mercoledì 20 novembre 2013

José Alberto Mujica Cordano è da tre anni il presidente dell’Uruguay e vive con 800 euro al mese!





In tempi di spending review a noi tocca sorbirci l'empasse del ministro Cancellieri che dopo gli affarucci e le telefonate con il Gruppo (pardon "Famiglia") Ligresti (affarucci suoi e di suoi figlio e milionari per giunta!) non trova neanche la dignità di dimettersi (e che volete che sia qualche milionuccio d'euri), altrove si fanno i fatti (e scusate il gioco di parole!).
La nostra casta (che vorrebbe sembrare "casta" e scusate nuovamente il gioco di parole!, ma è corrotta ed impura peggio di Sodoma e Gomorra!) continua  a spendere e spandere a più non posso, compresi i parvenu a "cinque stelle" (sì avete capito "a" non "dei" perché anche loro quanto a magna-magna non sono secondi a nessuno, vedi il caso in cui nella stessa famiglia ci sono un deputato ed un senatore!!!). Altrove, ci sono i fatti.
La notizia del Presidente Uruguayano DEVE fare scalpore: Dei 250mila pesos (circa 10 mila euro) del suo stipendio da Capo di Stato, Mujica trattiene per sé soltanto 800 euro, e devolve il resto al Fondo Raúl Sendic, un'istituzione che aiuta lo sviluppo delle zone più povere del Paese. Dice: «questi soldi, anche se sono pochi, mi devono bastare perché la maggior parte degli uruguaiani vive con molto meno».
La sua automobile è un Maggiolino degli anni '70. Vive in una piccola fattoria nella periferia di Montevideo: ha infatti rinunciato a vivere nel palazzo presidenziale.
Non è un pazzo, un alieno o un ricco ed eccentrico miliardario prestato alla politica (vedi il vecchio Berlusca che in quanto a beneficenza la faceva pure: bastava avere le seguenti misure: 90-60-90 ed essere di sesso femminile!). E non è nemmeno un esibizionista, Mujica, che, fra l'altro, ha pure dalla sua la scelta di reclamizzare poco la sua austera condotta.
È soltanto un esempio di buona politica che viene dal Sudamerica. Chissà cosa ne pensano i nostri politici che in fatto di "sacrifici" sono bravi solo a farli fare agli altri!!!
E Letta, che dice di Letta di questa spending review? Questi incapaci mangiasoldi di politici e grand commis di Stato, buoni solo per spolpare il popolo e di godersi una legge elettorale che è una grandissima presa per i fondelli della democrazia?Riflettiamoci, riflettiamoci...

By Michele Barbera






martedì 19 novembre 2013

IL PIACERE DI LEGGERE: VENERE PRIVATA di GIORGIO SCERBANENCO


Su Scerbanenco c’è molto da dire. E molto sarebbe anche poco. E’ stato uno scrittore sui generis, preferendo approcciarsi al mondo della letteratura in modo eclettico ed incredibilmente prolifico. In questi giorni ho riletto “Venere privata” un romanzo la cui prima edizione risale al 1966. E’ uno dei romanzi (il primo della serie dedicata a Duca Lamberti) in cui meglio si tratteggia lo stile graffiante ed attualissimo di Scerbanenco. Il conflitto genitori-figli, il suicidio-delitto di un’apparentemente banale commessa, motore centrale di un’intricata storia di sfruttamento della prostituzione dai marcati tratti noir, un giallo che si sviluppa su un percorso inusitato, un protagonista tormentato da un contrastato “mal di vivere”. Tutti sono ingredienti che sapientemente miscelati danno un romanzo da leggere per emozionarsi. Non solo per gli appassionati di noir. Lo stile è scorrevolissimo, a tratti intessuto di gemme letterarie e di citazioni colte, che rendono il testo elegante e raffinato.
C’è molto da apprendere leggendo Scerbanenco. Lo sanno tutti gli autori contemporanei di noir e gialli (o, se vogliamo, della letteratura di genere). Ma la grandezza di Scerbanenco, forse, sta proprio nel fatto che lui ha saputo superare il “genere”, avventurandosi in territori come il western o il rosa che sono ancora più elitari e difficili da praticare, specie per gli ama le emozioni forti.

L’invito a leggere (o piacevolmente rileggere) “Venere privata” è rivolto non solo ai “lettori” in senso stretto, ma anche a chi si appassiona di scrittura che dovrebbe non solo analizzare, ma anche “psicoanalizzare” il testo per apprendere tempi, logiche e struttura del narrare. 
Bellissime le parole di Luca Doninelli in prefazione ad una edizione di "Venere privata": Il mondo di Scerbanenco è un mondo completamente nero e immobile. I romanzi di Scerbanenco non conoscono nessuno svolgimento. L'unico svolgimento riguarda il lettore, cui Scerbanenco somministra la realtà dei fatti a piccole dosi, poco per volta. Ma la realtà, l'orribile nera realtà c'è da sempre, è sempre quella e continuerà ad essere quella dopo che il teatrino del bene avrà chiuso il sipario. A chi, cittadino di questo disperatissimo mondo, non abbia propensione al suicidio, non restano che due vie: o la completa distrazione o l'assuefazione. La vita è una droga, o la combatti con altre droghe o l'assumi fino in fondo."
By Michele Barbera

lunedì 18 novembre 2013

IL TESTAMENTO DI VANTO': INTERVISTA PER "LA SFIDA"


