venerdì 22 settembre 2017

FEMMINICIDIO: LA STRAGE ANNUNCIATA E LE CHIACCHIERE INUTILI

Ci sono cose che nessuno può sopportare. Ci sono notizie che nessuno vorrebbe ascoltare ed eventi che nessuno dovrebbe vivere. 
Il "femminicidio" è un abominio che dovrebbe essere lontano anni luce da una società civile. La tanto proclamata "parità dei sessi" si infrange inevitabilmente sull'iniquo rapporto di forza fisica tra l'uomo e la donna. 
Non ci sono spiegazioni. Solo brutalità, violenza, sopraffazione. Proprio all'interno di quelle mura e da parte di quelle persone che dovrebbero proteggere e farci sentire al sicuro, voluti bene. E poi, rabbia, dolore, senso di impotenza di fronte a quello che è accaduto. 
Parole, le nostre. Come quelle sentite dai politici, criminologi, psicologi. In questi mesi, in questi giorni. Inutili e quasi fastidiose. 
Nessuno ha un rimedio, specie se calato dall'alto, perché non basta una legge, non basta un proclama per fare scomparire il malessere di una società che lo vive dal suo interno. 
Non è una questione di "proibire" o la "castrazione chimica" o la "terapia farmacologica". Tanto vale prevedere la pena di morte e la giustizia sommaria con fucilazione alla schiena. 
Ma per uno che muore, quanti ne verranno dietro, sia pure per un malato e perverso gioco emulatorio?
Occorre rispetto. Solo questo. Rispetto. 
Il rispetto parte dal basso, dalle famiglie, dal dialogo marito-moglie, dall'educazione dei giovani, dalle scuole. Il rispetto nei confronti dei propri familiari, dei propri insegnanti, dei propri amici.
Sapere che la propria libertà finisce quando inizia quella degli altri. 
Semplice. 
I mariti non sono padroni delle mogli. Né possono pretendere che le mogli siano sottomesse a loro come serve o schiave, pronte a soddisfare ogni loro capriccio o volere. 
La società è cambiata nei secoli. Il matrimonio è diventata una barca in cui a remare debbono essere in due. E tutti e due debbono remare nella stessa direzione. Altrimenti è lo sfascio, la deriva.
Rispetto, sempre quello. Chiamatelo obbligo morale o furba convenienza. Ma è così.
I genitori debbono sapere che hanno il grande dovere di "educare" i figli, non semplicemente di acquistare loro l'ultimo smartphone per "farlo contento" o di lasciarli uscire a orari impossibili per "farli divertire, che tanto tutti fanno così". 
Rispetto e regole. A cominciare dalle famiglie. Facciamo sentire ai nostri figli, ai nostri giovani che non sono soli, che nella vita non tutto è permesso, ma occorre anche sapere rispettare le indicazioni dei genitori. 
Cominciano da ora, da subito. Senza aspettare "leggi" e castrazione chimica. 
Dobbiamo essere orgogliosi di appartenere alla generazione del "per favore", del "buon giorno" o "buona sera". 
Da ultimo, mi rendo conto, da avvocato, che troppo spesso la donna che accusa viene sottovalutata da molti operatori giudiziari, o presa per pazza o isterica. Succedere più spesso di quello che pensiamo. L'accusa cela un bisogno disperato di aiuto. Che deve essere valutato, corretto, seguito, assistito. Il più delle volte viene deriso.
Non ci vogliono leggi speciali, ma solo una corretta applicazione di quelle esistenti. Con un occhio attento. 
Perché spesso la donna da sola non ce la fa. Non possiamo pretendere che ogni donna si trasformi in Rambo e che viva la sua giornata come in una trincea, ad avere paura di chi le sta vicino e dovrebbe condividere con lei la gioia di vivere. 
I rapporti malati vanno troncati. 
E se a volte si è deboli per farlo, o la paura frena, chiedere aiuto non deve essere fonte di vergogna o di imbarazzo, ma la realizzazione di un diritto da gridare a gran voce, di quella libertà di essere e di vivere che troppo spesso finisce calpestata dall'indifferenza, se non dalla derisione.
By Michele Barbera

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