martedì 27 agosto 2013

IL PIACERE DI LEGGERE: “IL MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA” di JUSSI ADLER-OLSEN


Il romanzo di Adler-Olsen si inserisce a pieno titolo nel filone letterario nord-europeo di successo che potremmo definire non semplicemente “giallo”, dato che si tratta di un genere contaminato da forti pennellate noir e crime.
La trama è intrecciata in modo raffinato e suadente e si snoda in modo accattivante. Con il tratto caratteristico degli autori d’oltremanica, il romanzo, nelle pagine iniziali, pur di fronte all’evento drammaticamente delittuoso che fa esplodere la suspense, o forse proprio per questo, non pare avere fretta di arrivare alla soluzione. L’ispettore Mørck - della ormai seriale Sezione Q - sembra assorbito da mille ed altre faccende piuttosto che perdere tempo prezioso dietro un misterioso messaggio in bottiglia che, in modo quasi fortuito, piomba sulla sua scrivania. Eppure, come un incontenibile virus, quel messaggio catalizza, pagina dopo pagina, l’attenzione degli investigatori, e la narrazione passa rapidamente da un incalzante short-cutiniziale all’immagine multiforme e cangiante dei punti di vista dei diversi protagonisti, alimentandosi d’una non comune tensione narrativa. E così, mentre per l’ispettore Mørck, si alternano quotidianità difficili da reggere, relazioni problematiche, e problemi “collaterali”, il respiro fatale del mostro piano piano si ingigantisce, affonda i suoi artigli in una realtà chiusa ed insospettabile, tenta sino all’ultimo di sferrare colpi mortali, seminando una feroce scia di violenza, mentre Mørck ed i suoi moltiplicano gli sforzi per fermarlo.
Adler-Olsen, con il suo stile attuale e graffiante, si conferma campione nel ricreare e miscelare l’atmosfera cupa e cinica di chi agisce freddamente nell’ombra per commettere i suoi delitti e i toni quasi scanzonati ed umoristici di chi quei crimini deve combatterli. Abbiamo detto, e ribadiamo, crime, perché nel libro non c’è solo il giallo canonico alla Van Dyne, per così dire. Anzi. Semmai, c’è un risvolto antropologico che scolpisce i personaggi a tutto tondo mentre il crimine viene dissezionato crudamente in tutte le sue componenti, come un devastante puzzle che deve essere ricomposto a forza, partendo da una prospettiva iniziale che separa in modo netto il delitto da ogni ipotesi immediata di interesse investigativo: Mørck ingaggerà la sua lotta all’ultimo respiro solo quando lo scenario sarà maturo, coinvolgente, e sarà quasi lo stesso lettore a spronarlo perché cessi la spirale di brutale violenza che avvolge vittime impotenti.
Il finale? Ovvio che non è giusto svelarlo per non tradire le aspettative dei lettori, ma sappiate che non c’è nulla di scontato. Fino all’ultima pagina.
Michele Barbera

giovedì 22 agosto 2013

A CUSTONACI PREMIATO IL ROMANZO INEDITO “IL TESTAMENTO DI VANTO’”

La consegna del premio da parte di S. Mugno e delle due madrine

 

Nella splendida cornice storica del centro antico di Custonaci, si è svolto in questi giorni il Memorial Vito Ruggirello, una manifestazione d’eccezione che ha radunato “Segni d’arte, poesia, musica e cultura” nella cittadina trapanese, preparata con il gusto e l’eleganza delle migliori occasioni.
L’evento culturale, organizzato in modo impeccabile dal Comitato con il patrocinio dell’Amministrazione della Città di Custonaci e di altri enti ed associazioni, ha compreso lo svolgimento di un’estemporanea di pittura, una rassegna di poesia e lo svolgimento della seconda edizione del Premio Nazionale di Poesia, Saggistica e Narrativa “Elimo Poeta Vate”.
La serata di ieri, ventuno agosto, sull’eccezionale sfondo artistico del sagrato e della scalinata che porta al Santuario, di fronte ad un foltissimo ed attento pubblico,è stata la serata clou del Premio, con una poliedrica manifestazione che ha alternato momenti musicali (con l’intervento del tenore Vincenzo Lentini ed il Gruppo Musicale Petit Ensemble) a coreografie di danza moderna, intervallate con l’assegnazione ad un gruppo di opere artistiche, scelte tra tantissime pervenute, di premi e menzioni nei campi della pittura, saggistica, narrativa e poesia.
La Giuria, di elevato tenore e prestigio (comprendeva docenti universitari, scrittori, giornalisti), ha premiato il romanzo “Il testamento di Vantò”, ancora inedito, nella sezione narrativa e saggistica, con l’assegnazione di una targa e con la lettura pubblica della motivazione.
Eccone un significativo passaggio: “Michele Barbera, col romanzo inedito “Il testamento di Vantò”, avvalendosi di vari registri letterari, presenta al lettore, con promettente vocazione di narratore, un testo ricco di trovate diegetiche e di apprezzabili invenzioni stilistiche, spesso riecheggianti la tradizione della narrativa italiana primo-novecentesca. Il suo romanzo ben rappresenta la complessità delle relazioni umane sulla scena di un emblematico paesaggio della Sicilia…”
Il premio è stato consegnato (non senza mia malcelata commozione) dallo scrittore e giornalista Salvatore Mugno che ha anche letto l’intera motivazione.
Colgo l’occasione per ringraziare l’Amministrazione Comunale della Città di Custonaci, la Giuria ed il Presidente Antonio Ruggirello per l’attenzione che hanno dedicato al romanzo, “strappandomi” l’impegno a ritornare a Custonaci non appena il romanzo sarà editato.
Solo per soddisfare gli appetiti più curiosi, eccovi un breve assaggio dello “strillo” di quarta: “ In un angolo magico della Sicilia, sospeso nel tempo, gli abitanti del piccolo paese di Palmitello danno vita ad un appassionante dramma umano attorno alla figura di Vantò, custode —a sua insaputa— di una misteriosa ricchezza. Ma chi è Vantò: un folle visionario o un eccentrico letterato? In un rutilante palcoscenico vivente si alternano passioni, intrighi e delitti, vicende in cui il confine tra bene e male è spesso indistinguibile.  Tra umorismo tragico ed ironia grottesca, i toni raffinati del romanzo ci rendono partecipi di un’onirica fiera delle vanità, dove tutto ciò che è reale porta in sé i semi della violenza e del male. Sullo sfondo di splendidi scenari naturali, quasi un leitmotiv pudicamente celato ad occhi profani, la narrazione guarda con interesse ai temi dell’integrazione sociale e delle minoranze etniche, soffocate da pregiudizi alienanti ed incapaci di esprimere se stesse, in un contesto che vuole l’emarginazione come conseguenza naturale della diversità.”

