giovedì 31 gennaio 2019

LA “CINAFRICA” E LE MULTINAZIONALI: IL GENOCIDIO DI UN CONTINENTE


Da circa dieci anni il Governo cinese ha attuato una precisa politica di penetrazione e di colonialismo economico sul continente africano. Oggi, vi sono circa 57 nazioni africane indebitate per centinaia di miliardi di dollari con la Cina.
Il Governo cinese ha attuato ciò con la piena collaborazione e con l’intesa delle varie leadership che reggono il sistema politico-tribale dell’Africa.
Hanno realizzato, tramite accordi ambigui e vessatori per gli stati africani, migliaia di infrastrutture destinate ad essere “teste di ponte” strategiche per l’invasione economica e politica cinese dell’intero continente africano, avendo accesso privilegiato alle risorse sia geografiche che minerarie: porti, miniere, aeroporti, strade, persino città.
La strategia cinese, non solo ha indebitato gli stati africani, ma ha anche sfruttato la manodopera africana relegandola in uno stato di quasi schiavitù, amplificando l’opera devastatrice delle multinazionali occidentali.
Purtroppo, nonostante il grido di allarme di studiosi e giornalisti, nessuna voce istituzionale ha mai denunciato, in sede internazionale, questa guerra economica che, ormai, ha vincitori e vinti. Più che di distratta omissione, si deve parlare di cosciente complicità nel depredare e violentare l’Africa.
Il velo di silenzio che per decenni ha nascosto la verità, secondo alcuni analisti economici, è ormai destinato a squarciarsi: la presenza dei cinesi è inarrestabile, e si teme una rivolta armata degli Stati e delle popolazioni che sono costretti a subire il predominio economico cinese e la soffocante pressione del debito.
L'invasione "pacifica", intanto, continua e segnerà un processo irreversibile per l’Africa.
Le popolazioni indigene, compresi i bambini, sono utilizzati dalle imprese cinesi come manodopera a bassissimo costo, senza tutele o protezioni, con impossibilità di accedere ai ruoli specializzati o dirigenziali, monopolizzati dal personale cinese. Le risorse naturali sono sfruttate senza troppi scrupoli.
La Cina, affamata di nuovi mercati e risorse, ha dimostrato che le teorie sul “capitalismo di stato” possono tranquillamente andare a braccetto con il profitto e la speculazione espansionistica.
Tutto questo ha un costo che si valuta anche con l’aggravarsi del fenomeno migratorio delle popolazioni africane: in Africa i terreni, per la quasi totalità sono in mano ai Governi locali che li affidano alle imprese cinesi per la realizzazione dei loro progetti. Interi villaggi sono fatti sgomberare con la forza ed i terreni agricoli, già in massima parte colonizzati dalle multinazionali alimentari, subiscono l’ulteriore esproprio degli accordi di “sviluppo” con i cinesi.
Solo una presa di posizione forte, UN PATTO PER L’AFRICA, che preveda un atteggiamento solidaristico istituzionale dell’ONU, del FMI e degli altri Organismi Internazionali può scongiurare una catastrofe umanitaria e naturale in cui il fenomeno dei “migranti” è solo la punta di un iceberg.
Ci si chiede se l’Occidente (e una volta tanto la Russia dello zar Putin), sarà capace, per la sua stessa sopravvivenza, di attuare un piano Marshall in soccorso delle popolazioni africane, oppure se soccomberà di fronte allo strapotere dello sfruttamento economico di alcune superpotenze e delle multinazionali.
Mai come in questo caso il silenzio equivale a complicità.
Ricordiamoci, però, che alla fine il prezzo da pagare ci sarà per tutti.
By Michele Barbera

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