mercoledì 28 settembre 2016

E' IN USCITA: "ORIZZONTI SOSPESI", POESIE

Michele Barbera, Orizzonti sospesi, poesie, Collana diVersi, Aulino Editore, 2016, ISBN:9788886911627


Dalla quarta di copertina:
Le poesie di Michele Barbera costituiscono un'unità emozionale forte, che trascina in una dimensione sospesa, iperreale, dove i sentimenti si alternano e cadenzano la lettura con metaforici stati d'animo, pulsioni intime che sanno guardare insieme alla realtà esteriore ed al proprio essere. 
I ritmi si alternano a strutture liriche sciolte, richiami classici si fondono con slanci di pura spiritualità.
L'autore dipinge con originalità ed accurata trasposizione lirica scene crude, a tinte forti, dettate da un quadro storico malato e violento, ma - al contempo - il disagio del vissuto sa suscitare un'intima ribellione che vuole un futuro pieno di speranza. 

La lettura di Grazia Montalbano:
Le liriche di Michele, cadenzate e riunite in quattro movimenti ideali (Dolore-Anima-Cuore-Speranza) trasmettono a chi legge riflessioni profonde e scuotono l'apatia di un mondo moderno che spesso ci allontana e ci nasconde una realtà complessa dal punto di vista emozionale. 
Orizzonti sospesi, con alta liricità e con raffinate espressioni semantiche, trasporta il lettore su un universo a doppia dimensione, esterno ed interno, dove l'universale si congiunge all'intimo, al nascosto, in pura chiave meta-emozionale, quasi onirica. 
Michele apre le porte alla realtà che ci inonda, ci pervade, ci conquista e molto spesso ci travolge. I contenuti sono vari e spaziano sul doppio binario sentimento-emozione. Entusiasma e rattrista al contempo, eleva lo spirito avvicinandolo all'essere ed insieme fa guardare attorno: cronache di guerra, versi intimistici, afflati religiosi, squarci di natura sono quadri dipinti con eccezionali sfumature di sentimento nella metrica sciolta, densa di metafore e di iperlinguaggio semiotico. 
La poesia diventa simbolo della più pura emozione. 
Lo stile delle liriche è vario, nei toni e nei metri, richiama toni ermetici, nasconde rimari ed assonanze in modo discreto, proietta la metrica verso prospettive asimmetriche, centrando immagini e sentimenti. Nelle pagine si intravedono echi di Montale, di Prevert e della lirica quasimodiana. 
La definisco una grande prova, confortata - peraltro - dall'apprezzamento delle giurie espresso con i numerosi premi attribuiti alle singole liriche ed alla silloge."

La silloge è vincitrice del Premio Internazionale Tindari-Europa III Millennio e del Premio Nazionale Prisciandaro- Premio Presidente Regione Piemonte. E' stata premiata al Premio Nazionale Carrera. Ne fanno parte, fra l'altro le poesie "Ragazzi, Se l'innocenza muore" (Vincitrice Premio ASAS, Premiata al Premio Inter.nale "F. Omodei - Pensieri in versi", Menzione Speciale Premio Taormina, Menzione speciale Premio Poesia Arte d'Amare, Menzione speciale Premio di Letteratura delle Due Sicilie); "Canto di Manaar" (Vincitrice Premio Poesia Città di Caccamo-Padre Puglisi); Fratelli (Premio Speciale della Critica, Concorso Città di S. Antonio Abate; "Orizzonti" Menzione speciale Premio ASAS); "Sulle rive della Senna", (Finalista Premio Naz.leMartucci-Città di Valenzano, Finalista Premio Naz.le di Poesia “Arte d’Amare”); "Frontiera", (Finalista Premio Nazionale di Poesia “Arte d’Amare”), "Confini, silloge con, fra l'altro, “Sulle rive della Senna – Confini” (Vincitrice Premio Miglior Silloge Poetica Premio Letterario Nazionale Martucci – Città di Valenzano) 

Un grazie di cuore a chi mi ha aiutato nello studio e nella lettura delle poesie, dandomi preziosi suggerimenti! Un pensiero particolare a Grazia Montalbano per la sua attenta ed entusiastica lettura!
By Michele Barbera 


