martedì 26 gennaio 2021

COVID19? UN AFFARE DA RICCHI!


Vergogna. Non mi pare ci siano altre parole. La pandemia impazza in tutto il mondo. I sociologi dicono che ha tirato fuori il peggio di noi. Probabile. Di sicuro ha tirato fuori l’egoismo più becero e l’avidità più malsana delle industrie farmaceutiche, cliniche di lusso ed affini. Multinazionali che sperimentano i loro medicinali in tutto il mondo. Anche a Wuhan, dove è scoppiato il caso del COVID. Multinazionali che sulla salute del popolo mondiale speculano con affari in miliardi di dollari (e di euro).
Ciuffone Trump che in pubblico negava la pandemia, ai primi segnali di contagio si è fatto curare ed in quattro e quattr’otto è guarito. Dai giornali si legge che ha usato anticorpi monoclonali da duemila dollari a dose.
Per una strana coincidenza abbiamo visto che vip straricchi e cumenda (anche nostrani), grassi di denaro, abbiano avuto il COVID e, dopo ricoveri in cliniche a cinque stelle, l’abbiano superato come un normale raffreddore, anche se dicono che lo spavento è stato tanto. Forse a soffrire sarà stato il loro portafogli non tanto la salute. Anticorpi? Terapie sperimentali? Con quanti zero si scrive la guarigione?Israele sarà il primo paese al mondo a completare la vaccinazione. Perché sono in pochi? No. Hanno semplicemente pagato le dosi di vaccino il doppio di ogni altro paese al mondo.
Nonno Biden, neo presidente degli USA, appena eletto ha tirato le orecchie alla Pfizer. Risultato? L’America sborsa i dollari, l’America deve essere vaccinata per prima. E l’Europa? Che se la sfanghino. Come dicono a Milano, contano i danè…
Boris Johnson il Pallido, premier di una Gran Bretegna in piena confusione post-Brexit, pare abbia dirottato, a suon di sterline, le dosi di vaccino destinate a Paesi Europei. Abbiamo così capito che la Brexit ha un’unica ragione di esistere: fregare i babbioni Paesi Europei.
L’unica cosa seria non si è fatta: imporre ai laboratori di ricerca di condividere il brevetto o concedere la licenza di produzione agli altri produttori di farmaci e così intensificare la produzione anche a scopi umanitari.
Altro timore fondatissimo: le industrie farmaceutiche (sotto la bandiera del denaro) potrebbero replicare in un prossimo futuro la vicenda COVID e creare (sì lo dico e me ne assumo la responsabilità) un altro vettore di pandemia (virus, supervirus, coronavirus, etc…) per fare altri dollari a spese dell’umanità. Senza scrupoli e con avidità.
Vergogna. L’ho detto all’inizio e lo ripeto.
Il denaro è lo sterco del diavolo. Nulla di più, nulla di meno. Spero che in quella merda ci affoghino.
La prossima guerra non sarà per il petrolio o per l’acqua.
Sarà per la sopravvivenza.
E l’apocalisse non viaggerà nelle testate dei missili. Ma in una fialetta a settanta gradi sottozero.
By Michele

lunedì 4 gennaio 2021

MAFIA ED ODIUM FIDEI: LE RAGIONI DEL MARTIRIO DI ROSARIO LIVATINO NEL SAGGIO “NESSUN UOMO E' LUCE A SE STESSO ”

 


