mercoledì 10 agosto 2016

INFERNO SIRIA: SCHIACCIATA TRA ISIS E MIRE DI ESPANSIONISMO, IL CATTIVO GIOCO DI ERDOGAN E PUTIN

Della Siria in questo blog ci siamo occupati tempo fa, forse in tempi non ancora sospetti e tragici come quelli odierni.
Avremmo voluto essere cattivi profeti, purtroppo gran parte di quello che temevamo si è verificato: la massa di profughi che schiaccia sull’Europa, un intero stato  alla mercé dei pazzi terroristi dell’ISIS, Putin che gioca al gatto con il topo con Assad. Le Nazioni Unite assolutamente impotenti ed inefficienti.
Eppure la Siria è uno snodo fondamentale nello scacchiere mediorientale. Da sempre Damasco ha rappresentato il punto cruciale degli equilibri tra mondo arabo e mondo cristiano. Invece, questo gioco al massacro ha diffuso un virus pericolosissimo, quello della destabilizzazione, della precarietà politica e governativa.
Chi ci sta guadagnando in tutto questo?
Da tempo, in quei territori Putin sta adoperando la “mano pesante”: ha letteralmente invaso l’Ucraina, ha mire espansionistiche mal celate, si è approfittato della Siria riducendola a brandelli e dando una feroce prova di forza ai c.d. “ribelli”. I ribelli che poi non erano tali erano i miliziani che combattevano la dittatura di Assad o, forse, erano quelli che davano fastidio alla Russia di Putin.
Poi la Turchia ha abbattuto un caccia russo. Per un errore? O perché voleva mostrare i denti a Putin?
Poi il trono di Erdogan è tremato per un finto “golpe” manovrato ed architettato da qualcuno per fare spaventare il leader turco.
Al che Erdogan, paese NATO, che fino ad un giorno prima strepitava contro i Russi, si va a sottomettere a Putin.
Coincidenze? Le coincidenze nella storia non esistono. Esistono semmai le convenienze, i compromessi.
Erdogan sta facendo il doppio gioco. Spreme l’Unione Europea e le sue debolezze, ricatta gli Stati Uniti e nel frattempo si va a mettere sotto l’ombrello protettore di Putin, l’unico che può davvero creargli pericolo, l’unico che, forse, c’entra davvero qualcosa nel colpo di Stato.
Il generale Dalla Chiesa una volta ebbe a dire che la prima corona di fiori che arriva al morto ammazzato di mafia è quella del mittente.
Se è vero che la prima telefonata dopo il “finto” golpe che è arrivata a Erdogan l’ha fatta Putin, c’è poco da stare allegri.
Attenzione Putin non è un Trump qualsiasi. Non fa chiacchiere. E’ furbo, potente e molto, molto pericoloso.
Ed a farne le spese non sarà solo la povera e martoriata Siria.
By Michele Barbera 

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