lunedì 12 settembre 2016

REFERENDUM D’AUTUNNO/INVERNO: SI’ O NO A PERDERE SARANNO COMUNQUE GLI ITALIANI


Non c’è storia. L'ennesimo colpo basso.
E prima di ubriacarci e sollazzarci con il SI’ squillato a sinistra (forse non tanto a sinistra) e con il NO urlato a destra (forse non tanto a destra), tiriamo le somme noi che stiamo nel mezzo.
Se vince il SI’ di Renzi & Co., per la prima volta nella storia della Repubblica dovremo (il condizionale è d’obbligo) affrontare una modifica alla Carta Costituzionale che dovrebbe (come sopra) alleggerire il pachiderma chiamato Parlamento.
Si smuove qualcosa a livello istituzionale, il Senato stringe la cinghia e cambia volto (mica poi tanto).
Le spese diminuiscono (mica poi tanto).
Si eliminerebbe il CNEL che non è una malattia, ma un Ente che sulla carta ha competenze (consultive) su economia e lavoro (la risata è quasi d’obbligo).
La riduzione dei senatori da 320 a 100 ci sarà ma non è chiaro il metodo con cui questi senatori dovrebbero essere eletti. Questo perché il sancta santorum (leggi Premiata Ditta Renzi e Boschi) uno e trino, hanno detto che Italicum sì o Italicum no o Italicum che deve essere cambiato lo faranno dopo il referendum.
Mica scemi.
Vedono se ci sarà la “svolta” e poi calibreranno il tiro (Alfano piangente e permettente).
L’unica cosa buona di questo “progetto politico” - e va riconosciuto - è il fatto che astrattamente si è capito che il numero di parlamentari è TROPPO ASSAI, come disse la zia Titina, palermitana DOC. Sono in TROPPI e buona parte se la sfanga, nel senso che manco ci pensa a presenziare in Parlamento.
Così mi sembra giusta la previsione che riguarda i senatori “a premio”, cioè nominati dal Presidente della Repubblica che attualmente sono a vita. Compreso Monti (ve lo ricordate?).
E’ giusto che personalità (dico PERSONALITA’ e non intrallazzeri della politica) vengano premiati con lo scranno senatoriale, ma è altrettanto giusto che l’esperienza termini dopo un settennio.
In sintesi, il progetto di riforma è sbagliato, intempestivo, poco trasparente nei metodi, ancor più nebbioso nei fini, trasforma per manipolare, salva la legge elettorale (alias porcellum truccato) e regala seggi senatoriali ai fedelissimi sudditi della partitocrazia. 
Ed il popolo? Chissenefrega. Tutto è praticamente renziano.
Se vince il NO semplicemente non cambierà nulla. 
Continueremo per il futuro a portarci addosso questa zavorra di magna-magna. Riforme prossime? Sì, ma non c'è fretta. Ne riparleremo tra 30 o 40 anni. Il Senato? Lasciamolo così com'è.
I sedicenti cerberi della costituzione lavorano al NO semplicemente perché Renzi gli sta sulle scatole e gliene ha rifilate diverse. Ed hanno paura che governi per altri dieci anni. 
E gli italiani dovranno sempre fare i conti con un Parlamento ipertrofico, mostruosamente ombelicare, contorto, con senatori e parlamentari accovacciati ed incollati con i loro sederoni adiposi agli scranni, manco fosse un’eredità di famiglia.
E questi pseudo vecchi padri-padroni della politica con il NO prenderanno due piccioni. Tireranno le orecchie a Renzi e rideranno alle spalle del popolino bue ed asino (fà un pò Natale, vero?).
La mia riforma? Eccola:
1.      CANCELLIAMO IL PARLAMENTARE DI PROFESSIONE. Dopo due legislature, A CASA! Dopo assenze che superano il 40% delle sedute nell’anno solare A CASA!
2.      DIMEZZIAMO IL NUMERO DI PARLAMENTARI. IL SENATO RIMANGA CAMERA ALTA CON UN NUMERO LIMITATO DI PARLAMENTARI (non più di 80) ELETTI DAL POPOLO SU BASE REGIONALE E CON COMPETENZE SPECIFICHE PER MATERIA.
3.      E, soprattutto, TORNIAMO AD ELEGGERE TUTTI I PARLAMENTARI, SENZA LISTE BLOCCATE, POSTI RISERVATI E PRIVILEGI.
4.      PREMIO DI MAGGIORANZA SI’ MA SENZA “RIBALTONI” E CAMBI DI CASACCA. CHI VUOLE CAMBIARE PARTITO SE NE TORNI A CASA E CEDA IL POSTO AL SUCCESSIVO IN LISTA.
E per il referendum stagionale di autunno/inverno?
Comunque vada per gli italiani sarà un insuccesso.
Il bello è che tutti l’indomani grideranno VITTORIA.

By Michele Barbera 

domenica 4 settembre 2016

IL SADICO CINISMO DI CHARLIE HEBDO

Sui morti NON si scherza!

