domenica 25 giugno 2017

I SIGNORI DELL'ACQUA E LA WATER ECONOMY


Solo lo 0,001 per cento della massa acquea presente sul nostro pianeta è di buona qualità e facilmente accessibile. Di contro tutte le attività umane hanno bisogno dell'acqua. La crescita della popolazione ha innalzato in modo esponenziale il bisogno di sfruttamento delle risorse idriche che, invece, hanno subito un depauperamento per via dell'inquinamento e dei cambiamenti climatici.
L'acqua ha così interessato progressivamente gli appetiti dei grossi investitori, multinazionali alla ricerca del profitto, a cui il petrolio, le guerre, la fame, l'iperconsumismo NON bastano più.
Cercano nuove fonti di guadagno e da tempo commissionano studi statistici e di fattibilità sulla gestione speculativa delle risorse idriche.
Politici caproni, ignoranti e corrotti hanno aiutato ed aiutano queste multinazionali che si trincerano dietro motivazioni apparenti sulla bontà ed efficienza della “gestione privata” dell'acqua. Dietro le apparenze gli squali della finanza mondiale muovono le logiche della corruzione e del denaro per allungare le mani sulle fonti idriche.
Sì la battaglia dei prossimi anni (non secoli, non decenni) si svolgerà lì, sull' “oro blu”.
I nuovi speculatori non hanno bisogno di gestire e fomentare guerre, inventarsi nuove politiche consumistiche, speculare sull'energia o spingere sul bottone del progresso per spremere soldi dalla gente. Il loro business è sotto gli occhi di tutti: basta solo arrivare prima, saperne approfittare.
Ho litigato l'altro giorno con un sedicente ambientalista che mi parlava delle “balene” e della “caccia” e del “carbone” (alla faccia di Ciuffone Trump, il disgraziato presidente degli ancora più disgraziati stati uniti – con la lettera minuscola).
Ho litigato non perché io sia un cacciatore o sia a favore dell'utilizzo del carbone. Tutt'altro. Ho litigato perché non ci si rende conto che ogni giorno perdiamo la battaglia contro le multinazionali dell'acqua. E nelle “stanze che contano” nessuno fa una piega. Sembra quasi che non importi a nessuno.
Il vero crimine del secolo è questo: chi diventerà padrone dell'acqua, governerà il mondo. Senza se e senza ma.
Le multinazionali hanno interesse a che le risorse diventino “rare” per poi poterci speculare sopra.
Basti pensare, dalle nostre parti, alle reti idriche finite in mano a società private, con i conseguenti rincari e le repentine interruzioni di servizio: i padroni sono loro e fanno quello che vogliono. I politici e gli amministratori diventano solo dei fantocci, burattini corrotti ed incapaci.
L'uomo può fare a meno dell'auto, dell'energia elettrica, di internet e di tutte le altre cavolate. Ma non potrà mai fare a meno dell'acqua. Niente potrà sostituirla.
Quindi, per chi si impegna nell'ambiente, per il vero progresso sociale, per l'umanità la priorità è questa: salvare la proprietà pubblica dell'acqua.
Prima che sia troppo tardi.

