domenica 5 dicembre 2021

A RISCHIO CROLLO LA TORRE CORSARA DI PORTO PALO DI MENFI: COMINCIA IL BALLETTO (INUTILE) DELLE COMPETENZE

 


Domina la costa di Porto Palo di Menfi da tempo immemorabile. Tutti, menfitani e non, la considerano il vero simbolo di una borgata che svetta su una spiaggia meravigliosa. Quest'estate è stata al centro di una polemica assurda e pirandelliana. 
Adesso, però, la "Vecchia Signora" è stata ferita gravemente, e questa volta di chiacchiere ne possiamo ( e dovremmo) fare pochissime. 
L'attività urbanistica degli ultimi decenni ha vissuto ed è passata dribblando tante "carte", revisioni, adattamenti di PRG ed altre pianificazioni che, al solito, hanno danneggiato molti e privilegiato pochi, ingrassando solo l'Agenzia delle Entrate che è piombata come un avvoltoio sui trasferimenti della misteriosa zona "T" di lotaniana memoria che ha miracolosamente trasformato a fini fiscali i terreni agricoli in terreni "potenzialmente" edificabili e, perciò, sottoponibili ad una bruciante e fantozziana tassa di registrazione. 
Al di là delle barzellette (che fanno piangere), i guasti alla pianificazione urbanistica si sono visti nelle successive esigenze di modifiche dei piani, mai giusti, mai adeguati, mai...tutto. 
Viceversa, a parte gli spendaccioni (ed a volte inutili) interventi buttati qua e là sul territorio, secondo il vento dei finanziamenti, delle buone intenzioni è rimasto poco o quasi nulla. 
Sono rimaste vittime illustri le strade, bucherellate e sfasciate in modo equo per tutto il territorio, vittima le opere pubbliche, vittima gli spazi pubblici a volte usurpati e piegati a logiche private. 
Investimenti? Quali? Tutto ciò che poteva rilanciare il territorio è stato sapientemente bocciato, denigrato, vilipeso ed alla fine devitalizzato. 
Ma ritorniamo alla Torre. 
Nessun intervento negli scorsi decenni. Neanche quando i soldi c'erano. Colpa di chi? Boh.
E' dai tempi dei Regi Decreti che le autorità (con la "a" minuscola) impongono divieti e vincoli sulla zona di Porto Palo.  
Mai una volta, però, che si fossero decisi ad intervenire per il consolidamento del costone. 
Oggi tutti a piangere e tremare per il crollo della Torre che non è quella di Pisa e, state tranquilli, poco ci vuole (questione di baricentro mi spiegava un ingegnere) e potrebbe venir giù.
Gli interventi? Importanti, necessari e urgenti mi diceva quell'ingegnere che ama Menfi, un tipo pratico (forse per questo inviso alla burocrazia nostrana): palificazioni, riempimenti, etc...
Invece, si parla di sopralluoghi, poi di incarichi, poi di progettazione, poi di finanziamenti... poi, poi, poi... L'incubo delle carte. Già. 
Ma una somma urgenza? E di chi del Genio Civile? E la Sovrintendenza? I beni artistici, la Regione, il P.A.I. idrogeologico, la forestale....Come la mettiamo? E se poi qualcuno fa qualche denuncia alla Procura? Le carte debbono essere a posto.
Carte, carte ed ancora carte. 
Non penso che la Vecchia Signora abbia ancora voglia di aspettare. O, forse, siamo noi che non la meritiamo per non averla saputa tutelare, proteggere a tempo debito. 
Poi il colpo di genio. 
Qualcuno propone di lasciarla andare giù e di sostituirla con una gigantografia...di carta: UNA GRANDE FOTOGRAFIA di com'era la Torre. Bella, antisimica, vuota e... piatta, come l'elettroencefalo di qualcuno.
By Michele Barbera 



venerdì 3 dicembre 2021

FACEBOOK E GLI IMBECILLI DI UMBERTO ECO

 




