lunedì 24 dicembre 2012

SEGNALIBRO: DAL PIAVE AL DON di GIUSEPPE ROTOLO, Tre guerre nella vita di un chirurgo






Ogni tanto fa bene leggere libri come questo.
Debbo ringraziare la Prof.ssa Margherita Lipari, mia zia e vedova del compianto zio Giacomino Alonge, gentiluomo d’altri tempi, nonché Preside benemerito della Scuola Santi Bivona di Menfi, per averlo posto alla mia attenzione.
Partiamo dall’autore.
Giuseppe Rotolo è stato un figlio illustre di Menfi. E’ uno dei ragazzi del ’99. Uno di quei giovani, come dice nell’introduzione del libro Giulio Bedeschi, “nati a cavallo del secolo” che “appartengono ad una generazione decisamente sventurata: dalla guerra di Tripoli, alla prima grande guerra, dalle guerre di Abissinia e di Spagna alla seconda guerra mondiale, i giovani di quella generazione, chi più chi meno, tutti vennero coinvolti in quei tragici e sconvolgenti avvenimenti”.
Rotolo ci conduce per mano in tre di quelle guerre che lui ha vissuto “come soldato e come chirurgo” e lo fa con uno stile asciutto ed elegante, mai retorico, pieno di intense connotazioni, metaforicamente legate a tre fiumi-simbolo: il PIAVE della “grande guerra” affrontata da lui, ancora studente di medicina, con i gradi di ufficiale dei bersaglieri subito dopo Caporetto e fino a Vittorio Veneto. Poi c’è il SAMRE’ dell’Abissinia, una guerra vissuta da ufficiale medico, con toccanti esperienze umane trascorse in sale operatorie e con strumenti più o meno di fortuna, sino al DON, l’infernale “fronte russo” dove Rotolo conoscerà anche la triste e defatigante esperienza di prigioniero del lager, chiamato anche lì a dare sollievo medico e clinico ai suoi compagni di sventura, detenuti in una landa dove la temperatura scende a meno 35° sotto zero ed il cui unico pensiero è solo quello di “sopravvivere”.
Dopo la prigionia ritorna nella Milano che lo aveva visto crescere professionalmente e che lo accoglie come una terra promessa.
Rotolo parte per l’avventura della sua vita dalla nostra Menfi, “stagnante borgo contadino”, in cui nei primi anni del secolo, “la povertà regnava sovrana ed era così connaturata con la vita degli abitanti che quasi nessuno se ne accorgeva: tutti vivevano nella rassegnata e ottusa convinzione che così aveva disposto il buon Dio”.
Fanno riflettere le parole del dottor Rotolo.
Oggi viviamo in una Nazione cresciuta sulle rovine della seconda guerra mondiale.
I nostri padri hanno combattuto per la nostra Patria, per la libertà dalla dittatura. Hanno affrontato sacrifici indicibili per riscattare la nostra terra da questa “povertà” fatale e rassegnata. Viviamo in un relativo benessere economico e sociale. Viviamo nella pace.
Ma tutto questo non vuol dire avere scarsa memoria.
Giovanni Spadolini, che firma la prefazione del libro, afferma che l’autore nel libro è spinto a “condannare e ad allontanare tutti quei miti irrazionalisti che hanno alimentato l’odio bellicista negli anni solcati dalla minaccia totalitaria devastatrice dell’Europa civile.”
E Rotolo lo fa con chi ha subito sulla sua pelle la furia rovinosa della guerra e della morte.
Leggere il libro del dottor Rotolo significa così, anche dare il giusto tributo a tutti coloro che hanno reso grande la nostra Patria con i loro sacrifici personali, ma significa soprattutto non dimenticare l’orrore della guerra, il degrado e la devastazione che produce, l’odio che fomenta.
Perché non accada mai più.
Buon Natale a tutti in nome della Pace.
By M. 

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