Spero di avervi accontentato con questo assaggio, pur conscio della sua genericità. Per il resto, ovviamente, vi chiedo di avere pazienza. Ancora per poco.
By Michele Barbera 

martedì 13 agosto 2013

UN NOBEL A SANTA MARGHERITA BELICE: IL PREMIO TOMASI DI LAMPEDUSA ALLO SCRITTORE MARIO VARGAS LLOSA


Un’occasione unica a Santa Margherita di Belice che premia gli sforzi organizzativi di Gioacchino Lanza Tomasi, Tanino Bonifacio e l’attiva macchina organizzatrice del Premio Tomasi di Lampedusa. Quest’anno il premio è stato assegnato allo scrittore peruviano autore del romanzo “Il sogno del Celta”. Vargas Llosa è uno scrittore autentico, impegnato, colto e raffinato. “Il sogno del Celta” segna una tappa fondamentale nel cammino culturale di Vargas Llosa che, ne siamo certi, è stato premiato anche per l’attività critica e saggistica svolta sul romanzo “Il Gattopardo”, oggetto di un’esegesi attenta ed introspettiva nel saggio “La verità delle menzogne”. I quotidiani di oggi, tredici agosto, erano pieni di riferimenti al Premio ed allo scrittore peruviano che non ha bisogno, comunque, di presentazioni. La conferenza stampa tenuta a Palermo ha sapidamente condito le domande – a tratti quasi impertinenti – rivolti dall’ampio parterre di giornalisti intervenuti a Casa Tomasi, nella ricca e bellissima biblioteca dei padroni di casa, con risposte attente, impegnate e profonde. Ritengo che il decennale del Premio ha segnato una svolta importante nella storia di questo evento culturale che, negli anni, complice una sapiente, attiva ed entusiasta macchina organizzativa, è cresciuto sino a rappresentare, nel panorama letterario nazionale, un punto di riferimento “pulito” e colto, un momento di riflessione pura sulla letteratura, anche internazionale, tanto bistrattata ed inquinata da fenomeni di puro marketing o di operazioni meramente commerciali, lontani da quello spirito e da quella musa che hanno ispirato i grandi del passato. E’ questo anche il senso di alcune affermazioni di Vargas Llosa che non ha mancato di stigmatizzare che l’impegno di molti scrittori contemporanei va verso una letteratura “leggera”, commerciale, lontana dalla profondità e, perché no, dalla novità e dalle contraddizioni che fecero, ad esempio, del romanzo “Il Gattopardo” un’avanguardia culturale assai più concreta e proficua di effimere produzioni artistiche a lui contemporanee, la cui memoria si è perduta nel tempo.
By Michele Barbera