Sono sempre stato un fan culturale di Umberto Eco ed ho letto parecchio di lui (non solo “Il nome della rosa”): era e rimane un saggista formidabile ed un affabulatore colto e raffinato. Dopo la sua morte, nel panorama culturale italiano indubbiamente si è creato un vuoto difficile da riempire.
Tuttavia, non sono mai stato d’accordo sulla sua nota affermazione del 2015 per la quale i social , che pure consentono alle persone di restare in contatto fra loro, danno la parola a “legioni di imbecilli”.
Il “Fatto Quotidiano” etichettò le parole di Eco come frutto astioso di “controcorrentismo”, di  una “battaglia di retroguardia venata di snobismo”, dando, però, al professor Eco l’onore delle armi.
A distanza di anni, morto Eco, le sue parole risultano ancora di più errate.
Questo non perché siano venuti meno gli “imbecilli” o gli ignoranti o i visionari, ma perché siamo sicuri che “zittirli” sia la cosa più giusta?
Quello che mi angoscia, infatti, è ben altro.
La libertà di espressione sta diventando una specie in via di estinzione. E non mi riferisco alla boiata dell’Unione Europea che era giunta (santi numi, se non è follia ed imbecillità questa!) a proibire di dire “Natale” e “Maria”, ma ad una sottile strategia mass-mediatica che, anche attraverso i social (o soprattutto), comprime in modo crescente la libertà di espressione del “dissidente” e non solo quando si tratta di insulti ed improperi.
La televisione, i giornali (quei pochi che sono sopravvissuti), gli stessi social, veicolano informazioni in modo sempre più controllato e plagiato, orientano gusti, tendenze e scelte della gente.
A nulla serve che le Autorità garanti della concorrenza abbiano sempre fascicoli aperti e sfornino multe milionarie alle multinazionali del web, colpevoli di controllare a piacimento le ricerche degli ignari utenti (imbecilli pure loro?). La verità è che dietro questi “orientamenti” ed influenze si nasconde una sottile ed impalpabile censura, un bavaglio virtuale che, a seconda dei temi, diventa via via più pressante.
A tutti sarà capitato di fare una ricerca sul web di un determinato oggetto e subito dopo, qualsiasi sia la pagina aperta, vi compariranno – come per magia - finestre pubblicitarie  ed informative su quel bene. Come se vi avessero letto nel cervello. Ma sappiamo che non è così.
Per cercare opinioni diverse da quelle “dominanti” dovete fare ricerche trasversali, impegnarvi su siti poco conosciuti ed anche lì troverete sempre la pubblicità e le informazioni che il Grande Fratello del web ci propina senza nessun rispetto per la nostra libertà di scelta e di pensiero.
Così come a volte capita di essere “bloccati” o sospesi o vedersi cancellata una pagina perché l’insondabile Entità del web ha decretato che quello che è stato scritto o postato non era “internettianamnte” corretto o ha violato chissà quale “norma” di condotta.
Ecco il pericolo: siamo censurati senza rendercene conto, siamo schiavizzati nelle nostre scelte e razzoliamo come polli nel cortile ben chiuso che l’Entità ha prescelto per noi. Viviamo in una prigione virtuale senza che sappiamo neanche chi siano i nostri carcerieri.
Questo è lo scenario, che ci piaccia o no. A cui pochi hanno la forza e la voglia di ribellarsi.
Allora, caro Umberto Eco, avevi torto. Viva gli imbecilli, anche se sbagliano o esprimono in modo sgrammaticato la loro opinione, viva chi dissente dal “pensiero dominante” e ci trascina nella sua polemica, che ravviva la discussione e la riflessione.
La libertà di espressione implica certamente un pericolo, ma credimi caro Umberto, il pericolo è di gran lunga inferiore a quello di rimanere chiusi nella gabbia del conformismo. Anche se all’ultima moda e griffato.
Del resto, che gli imbecilli siano tali è essa stessa una opinione. Del tutto soggettiva. 
By Michele Barbera