella  redazione della sentenza.
Tali regole, poste a presidio della corretta delibazione degli atti da parte della Corte, risultavano oggettivamente violate nella redazione della sentenza, con riguardo alla formazione delle parti processuali ed alla loro presenza, alla corretta individuazione del Giudice di prime cure, alla natura e quantità della pena applicata ed alla corretta sussunzione della fattispecie nella delineata decisione della Corte di Appello.
La Procura Generale della Corte di Cassazione ha condiviso il ricorso ed il Procuratore ha concluso anch’egli per l’accoglimento del ricorso e l’annullamento della condanna, rilevando la violazione formale delle norme sul giusto processo penale.
Il Collegio della Sesta Sezione della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso ed ha annullato la condanna.
La sentenza è sintomatica dell’attenzione che durante il processo si deve prestare non solo durante la delicata fase dibattimentale, ma anche nella redazione dei provvedimenti che non possono utilizzare schemi stereotipi o motivazioni preconfezionate ma debbono necessariamente aderire alle peculiari caratteristiche della fattispecie.
Questo è il giusto processo, il solo che può garantire equanimità e giustizia, nel rispetto delle regole democratiche.
La sentenza dimostra, inoltre, come – molto spesso – non bastano due gradi di processo per pervenire ad una decisione conforme alle risultanze probatorie ed ai criteri di giustizia ed equità che devono presiedere all’ufficio del giudice. Non si tratta di mero garantismo, ma di rispetto della dignità della funzione giudiziaria, espressione viva di indipendenza e democrazia.
È con soddisfazione che accogliamo la decisione della Corte di Cassazione che conferma, laddove vi sia il bisogno, che solo una disamina attenta e serena, scevra da pregiudizi, da parte dei Giudici può condurre ad una soluzione processuale rispettosa dei canoni costituzionali, sostanziali e processuali, soprattutto nel delicato settore della giustizia penale, che non può indulgere in approssimazioni e carenze nel valutare la responsabilità dei cittadini.  
By Studio Legale Barbera Press Team

lunedì 11 settembre 2023

SICILIACQUE TORNA PUBBLICA? MA QUANDO MAI!

 



