Ho combattuto la buona battaglia,
ho terminato la mia corsa,
ho conservato la fede.
Mi piace ricordarLa così,
con le stesse parole di San Paolo che la carissima Suor Rosa ha
indirizzato in un intenso messaggio di cordoglio a mia madre subito
dopo che era avvenuta la morte di mio padre nel 2009.
Le parole di San Paolo sono
un viatico intimo, pieno di passione, speranza e fede, la stessa che
ha accompagnato Suor Rosa nella sua vocazione fra le Apostole di Gesù
Crocifisso a San Giovanni Rotondo.
Suor Rosa non ha mai
dimenticato Menfi e nessuno di quanti hanno avuto la fortuna di
conoscerla e di frequentarla; ha saputo sempre dedicare ad ognuno
il giusto pensiero, nelle ricorrenze, liete e tristi, che la
Provvidenza riservava nel cammino delle nostre esistenze. Ed era sempre una gioia poterla rivedere nelle rare occasioni in cui tornava nella nostra città.
Nel ricordo di Lei c’è
sempre l’intensa ed infaticabile attività che ha svolto, prima di
abbracciare la Croce di Cristo nel ministero della vocazione, come
promotrice nella comunità ecclesiale del “mitico” Gruppo
Giovani. Non eravamo ragazzini, ma forse neanche tanto
“grandi”, eppure quel Gruppo ha sicuramente segnato una tappa
fondamentale nella vita di ogni giovane che lo frequentava: la
costanza con cui tutti seguivano l’attività era e rimane un
mistero in una società materialista, superficiale, allo sbando, dove
l’adolescenza segna quasi sempre il distacco triste dalla Chiesa. È
stato il carisma di Suor Rosa, all’epoca semplicemente Rosa, a
guidarci, ne sono sicuro.
È ritornata alla Casa
del Padre l’altro ieri, giovedì, in un luminoso pomeriggio di
dicembre, nel periodo liturgico che celebra la Sacra Famiglia. E,
forse, non è un caso. Si è sicuramente ricongiunta ai suoi genitori
che l’hanno preceduta nel cammino di rinascita nella fede. Serena,
gioiosa e sorridente. Come sempre l’abbiamo conosciuta.
Suor Rosa ha affrontato
un difficile percorso, quello della malattia, che nelle persone sante
e credenti, però, diventa occasione di incontro mistico con la
Croce. Neanche la malattia, però, l’ha segnata, né ha potuto
sfigurarle la dolcezza di un sorriso offerto ogni giorno al Cielo.
Non ci stupiscono le
notizie che arrivano da San Giovanni Rotondo sulla sua morte,
avvenuta mirabilmente in concetto di santità. Anzi, è lo stimolo di
una nuova riflessione, sulla limpidezza e la gioia di una fede
vocazionale che non ha avuto tentennamenti. Suor Rosa è stata un
esempio di delicata umiltà e di fermezza nella fede che deve essere
conosciuto ancora meglio dalla nostra comunità e, soprattutto, dai
nostri giovani.
Adesso, il ricordo di
Rosa (perdonatemi se la chiamo così) è ancora più prezioso, la sua
memoria ancora più vitale. Per questo la sentiamo ancora più vicina
di quanto poteva essere a noi con la sua preghiera quotidiana. Il cordoglio che ci
unisce è una finestra aperta sul Cielo: la stessa da cui Suor Rosa
continuerà a guardarci, a spronarci ed a consolarci.
Michele