By Michele Barbera

mercoledì 14 giugno 2017

IL COMICO E LA BALLERINA... OVVERO TE LO DO IO IL MOVIMENTO CINQUE STELLE

Ho sempre avuto una spiccata simpatia per il movimento Cinquestelle, così come per Beppe Grillo, che ho sempre ammirato per il coraggio che ha avuto – da vero comico ed umorista - di dire quello che pensa, anche se questo gli è costato per anni l'ostracismo nella “tv-di-stato”. Ancora ricordo i suoi sberleffi e le irrisioni rivolte a quei politici (socialisti, democristiani, repubblicani, etc...) che, prima ancora di Mani Pulite, avevano messo a nudo le corruttele e scoperchiato la pentola di malaffare e criminalità di cui era affetta l'intera classe politica.
Niente da dire.
Anche per la leggiadra ed eterea Virginia Raggi, ritrovatasi, come Alice nel Paese delle Meraviglie, a fare il sindaco di Roma, ho nutrito sentimenti di simpatia e di incoraggiamento.
Sappiamo tutti che governare Roma significa amministrare la più difficile città d'Italia. Una città che è al contempo, museo a cielo aperto, con un patrimonio artistico e storico unico in tutto il mondo, capitale di uno Stato, con i doveri di rappresentanza e con l'intreccio delle relazioni istituzionali necessarie al governo nazionale, enclave di uno stato particolare, come è la Città del Vaticano, una metropoli convulsa, in sempiterna fase di crescita, etc...
Sappiamo tutti che nessuno ha la bacchetta magica e che i problemi di Roma, compresa un'endemica tendenza allo sfascismo, sono atavici ed affondano le radici in una complessa tradizione storica ed antropologica, ma la eburnea e danzante Virginia non può sperare di riscattare se stessa e la sua pallida entrata in scena con una ingenua (a dir poco) lettera al Viminale dove invita a non fare entrare rom ed immigrati nella Capitale. E così sperare che si risolva il problema (o che altri risolvano il problema).
È come scrivere al Padreterno una lettera in cui lo si invita cortesemente a far scomparire la fame nel mondo.
Certo i miracoli sono sempre possibili...
Quello che i Cinquestelle non hanno capito è che quando si passa al governo, vuoi o non vuoi, finisce il tempo della protesta e comincia quello della proposta, del FARE.
Ci vuole progettualità, iniziativa, decisionismo, pianificazione, lavoro serrato, per costruire, raggiungere obiettivi, soddisfare i bisogni della gente, avere idee sullo sviluppo, creare opportunità. Poco alla volta, costantemente, giorno e notte.
Un'amministrazione deve saper rischiare, lottare per i suoi cittadini, affrontare i problemi e le questioni di petto, senza sconti o indecisiioni. Qualcuno criticherà, qualcun altro apprezzerà. Ma il decisionismo, l'azione, il soddisfacimento dei bisogni della popolazione, è quello che contraddistingue un sindaco ed il suo governo che non può essere fatto di letterine a Babbo Natale o di tremebonde comparse in TV, in cui si sventola la bandiera dell'innocenza e del “nulla-so-nulla-faccio”.
Ma senza il “FARE”, un'amministrazione cittadina diventa ombra che svanisce, fantasma di se stessa, inutile perdita di tempo.
Grillo lo sa. Lo deve sapere. Ed anche Virginia.
By Michele Barbera


sabato 3 giugno 2017

ATTENZIONE: CASI DI FRODE INFORMATICA SUL SITO DI AMAZON


Nel mese di maggio si sono verificati casi particolari di frode informatica su acquisti in siti ritenuti "sicuri", quali quello di Amazon. 
Ripercorrendo schemi abusati, che i gestori di siti, pur conoscendone i nefasti effetti per i consumatori nulla fanno per evitare, il criminale di turno si impossessa dei dati della carta di credito on line e, nel momento stesso in cui viene effettuato l'acquisto, fa spese ed ordina addebiti senza alcuna autorizzazione da parte del legittimo titolare della carta. In gergo si parla di shimming. 
Questa tecnica, come evidenziato da un sapido articolo di Repubblica.it di qualche mese fa, potrebbe essere benissimo contrastata dai gestori di siti utilizzando codici temporanei di acquisto mediante i c.d. token. Purtroppo, Amazon in testa, onde evitare di rendere più complicato il procedimento di acquisto preferiscono incorrere in qualche frode piuttosto che tokenizzare gli acquisti. Specie quando si tratta di acquisti fatti sul MarketPlace Amazon.
A rimetterci è il solito consumatore, ignaro dei meccanismi che gli hacker possiedono per violare anche i siti ritenuti più sicuri. A costui, accortosi della frode non rimane che protestare al call center del gestore della carta di credito e dare corso ad una lunga trafila (denuncia penale, reclami, comunicazioni, etc...) per riottenere l'accredito di quanto è stato rubato illecitamente. 
In certi casi, oltre al danno si aggiunge la beffa. Gli hacker, infatti, destinano parte delle somme rubate a enti di beneficenza o pseudotali, 
Ciò nulla toglie alla gravità dell'atto criminale che si concreta in un furto di denaro vero e proprio che si sarebbe potuto evitare se le grosse multinazionali che guadagnano milioni di euro dal commercio on-line prendessero le dovute precauzioni ed effettuassero controlli aggiornati e severi contro le intrusioni di hacker. 
Occorre, perciò, stare molto attenti agli acquisti anche nei siti ritenuti "sicuri" che, oltre ad Amazon riguardano l'acquisto di biglietti aerei, di abbigliamento di altri generi di largo consumo. 
Forse bisognerà abbandonare l'utilizzo della carta di credito, limitare gli acquisti on line ed utilizzare ricaricabili con pochi euro, di sicuro ne trarrà giovamento anche il bilancio familiare. Alla faccia delle multinazionali che danno in pasta gli utenti agli hacker. 
By Michele Barbera