venerdì 13 ottobre 2017

VOTO DI PREFERENZA, LISTE BLOCCATE E DEMOCRAZIA



Non giriamoci dall'altra parte. 
La riforma elettorale che ha acceso i dibattiti dei parlamentari e delle oligarchie di partito, tutti occupati e preoccupati di fare stime, analisi e previsioni, ha lasciato tiepida e quasi indifferente la maggioranza degli italiani. 
Vecchia storia, ormai. Gli italiani si sono disaffezionati alla politica (almeno per il 40-50%) e buona parte del resto va a votare quasi per inerzia. Né la riforma elettorale pare scuotere più di tanto l'elettore visto il pasticciaccio che hanno combinato, nell'intento di lasciare tutti contenti (i partiti ed i cespugli). 
Preferenza sì o no, collegi uninominali, listini bloccati, candidati italiani per i seggi "esteri", abbassamento della quota di sbarramento. Sembra che i parlamentari, paurosi di perdere la poltrona, facciano di tutto per complicare la vita al cittadino-elettore ed allontanarlo dalla politica effettiva, visto che il suo voto, per le alchimie politiche conta poco, quasi nulla. 
Preferenza? Non sia mai. Si tuona contro la preferenza, perché favorisce il voto di scambio, la compravendita di voti e fa vincere i "mafiosi". Può darsi. Ma basterebbe che il candidato non andasse a cercare i voti dei mafiosi e non li acquistasse illecitamente, per privilegiare la preferenza che è strumento supremo di democrazia e di sicuro impegno per il cittadino. 
Basterebbe, insomma, che il candidato si comporti onestamente senza ricorrere a brogli e compravendite. Chiedo troppo?
Meglio, forse, i listini bloccati che favoriscono i burocrati di partito e le rendite parassitarie di posizione, oltre ad impedire l'avvento di figure nuove che non abbiano il placet dei vertici? 
La verità è che da parte dei politici si tende ad un sistema che permetta di controllare l'esito del voto e gli eletti. Di fronte all'assenza di grandi figure di riferimento, i piccoli stregoni della politica preferiscono fare fronte ad un rischio calcolato per garantirsi il futuro politico. 
L'astensionismo sconfortato non serve. Né serve uno sterile voto di protesta che si apre sul nulla.
La battaglia va condotta nelle urne, scegliendo partiti e formazioni, ma sopratutto uomini di coraggio.
Non svendiamo il nostro voto, facciamo sentire idee e proposte, esigiamo il loro rispetto. Dobbiamo prendere per il bavero i candidati e fare sentire la nostra voce, che è la voce dell'elettore. 
Ricordiamoci che la vera politica inizia sempre dal basso, da quel popolo fin troppo vituperato e strapazzato. Perché alla fine a pagare il conto di una cattiva amministrazione è e sarà sempre lui.
By Michele Barbera 


Nessun commento:

Posta un commento