Affidamenti, adozioni, separazione genitori-figli...
Hai voglia a criticare giudici, assistenti sociali e psicologi.
Il modello di
famiglia che la legge vuole ed idealizza come “perfetto” non
esiste, parliamoci chiaro.
Chi non vorrebbe una
famiglia in cui i genitori siano seri, ben disposti e benestanti, che
non litighino mai, attentissimi ai bisogni dei figli ed a
“assecondarne le aspirazioni”(come
dice la legge), con figli sani-intelligenti-educati, sempre
bravissimi a scuola, con insegnanti superdotati,
che vivano in case confortevoli, frequentino club e ritrovi sportivi
al top e che vestano
sempre alla moda con abiti firmati e griffati?
La
realtà è ben diversa.
Il
mestiere di genitore non lo insegna nessuno, perché è qualcosa che
si costruisce giorno dopo giorno, tra mille difficoltà ed
imprevisti. E non solo economici, di casa o salute.
Già
oggi sposarsi e mettere su famiglia “uomo-donna-figli” pare un
atto rivoluzionario. La società ha sdoganato modelli fai-da-te o
surrogati che scimmiottano la famiglia, ma non sono la famiglia. E
lì ci sarebbe già tanto da dire.
Eppure
la famiglia “tradizionale” resiste ancora. Lasciatemelo dire. Ed
ha un suo perché.
Non
per atto patriottico o per mera continuazione della specie.
È
una scelta personale, che non può essere la scelta di un momento, ma
implica un volersi bene ed accettarsi che si perpetua giorno dopo
giorno. Non si mette su famiglia per “prova” o perché “tanto-poi
se-va-male-divorzio”.
Il
matrimonio, come disse uno scrittore, più che amarsi significa
sopportarsi a vicenda, e un altro, che l’amore accende il
fuoco del matrimonio, ma è la pazienza che lo mantiene.
Cominciamo
da lì.
Ed
i figli? Lo volete il “segreto della nonna” per crescerli bene?
Semplice: amore e rispetto per sé e per gli altri.
I
figli sono un dono, ma anche una responsabilità. Sono alberi che, per crescere bene e non seccare, devono essere
innaffiati, concimati, ma anche potati. Altrimenti è il caos. Il
disordine.
Dedicate
loro del tempo. Quando sono piccoli. Anzi, sopratutto quando sono
piccoli.
I figli non sono lo specchio delle frustrazioni dei
genitori. Non devono essere per forza premi nobel, campioni sportivi,
attrici o soubrette televisive.
Non
devono per forza condividere il “modello di vita” che vogliono
per loro i genitori o realizzare i sogni giovanili mancati di papà
o mammà (con l’accento).
Hanno
il diritto di guardarsi attorno, di scegliere le loro opportunità,
di fare i loro sbagli, di intraprendere i loro cammini, sfruttando al
meglio quello che il destino bislacco gli mette sul piatto.
Al
bando le “mamme-chioccia” ed i “padri-padroni-so-tutto-io”.
Allenate
i vostri figli alla vita. Camminategli accanto. Non davanti e nemmeno
dietro. Teneteli per mano e dividete con loro il peso dei problemi, anche familiari, e fate in modo che affrontino in prima persona gli
ostacoli: per imparare a superarli, semplice.
Dove
hanno sbagliato, e di grosso, i genitori della “famiglia-del-bosco”
(che brutta definizione mediatica)?
Nel
volere imporre ai figli il loro modello di vita (giusto o sbagliato che sia), chiudendo le
opportunità di crescere e conoscere un mondo che merita comunque di
essere scoperto e di essere vissuto, nel bene e nel male, perché lì sarà
il loro futuro, il loro domani. A cui debbono essere preparati. Prima
che la valanga della vita li travolga.
Perché anche i genitori sbagliano. Non solo gli insegnanti, i giudici o gli
assistenti sociali.
Ma
si sa, nessuno è perfetto.
By
Michele Barbera

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