La satira è un genere letterario antichissimo. Anzi, a dirla tutta, molti poeti nel corso dei secoli lo hanno nobilitato con versi che sono rimasti nella cultura popolare. Proprio per questo merita rispetto e considerazione. Gli antichi utilizzavano lo strumento della satira per irridere i potenti ed umiliare la loro arroganza. Era usanza che al momento del trionfo del condottiero nell’antica Roma, lo accompagnasse uno schiavo che nell’apoteosi generale gli rinfacciava “guardati dietro”, “ricordati che sei un uomo!”.
La satira, dunque, nello svelare i difetti, nel contenere la presunzione, nel violare e nello sfidare il potere ha avuto ed ha nella storia l’importantissimo compito di far riflettere sorridendo e di ridimensionare l’arroganza e la violenza.
Non per nulla fu Bakunin, l’anarchico, a dire “una risata vi seppellirà!” Ciò a testimoniare il grande potere rivoluzionario della satira, dell’irrisione.
Le vignette di Charlie Hebdo sul terremoto in Italia non sono satira e non fanno ridere. 
Non irridono nessun potere o potente, non ridimensionano nessuna arroganza. Vorrebbero far ridere semplicemente ed insensatamente del dolore degli altri. Fanno schifo. E’ solo sadico cinismo.
Così come la battuta sulla mafia.
Lo sanno o no questi buffoncelli pseudo-tragicomici che i soldi sporchi della mafia (spremuti all’Italia) finivano nelle lussuose cliniche di Marsiglia per curare i boss stragisti, assassini e latitanti? Che in quelle cliniche i boss godevano di un trattamento di tutto rispetto in barba alla legge? Vergogna!
Ed allora, satiricamente (s’intende) mi viene da augurare a questi maldestri seguaci della tradizione satirica di mangiare una lasagna cucinata da un pessimo cuoco francese, di soffocare e stare così male da ricoverarsi in uno di quegli ospedali. Che il soffitto gli crolli addosso proprio quando speravano di guarire e muoiano schiacciati, dopo essersi resi conto che il soffitto li stava spiaccicando al pavimento.
Naturalmente… era solo una battuta. Così, tanto per ridere, come fanno “quelli” di Charlie Hebdo.
By Michele Barbera




venerdì 2 settembre 2016

LA LUNA SCOMPARSA, OVVERO IL PIACERE DEL DELITTO - RECENSIONE DI ENZO LEONE


Un "Grazie!" di tutto cuore e con il punto esclamativo all’amico Enzo Leone, critico e giornalista, per la bellissima, entusiasta e personale recensione de “La luna scomparsa”:

E’ veramente piacevole ritrovare, nelle nostre letture, dopo “Qualcosa di importante” nei “Gialli” di Mondadori e “Colpe apparenti”, il maresciallo Massimo Liberti nuovamente  all’opera.
Liberti ha un posto a sé nella letteratura giallistica e non ha bisogno di termini di paragone, forse perché li coinvolge e li abbraccia  virtualmente tutti: dalle ombreggiature intimistiche di certi Maigret, alle paranomalie pseudogotiche di un Dylan Dog. Con Liberti si passa agevolmente dai colori vivaci del camilleriano Montalbano alla sagacia esistenzialista di un Pepe Carvalho, o, perché no, alle deduzioni razionaliste di un moderno Sherlock Holmes.
Le indagini sono sempre condotte con un ritmo narrativo serrato, che intriga il lettore e fa volare via le pagine, ma vi è sempre spazio per le deduzioni distillate: il reticolo di indizi prende forma poco alla volta, i dubbi si scontrano con le ipotesi e, quel che non guasta, tra le righe sfugge un umorismo impertinente ad alleggerire la suspense.
Enzo Leone
Il maresciallo cerca la complicità del lettore e lo rende partecipe passo passo nella ricerca  ascetica e caparbia del colpevole. Non ci sono dogmi investigativi o tesi privilegiate, ma solo ricostruzioni realisticamente sofferte e intuizioni ponderate.
Le trame raffinate e complesse dell’Autore sono un innegabile riflesso della sua capacità narrativa, coinvolgente ed accattivante, che appaga chi legge, tenendolo con il fiato sospeso sino all’ultima pagina, dove l’imprevisto è sempre in agguato.
In questo romanzo, il maresciallo Liberti ci conduce in un viaggio diacronico dove storie antiche e nuove si intrecciano sullo sfondo di un angolo di Sicilia meraviglioso e ricco di storia. Lì dovrà indagare ricomponendo abilmente le tessere di un mosaico in cui l’unica verità si nasconde dietro il volto proteiforme di una oscura divinità fenicia.

Accomodatevi, direbbe a questo punto l'immancabile maggiordomo: il delitto è servito.

By Michele Barbera