mercoledì 11 dicembre 2013

FORCONI E... FORCHETTE: DALL'ANARCHIA ALLA OMOLOGAZIONE



In questo blog tempo fa c'eravamo già occupati della protesta-simbolo dei "Forconi" siciliani. Avevamo espresso, forse in modo malcelato, simpatia per questo movimento "quasi" spontaneo che si riprometteva di "mettere finalmente le cose a posto". 
Quest'anno le cose sono diverse. Il movimento si è allargato in tutta Italia e la Sicilia, da fonte originaria della protesta, si è "intiepidita". 
E' una protesta anarchica, senza capi né idee, che unisce i vari Grillo-Berlusconi ed ora anche quelli di Forza Nuova. Una protesta universale, contro tutto e contro tutti: i politici della casta, l'euro, la disoccupazione, le tasse, etc...
Alfano beccheggia. Nelle interviste parla di salvaguardia del diritto di protesta, ma si esprime contro chi vuole mettere la città " a fuoco". Il suo lavoro non è facile, né semplice. E Berlusconi gode alle sue spalle. 
Un gesto dei poliziotti (togliersi il casco) ha sollevato mille interpretazioni tra simpatie e diffidenze. Il solito Grillo ne ha fatto bandiera per incitare ad una rivoluzione generale, quasi un colpo di stato contro tutti (di nuovo). 
Cosa c'è, però, al di là di tutto, di vero? Di autentico? Di genuino?
Solo una cosa: la rabbia. 
Rabbia. Tanta, vera, troppa. 
Siamo un popolo, facendo il verso ad una famosa canzone di Roberto Benigni, di "incazzati". 
Che vuole farsi sentire contro l'ipocrisia di chi governa (male) e non è capace di uscire fuori da un pantano economico-burocratico-istituzionale che comodamente chiamiamo "crisi". 
E' una protesta contro l'Europa matrigna, gestita da banchieri miopi ed egoisti, incapaci di vedere al di là del proprio naso. 
Il rischio, però, è quello della omologazione. Di protestare tanto per farlo. Di arrabbiarsi perché.... "piove, governo ladro"! La protesta fine a se stessa non serve. Ci vogliono idee nuove che camminino sul solco della indipendenza di pensiero, fuori dagli schemi europeisti e soggiogati dai poteri finanziari. Che sviluppino e soddisfino  le esigenze reali e concrete della gente.
Una banconota non serve a niente. 
Una pagnotta di pane può sfamare un uomo. 
Bisogna puntare sull'economia reale, non su speculazioni finanziarie che servono solo ad ingigantire le diseguaglianza sociale ed a premiare i più furbi. 
Il progresso non si fa al chiuso delle banche, ma in mezzo alle strade, nelle fabbriche, nei campi. 

By Michele Barbera 


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