martedì 9 luglio 2019

TORTURA O EUTANASIA? L'ULTIMO SGUARDO DI VINCENT LAMBERT


La nostra coscienza ha dei limiti? La legge, l'autorità ha limiti? La vicenda di Vincent Lambert "condannato" a morire di fame e di sete "per non farlo soffrire" ha del paradossale. La Francia che spesso si erge, senza esserlo richiesta, a paladina della "morale", alla fine scopre nei fatti di essere immorale e di costruirsi alibi giuridici per nascondere la triste realtà di un omicidio di stato. 
No. Non è eutanasia quella di Vincent Lambert, una "dolce morte". 
No. Lo hanno condannato a morire di fame e di sete. Semplicemente. 
E' tortura e sofferenza, né bastano i sedativi e chissà quale altra porcheria per renderlo insensibile. 
Fanno così pure in America, sapete? 
Quando iniettano nel condannato a morte, oltre il veleno anche il sedativo "per non farlo soffrire". 
Ma qui è peggio. Perché Vincent è innocente, assolutamente innocente. 
Non ha nessuna colpa o crimine da scontare.
Penso allo strazio di un padre e di una madre, rassegnati di fronte a questa violenza di stato (con la esse minuscola). 
Vorrei che Vincent prima di spegnersi guardasse negli occhi il suo carnefice. Un ultimo sguardo. Prima di lasciare questo mondo che lo ha condannato a morire. Un ultimo sguardo che segni per sempre chi ha avuto il coraggio di ergersi a giudice della coscienza.
Leggo la storia di un'infermiera Kristina Hodgetts, "abituata" a sospendere gli alimenti e l'acqua a pazienti terminali per farli morire. 
Sino a quando non toccò a lei. 
Toccò a lei di rimanere in coma per diverso tempo e solo l'ostinazione del marito riuscì a salvarla dai suoi colleghi che volevano "terminarla". 
Da quando si è ripresa è diventata una fiera oppositrice della "dolce morte" e delle scelte che spesso vengono fatte sulla pelle di persone indifese che non possono più esprimere la loro opinione ed affermare il loro diritto alla vita. 
Speriamo che i medici e gli infermieri che stanno "assistendo" Vincent non debbano mai provare sulla loro pelle l'esperienza che ha vissuto Kristina Hodgetts. 
Allora sì che sarebbe molto, ma molto diverso. 
By Michele Barbera 

martedì 2 luglio 2019

QUANDO IL FINE NON GIUSTIFICA I MEZZI: STORIA DI CAROLA

In Africa ogni giorno migliaia di volontari, laici e consacrati, si adoperano per salvare vite. Danno sostegno alimentare, fabbricano case e scuole, scavano pozzi, curano le malattie. Tutti, ma proprio tutti gli operatori, sanno che devono rispettare le regole del Paese in cui si trovano: non solo le norme di legge, ma anche le usanze, le tradizioni, anche se possono sembrare talvolta assurde o irrazionali. 
E nonostante ciò, spesso i volontari, specie se religiosi e cattolici, vengono percossi, sequestrati se non uccisi. 
Non invidio né l'ex ministro Minniti, né l'attuale ministro Salvini. 
Al di là delle loro idee personali, il compito che hanno è difficilissimo, in bilico tra sicurezza e rispetto delle regole, da un lato, e vite umane realmente in pericolo dall'altro. 
I buonismi spericolati e le ipocrisie politiche portano ad assumere atteggiamenti estremi a seconda della propria fazione. Non solo si attaccano i ministri, ma anche - a seconda dell'umore - i magistrati.
Che hanno il compito di farle rispettare quelle regole. Anche se impopolari. 
Ritenete veramente che rapinare una banca per dare i soldi ai poveri (o ai finti poveri) sia giusto?
Capiamo o no, in modo oggettivo, che una nave battente bandiera straniera ha forzato un blocco navale (per quanto blando e leggero) ed ha speronato una motovedetta della Guardia di Finanza mettendo a rischio gli agenti che stavano solo servendo il loro e nostro Paese?
Non voglio neanche pensare se una cosa del genere fosse successa alla Germania, alla Francia, agli USA o all'Inghilterra. Non parliamo poi della Russia o della Corea del Nord o della Cina. 
Non vorrei che, alla fine, le nostre divisioni interne, strumentali, le chiacchiere da salotto televisivo, i proclami e gli slogan ad effetto di onorevoli o aspiranti tali, finiscano, come sempre, per ritorcersi ingiustamente contro le istituzioni che hanno il dovere di fare rispettare le regole, non di interpretarle secondo gli umori (e le simpatie) del momento. 
Pare, purtroppo, che Carola abbia fatto scuola (cattiva) ed altre navi di ONG siano pronte a salpare e chissenefrega della Marina Italiana e delle forze militari. 
Carola ha vinto il suo braccio di ferro. Ha mostrato i muscoli ed ha sfidato l'Italia. Senza nessun rispetto per le regole e le Autorità italiane, militari e non. Ha vinto. Punto.
Non con le regole ma con la forza. Ed, alla fine, le sue finte scuse sono sembrate una beffa, specie se aggiunte al fatto che lei pensava che la Guardia di Finanza "si scansasse".
Ecco perché se posso capire il fine (soccorrere i naufraghi o presunti tali), non riesco a giustificare i mezzi. Senza se e senza ma.
Paura per gli sbarchi? Che si fermi la migrazione o la deportazione?
No, state tranquilli. I trafficanti-scafisti (o chi per loro) hanno escogitato i "barchini" e i profughi (paganti) trasmigrano dalle navi-madri a barchini a esito sicuro. 
E gli sbarchi proseguono. A Lampedusa, in Sicilia ed in Calabria. Anche senza Carola e la sua voglia di mostrare i suoi "muscoli tedeschi" e della sua nave-panzer contro i fessacchiotti italiani. Che non sanno "scansarsi" al momento opportuno. 
By Michele Barbera