CARTA DEI DIRITTI ED INCIVILTA’: OVVERO QUANDO SI AMMAINA LA BANDIERA BLU


Guardiamoci attorno. Siamo circondati dalle “carte dei diritti”. I diritti dell’uomo, della donna, del bambino… ma anche quelli del cane, del criceto, del malato, dell’ “utente” (parola sibillina ed assai insidiosa) e così via in un’insopprimibile corsa all’esercizio del “diritto” (nostro). E sembra quasi assurdo, ma c’è quasi una nietzschiana “ volontà di potenza” che si esprime in questo esercizio del diritto del tipo storicamente noto: il cielo me l’ha dato e guai a chi me lo tocca (con il notevole corollario: “faccio quel che mi pare e degli altri me ne fotto”).
Così penso che anche a Porto Palo di Menfi, tradizionale spiaggia che serve un bacino di utenza (comprendente anche il Lido Fiori) di oltre centomila persone equamente divise tra le province di Agrigento, Palermo e Trapani, vi sia una qualche “carta dei diritti” nascosta, che inalberi e faccia ringalluzzire il popolo (sì, va chiamato così non “orda” come qualcuno poco rispettoso suggerisce) dei bagnanti. Ecco perché quando vado a Porto Palo, blasonato lido, giunto a non-so-quante bandiere blu, sto zitto ed osservo gli altri, i quali evidentemente più consci di me dei loro “diritti”, li esercitano al meglio della potenza.
E così domenica scorsa, prima vera giornata di benevolo assalto alla spiaggia di Porto Palo, in un gremitissimo e rutilante parterre umano, si potevano facilmente constatare le “tracce” dell’esercizio di questi “diritti”. Scusate, ma ve ne voglio evidenziare i più “simpatici”, quelli che probabilmente vi lasceranno qualche traccia addosso, come dermatiti o, se siete fortunati, qualche piccola infezione. In primo luogo le defecazioni a mare. Senza giri di parole e fuor di metafora, domenica scorsa a Porto Palo gli stronzi galleggiavano. I quali, tuttavia, non avevano vita facile perché dovevano battersi, per il primato di rifiuto più zozzo, con gli assorbenti intimi che vezzose fanciulle o mature signore affidavano alle onde del mare. In misura minore vi erano avanzi di cibo, buste, bicchieri, pezzi di plastica e le immancabili chiazze oleose “rilasciate” dai corpi dei bagnanti bisunti che ne avevano usato in abbondanza, con una strana mescolanza di odori vomitevoli e dolciastri che andavano dal “cocco” ai “frutti tropicali”.
In spiaggia la facevano da padrone le immancabili “cicche” di sigarette, seguite a ruota da accessori rotti o inservibili,  cacche di cani degli “amici degli animali” ma non dell’uomo. E che! Anche i cani in spiaggia hanno il loro sacrosanto diritto di defecare. Qualcuno ce li porta apposta.
E questo, a parte la lottizzazione dell’arenile ad opera dei volenterosi dell’ombrellone “fisso” o del palo rivestito con le foglie di palme secche che sta ad indicare l’esercizio rudimentale del diritto di “proprietà” di quell’angolo di spiaggia, il “diritto” di qualche ente di non pulire i fossati che “sfociano” a mare dai canneti, topi, ratti, bisce, zanzare di specie sconosciuta che li hanno colonizzati, senza contare che tali fossati sono utili a mascherare all’occasione gli scarichi “abusivi”  di qualche furbetto, che da decenni esercita il “diritto” di scaricare a mare i propri escrementi (quasi se ne sentisse il bisogno).
E la bandiera blu?
Tutto questo non c’entra con la bandiera blu. Sono “diritti”. E guai a chi parla e chi li tocca. Chi se la sente, li esercita, certo del fatto che gli altri o non parlano o, se parlano, vengono facilmente messi a tacere da validi argomenti giuridici ( ma se lo fanno gli altri, perché io no?). A parte, si è sentita pure questa, di chi inzozzando e cacando allegramente, dice che lo fa alla faccia di chi si godrà la spiaggia nei prossimi giorni mentre lui deve tornare a lavorare.
E, nel frattempo, penso con angoscia che verrà un'altra domenica…e, con qualche brivido, che tra poco è ferragosto, periodo di massimo esercizio dei “diritti”, anche di quello di scopare durante la “mitica” notte in spiaggia. E chissà, se siete fortunati, l’indomani, tra la sabbia, oltre a tutto il resto, potrete anche trovare preservativi pieni di sperma. Non criticate, in fondo lo fanno per evitare l’AIDS.

E pazientate per le vostre dermatiti e le vostre infezioni: anche lo stafilococco ha i suoi diritti. 
By Michele Barbera

IL DOMENICALE DEL DIRITTO: CONTAMINAZIONI CULTURALI PER IL GIURISTA



Dalla fervida e fertile iniziativa del Prof. Giovanni Ziccardi è nato "Il Domenicale del Diritto", un sito web dedicato (ma non solo) ai giuristi. Il sito ha una grafica accattivante ed è pieno di contenuti che spaziano dalle recensioni dei libri alle degustazioni di vini e cibi tipici. E' un sito che segnalo per la "positività", per l'inno che esso racchiude alle cose belle della vita. Scorrere i post, tutti validamente scritti, è estremamente rilassante ed interessante. E' un'isola felice del web, dove tutti possiamo rifugiarci alla ricerca di quelle piccole sfiziosità che ci fanno guardare al di là dei nostri... affanni quotidiani.
By M.