Papa Francesco in data 21/12/2020 ha autorizzato la Congregazione delle cause dei Santi a promulgare il  Decreto riguardante, fra gli altri, il martirio del Servo di Dio Rosario Angelo Livatino, Fedele Laico, nato il 3 ottobre 1952 a Canicattì (Italia) e ucciso, in odio alla Fede, sulla strada che conduce da Canicattì ad Agrigento (Italia), il 21 settembre 1990.
È giunto, così, al termine il processo canonico per la beatificazione del giovane magistrato agrigentino.
È stata grande l’emozione per chi, come me, si è occupato di analizzare i meccanismi e le dinamiche che avevano condotto all’uccisione di Rosario Livatino da parte della criminalità organizzata.
Già, dopo i primi colloqui nel 2019 con il Card. Montenegro, allorché intrapresi il cammino di studio, mi sono reso conto dell’avversione che contrapponeva l’organizzazione mafiosa ai valori cristiani, che Livatino professava in modo continuo, ininterrotto, silenzioso, facendo di se stesso e del suo lavoro un’autentica e cristallina testimonianza alla Fede.
L’odium fidei che accomuna i primi martiri cristiani di ieri alla figura di Rosario Livatino oggi assume forme e sfumature diverse, che sono state raccolte e fatte proprie dal Magistero della Chiesa, a partire dal Concilio Vaticano II, per proseguire con il pontificato di Giovanni Paolo II e sino ad arrivare a Papa Francesco.
Non a caso, sull’uccisione di Livatino i “falsi” moventi e i depistaggi non hanno retto al vaglio processuale: è stato un assassinio perpetrato per motivi di odio verso un testimone di Cristo, per una endemica avversione della mafia a quei valori di solidarietà, giustizia e amore per il prossimo che Livatino incarnava, uniti solidamente dal cemento della Fede.
Bene riporta il documento della Congregazione che “
la motivazione che spinse i gruppi mafiosi di Palma di Montechiaro e Canicattì a colpire il Servo di Dio fu la sua nota dirittura morale per quanto riguarda l’esercizio della giustizia, radicata nella fede. Dai persecutori, il Servo di Dio era ritenuto inavvicinabile, irriducibile a tentativi di corruzione proprio a motivo del suo essere cattolico praticante. Dalle testimonianze, anche del mandante dell’omicidio, e dai documenti processuali, emerge che l’avversione nei suoi confronti era inequivocabilmente riconducibile all’odium fidei. Inizialmente, i mandanti avevano pianificato l’agguato dinanzi alla chiesa in cui quotidianamente il Magistrato faceva la visita al Santissimo Sacramento
.”
La grande dedizione al lavoro in Livatino non è mai stata disgiunta dall’afflato verso il prossimo, dal rispetto che egli usava nei confronti degli altri, di tutti gli altri. Per Livatino, rendere giustizia si traduceva in un atto di fede, di “dedizione a Dio”. Ogni giorno, sub tutela Dei, senza bisogno di clamori o di esibizioni mediatiche.
All’atto della morte pochi conoscevano veramente chi fosse Livatino, solo i più stretti collaboratori, fra i quali mi piace ricordare il menfitano d’adozione, Maresciallo Maggiore Giuliano Guazzelli, che si dedicò alle indagini con una dedizione tale da non arretrare, anche lui, di fronte all’estremo sacrificio.
L’integrità della fede in Livatino è stata assoluta, senza compromessi, tanto da muovere all’odio chi lo ha ucciso, senza un movente concreto se non quello dell’avversione per ciò che egli rappresentava e viveva.
Nell’analisi del saggio, che ho voluto rafforzare con riflessioni sinottiche relative ad approfondimenti criminologici, risalta proprio la dicotomia tra il sistema ideologico mafioso e la dottrina cristiana: avversione che in concreto ha motivato l’assassinio di Rosario Livatino. Una dicotomia che la Congregazione delle cause dei Santi ha condiviso e fatto propria nella beatificazione del giovane magistrato canicattinese.
Sono particolarmente contento che il martirio in odium fidei, che ho voluto fortemente come sottotitolo del saggio, abbia finalmente trovato ingresso nella vicenda umana, tragica ed esaltante, di Rosario Livatino il cui cammino di santità è destinato a perdurare, come esempio fulgido di Fede, nella storia della Chiesa agrigentina.
By Michele Barbera

domenica 3 gennaio 2021

2020: UN ANNO DA CANCELLARE?

 


Sono in molti a chiederselo. Al di là degli stupidi oroscopi e delle profezie a posteriori, è stato un anno contraddistinto da una pandemia che rimarrà (quella sì) negli annali della storia. Rimarrà ancora di più impressa perché legata – nel suo espandersi – alla modalità di contagio, estrema: il semplice contatto sociale, lo stare insieme, il viaggiare, la libertà di poter godere dei momenti di socialità, comunque espressa.
Il tempo recente ha dimostrato che il bisogno di stare insieme e di vivere la socialità è stato più forte del virus. È questa esigenza, che non è facile bollare come semplice trasgressione, non è lo scellerato negazionismo che ha condotto molti a gridare al complotto o a visionari dietrologismi.
I contagi, dopo il rallentamento estivo, sono riesplosi come le previsioni scientifiche più accorte, severe e, per questo più snobbate e criticate, prevedevano.
Non è stata solo una questione di errori umani o di comportamenti superficiali. È pesata l’assenza di libertà, di volere vivere con gli altri, di potere esternare e partecipare i nostri sentimenti, di vivere assieme. E anche l’illusione sciocca che tutto fosse finito.
La lezione è stata dura. Decine di migliaia di morti solo in Italia non sono bastati a sfamare questo virus diabolico che ci ha avviluppato l’esistenza e messo a nudo tutta la nostra debolezza.
Rimane ancora a tutt’oggi la paura, il timore, ma anche la speranza.
È ovvio che non basta cambiare la data del calendario per sentirci tranquilli o esorcizzare la pandemia. Ma neanche avere il terrore che tutto questo duri per sempre.
La storia umana, purtroppo, è episodicamente legata a eventi infausti, talvolta più terribili di questo coronavirus. Se c’è una cosa che l’evoluzione dell’umanità ha insegnato è quella che l’uomo ha incredibili capacità di adattamento e di resilienza.
Dobbiamo essere rispettosi della vita, propria ed altrui, e rimanere solidali. E, sopratutto, rispettare le regole. Questo significa fare tutto il possibile per arginare le conseguenze negative del virus. Perché ancora oggi sgomenta il dover conteggiare centinaia di morti ogni giorno solo in Italia.
Per questo l’anno appena trascorso merita, anzi dovrà essere ricordato. E non semplicemente come monito, ma come esperienza da cui trarre un grande insegnamento per tutta l’umanità.
I vaccini non sono solo una speranza, ma una concreta realtà scientifica che merita fiducia, pur con tutti i suoi errori e compromessi. Ritengo immotivato ed isterico il rifiuto di coloro che rifiutano a priori il vaccino solo per timore di conseguenze visionarie. Basta rileggere la storia dell’umanità per comprendere che i vaccini sono stati la soluzione a malattie funeste e devastanti.
Non basta sperare in un miracolo divino, ma anche sapere cogliere l’opportunità ed i mezzi che ci vengono offerti.
Di una cosa sono sicuro: non so quando finirà, ma so che finirà. E questo dipenderà anche da noi.
By Michele