La notizia è stata data a gran voce: via i francesi della multinazionale privata VEOLIA dal capitale di Siciliacque. Via i privati dall'acqua pubblica!
Ad entrare come socia maggioritaria, è Italgas s.p.a. società definita "statale".
A gridarlo, guarda caso, sono gli stessi che dicevano che Siciliacque era una società pubblica... anche quando era in mano alla multinazionale francese.
Ironia a parte, ci troviamo di fronte all'ennesima mistificazione politica e finanziaria.
Infatti, vanno via i francesi di VEOLIA ed entrano dal portone principale con ITALGAS s.p.a., società privata, uno stuolo di investitori privati, fra i quali pure i cinesi di S.G.E.L. - STATE GRID EUROPE LIMITED.
Come dire dalla padella alla brace.
Chiaro: ITALGAS non è una società pubblica!
È proprietà solo per il 26% di CDP RETI s.p.a., che – a sua volta è controllata al 59,1% da CDP e per il 35% dalla sopra citata S.G.E.L., società del gruppo State Grid Corporation of China.
La SGEL è una mega-multinazionale di proprietà della Repubblica Cinese che ha in tutto il mondo 900.000 dipendenti e macina ricavi per 460 miliardi di dollari all’anno. La Cina la utilizza per la sua strategia di espansionismo economico e finanziario globale.
In Italia, grazie ai “patti parasociali” di CDP Reti s.p.a., i cinesi hanno il diritto di nominare membri nel consiglio di amministrazione anche di società del calibro di SNAM (socia di Italgas) e di TERNA, considerate “società strategiche” dallo Stato Italiano.
Insomma, la Cina, pericolosamente, senza bisogno di “spionaggio”, è a conoscenza di quanto viene elaborato nei settori delicati e strategici dell’energia in Italia e delle risorse primarie, come l’acqua, il gas e l'energia.
Sempre nel capitale di ITALGAS troviamo la Banca di Investimenti LAZARD LLC, il fondo di investimenti Blackrock inc., il finanziere Romano Minozzi. Tutti soggetti che guardano al loro guadagno e speculano sull’acqua pubblica, una risorsa quasi a costo zero che può fruttificare oltre il 10000% dell’investimento.
Mettiamocelo in testa: ITALGAS non è pubblica, ma veicola investimenti privati e strategie di colonialismo finanziario globale.
Pensate che non sia così?
Sappiate che i cinesi solo per la partecipazione a CDP RETI s.p.a. hanno percepito nel 2022 dividendi netti e “tranquilli” per 175 milioni di euro, soldi italiani che hanno preso allegramente la via di Pechino.
A questo va aggiunto che il gruppo STATE GRID CHINA è uno dei principali operatori su scala mondiale per la BRI, la Belt and Road Initiative, da noi “romanticamente” definita la “Via della Seta”. In realtà un piano mondiale per l’espansionismo cinese e per il controllo dell’economia globale.
Il bello è che gli altri Stati, fra i quali l’Italia, vi hanno aderito spontaneamente o... per bisogno.
La Cina, tramite la BRI, oltre ad incrementare il suo export commerciale al riparo di dazi e norme di tutela, realizza ed acquisisce partecipazione societarie, crea infrastrutture, costruisce centrali, porti, industrie, distruggendo ed appropriandosi di risorse naturali ed energetiche oltre che di materie prime.
Ma attenzione, non è tutto oro quel che luccica. Gli investimenti a volte si sono rivelati delle grosse fregature, ovvero, i cinesi non si sono fatti scrupolo di rifilare delle “sole” ai malcapitati. Degli esempi: con la BRI i cinesi hanno costruito una centrale idroelettrica in Ecuador al costo di 2,7 miliardi di dollari. Dopo 5 anni la centrale non è funzionante ed ha gravi danni, oltre che ad avere distrutto un habitat naturale unico. In Pakistan un altro investimento miliardario per la costruzione di una centrale. Chiusa dopo 4 anni. Danni incalcolabili. Altri investimenti miliardari in Uganda, centrali non funzionanti e gli ugandesi costretti a rimborsare la Cina per miliardi di dollari.
La Cina si è interessata anche ai porti, agli hub ferroviari, agli aeroporti etc...
I nostri politicanti da strapazzo non sanno cosa significhi parlare di privatizzazione dei porti. Alcuni porti asiatici e africani sono già in mano ai cinesi che li hanno acquisiti dopo che gli Stati debitori non hanno potuto pagare il prezzo di infrastrutture realizzate dai cinesi. È la c.d. “trappola del debito” in cui sono cascati nazioni africane, asiatiche ed europee.
Pochi sanno che Palermo (tanto per rimanere in Sicilia) è stato individuato nel piano della BRI cinese come “porto” referente per la “Via marittima” che costeggia tutta l’Asia orientale e meridionale arrivando al Mar Mediterraneo attraverso il Canale di Suez. I cinesi già partecipano con proprie società alla gestione dei terminal dei porti italiani di Savona-Vado Ligure e Trieste, ma l’elenco dei porti (da Amburgo al Pireo greco) dove i cinesi presiedono alla gestione dei terminal è veramente troppo lungo.
Molti si sono chiesti perché il premier cinese non era presente al G20 in India. Risposta semplice: l’India è un avversario storico della BRI cinese e sta cercando di ostacolarla per non finire fagocitata e stritolata nelle avide fauci finanziarie di Pechino.
Da ultimo, non dimentichiamo l’Ucraina e la guerra inutile e distruttiva di Putin. Pechino ha più volte frenato ed indotto ad un accordo il partner russo. Ma Pechino non interviene per spirito e voglia di pace, ma solo perché con l’Ucraina dal 2015 ha stretto accordi commerciali miliardari tramite la BRI e l’Ucraina ha preso il posto degli USA nel fornire il mais alla Cina. Per questo Putin, per avere l’appoggio “morale” della Cina, ha promesso l’erogazione di risorse quasi illimitate a costi irrisori, incrementando il traffico di materie prime in favore della Cina.
E la guerra in Ucraina continua.
Ecco in mano a chi ci consegnano i nostri politicanti, dando loro la chiave della gestione della nostra acqua pubblica.
I siciliani saranno costretti ad acquistare la loro acqua, l'acqua siciliana, da società partecipate e controllate anche dai cinesi oltre che da speculatori internazionali e senza scrupoli: un pericolo gravissimo!
Domando:
- perché non si sfrutta il PNRR e la Regione non riacquista la quota di capitale privata e fa diventare veramente pubblica la gestione idrica in Sicilia?
- perché non si fa di SICILIACQUE una public company ad azionarato diffuso con capitale distribuito tra tutti i siciliani?
- quali saranno le strategie di investimento di ITALGAS per l’acqua in Sicilia, oltre a prospettive di guadagni milionari? Cosa ci aspetta?
Queste ed altre domande sono destinate a rimanere senza risposta, almeno per il momento.
Apriamo gli occhi e facciamoci sentire. Perché i nostri politicanti sono come le tre scimmie: non vedono, non sentono e non parlano. Preferiscono mangiarsi la banana appesi al ramo (o alla poltrona). Alla faccia nostra.
By B.M.