sabato 5 gennaio 2013

LE CINQUE RIFORME CHE I POLITICI SI RIFIUTANO DI FARE, ovvero LA TELA DI PENELOPE DELLA CASTA




Sono ormai dei tormentoni conosciuti da tutti, di cui sempre si parla e che nessun partito (o movimento) vuole concretamente realizzare.
1)      Dimezzamento dei parlamentari. Sono in troppi e costano troppo. Basta con i doppi incarichi e le triple indennità. Lo sanno tutti e tutti si divertono a prendere in giro gli elettori promettendo che la prossima legislatura sarà quella buona. Corollario utile e buono: abolizione delle rappresentanze parlamentari degli italiani all’estero. Non servono a nulla. Secondo corollario: smantellamento delle strutture parlamentari inutili e dei superburocrati e dei supercommessi che percepiscono stipendi da favola alla faccia del metalmeccanico in cassa integrazione.
2)      Abolizione delle province. Enti assolutamente inutili e la cui inutilità è direttamente proporzionale ai costi di funzionamento. In atto sono dei sottoboschi politici buoni solo a distribuire prebende e fungere da parcheggio per aspiranti sindaci, onorevoli e sottosegretari o, viceversa, da buen retiro per sindaci, onorevoli e sottosegretari trombati.
3)      Abolizione delle regioni e delle province a statuto speciale. Da siciliano, francamente, non ho capito mai a cosa serva oggi lo statuto speciale. Forse all’inizio (60 anni fa) aveva un senso, ora non l’ha più. A meno di considerare il fatto che le regioni a statuto speciale e le province a statuto speciale sono delle mangiatoie formidabili per i (pochi o troppi) eletti.
4)      Gestione unica delle risorse europee. In atto una miriade di enti ed amministrazioni si sovrappongono, si combattono, si contendono le risorse comunitarie che alla fine si disperdono nei mille rivoli della burocrazia tangentizia. La gestione unica garantirebbe trasparenza nei conti ed individuazione di responsabilità per inefficienza e mala gestio. Ricordiamoci che, per il momento, l’Unione Europea è l’unica che ridistribuisce risorse per l’investimento e le infrastrutture. Chi non spende bene i soldi europei viene beffato tre volte: dal proprio Stato che paga l’Europa, dai furbetti che si intascano i soldi a ufo, dagli stati stranieri che utilizzano le risorse alla faccia nostra.
5)      Semplificazione fiscale. Tasse, imposte, oneri e balzelli che rendono la vita complicata ai cittadini sempre all’inseguimento di scadenze, dichiarazioni, denunce ed autodenunce. Basta! Ci si rende conto di quanto costa allo stato l’apparato elefantiaco delle agenzie delle entrate e di tutti gli enti connessi e collegati? Non solo, ma la complicanza fiscale agevola l’evasione e l’elusione: più sono complicate le norme tributarie, più chi ha la possibilità di eluderle le elude.
E invece no. Siamo abituati alla greppia delle complicanze burocratiche, dei labirinti politici, dei santuari intoccabili di una casta zozza ed immonda che si diverte a speculare sulla classe dei lavoratori solo per complicargli la vita e darla in pasto ai gruppi finanziari e lobbistici internazionali.
Ed i parlamentari, novelli giuda del popolo italiano, ci vendono e fanno soffrire la popolazione pur di salvaguardarsi i loro privilegi (Governo Monti docet!). 
Saluti, by Michele 

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