Nel fare i miei complimenti ai redattori de "LA SFIDA", il sito che ormai veleggia sui cinque milioni di visite, non posso che ringraziare l'intrepido Dino Chiruzzi per l'attenzione che, con il suo staff, da sempre dedica alla cultura menfitana. 
Nella sua minuziosa e qualificata opera ha dedicato una bellissima pagina a "Il testamento di Vantò", un libro che sta riscuotendo presso i lettori un successo inatteso. Grazie ai lettori e grazie a Dino per l'attenzione che mi ha dedicato. 

By Michele Barbera 

giovedì 14 novembre 2013

GRUPPO RISPARMIATORI TRUFFA GFOREX-GTL-RIAZ: AVVISO IMPORTANTE!!!



Scusate se utilizzo questo blog ancora una volta "forzandone" i contenuti. Mi è sembrato il mezzo più rapido per arrivare ai risparmiatori truffati del crac "GFOREX" - GTL. 
L'invito è rivolto ai partecipanti al gruppo che fa capo al sottoscritto ed ai coordinatori di Sciacca.
Abbiamo urgente necessità di mandarvi una mail riservata per aggiornarvi su contenuti relativi alla vicenda e adottare alcune decisioni. 
Vi prego, a nome dei coordinatori, di inviare una mail al sottoscritto all'indirizzo

avvmichelebarbera@gmail.com

sarete immediatamente ricontattati con quanto di Vs. interesse.

By Avv. Michele Barbera





martedì 12 novembre 2013

IL TESTAMENTO DI VANTO’: L’EPOPEA ZINGARA DELLA SICILIANITA’ TRA EMARGINAZIONE ED INTEGRAZIONE



"Il testamento di Vantò", 



2014, 16°, cm. 14x20, 304 pp., cop. col., € 15,00 ISBN 978-88-86911-43-6

Nelle migliori librerie e on-line sui principali siti e-commerce

“In un angolo magico della Sicilia, sospeso nel tempo, gli abitanti di un piccolo paese danno vita ad un appassionante dramma umano attorno alla figura di Vantò, folle visionario ed eccentrico letterato, custode, a sua insaputa, di una misteriosa ricchezza. In un rutilante palcoscenico vivente si alternano passioni, intrighi e delitti, vicende in cui il confine tra bene e male è spesso indistinguibile. Tra umorismo tragico ed ironia grottesca, i toni raffinati del romanzo ci rendono partecipi di un’onirica fiera delle vanità, dove tutto ciò che è reale porta in sé i semi della violenza e del male. Sullo sfondo di splendidi scenari naturali, quasi un leitmotiv pudicamente celato ad occhi profani, la narrazione guarda con interesse ai temi dell’integrazione sociale e delle minoranze etniche, soffocate da pregiudizi alienanti ed incapaci di esprimere se stesse, in un contesto che vuole l’emarginazione come conseguenza naturale della diversità.”
                                                                                     (Dalla Quarta di copertina)
“C’è davvero di tutto in questo romanzo colto e raffinato, impregnato di rare atmosfere pirandelliane e sciasciane; il tessuto narrativo, arricchito da allegorie e metafore di sottile bellezza, è radicato della “sicilianitudine”più profonda, che si rivela fin nelle fibre più intime. Il personaggio di Vantò lo accosterei ad un moderno Mattia Pascal: ricco di sentimenti contrastanti, alla ricerca perenne di un equilibrio con se stesso e con gli altri. Complimenti! Da leggere assolutamente.”
                                                                                                   (Ignazio Bellomo)
“Il testamento di Vantò, avvalendosi di vari registri letterari, presenta al lettore un testo ricco di trovate diegetiche e di apprezzabili invenzioni stilistiche, riecheggianti la tradizione della narrativa italiana primo novecentesca. Il romanzo ben rappresenta la complessità delle relazioni umane sulla scena di un emblematico paesaggio della Sicilia occidentale”.
                                      (Prof. S. Mugno, Giuria Premio Nazionale Elimo Vate)

“Prigionieri del loro microcosmo, i caratteri-maschere si scontrano nelle loro solitudini tristi e, per lo più, venate di follia materialista o sentimentale. Si tratta di monadi che non interagiscono fra loro, anzi confliggono in aperta tensione emotiva, tentando di sopraffarsi l’una con l’altra, sino alla violenza cruda, pura e tragica che non risparmierà neppure il protagonista. Il testamento di Vantò è teatro in prosa, sul cui palcoscenico - oscillante tra realtà ed immaginazione - la condizione umana si esprime con la nudità e la meschinità dei sentimenti feriti e di passioni aberranti.”
                                                                      (Enzo Leone, Invito alla lettura)