Sono in molti a chiederselo. Al di là degli stupidi oroscopi e delle
profezie a posteriori, è
stato un anno contraddistinto da una pandemia che rimarrà (quella
sì) negli annali della storia. Rimarrà ancora di più impressa
perché legata – nel suo espandersi – alla modalità di contagio,
estrema: il semplice contatto sociale, lo stare insieme, il
viaggiare, la libertà di poter godere dei momenti di socialità,
comunque espressa.
Il
tempo recente ha dimostrato che il
bisogno di stare insieme e di vivere la socialità è stato più
forte del virus. È questa
esigenza, che non è facile bollare come semplice trasgressione, non
è lo scellerato negazionismo che ha condotto molti a gridare al
complotto o a visionari dietrologismi.
I
contagi, dopo il rallentamento estivo, sono riesplosi come le
previsioni scientifiche più accorte, severe e, per questo più
snobbate e criticate,
prevedevano.
Non
è stata solo una questione di errori umani o di comportamenti
superficiali. È pesata l’assenza di libertà, di volere vivere con
gli altri, di potere esternare e partecipare i nostri sentimenti, di
vivere assieme. E anche
l’illusione sciocca che tutto fosse finito.
La
lezione è stata dura. Decine di migliaia di morti solo in Italia non
sono bastati a sfamare questo virus diabolico che ci ha avviluppato
l’esistenza e messo a nudo tutta la nostra debolezza.
Rimane
ancora a tutt’oggi la paura, il timore, ma anche la speranza.
È
ovvio che non basta cambiare la data del calendario per sentirci
tranquilli o esorcizzare la pandemia. Ma neanche avere il terrore che
tutto questo duri per sempre.
La
storia umana, purtroppo, è episodicamente legata a eventi infausti,
talvolta più terribili di questo coronavirus. Se c’è una cosa che
l’evoluzione dell’umanità ha insegnato è quella che l’uomo ha
incredibili capacità di adattamento e di resilienza.
Dobbiamo
essere rispettosi della vita,
propria ed altrui, e rimanere
solidali. E, sopratutto,
rispettare le regole. Questo
significa fare tutto il possibile per arginare le conseguenze
negative del virus. Perché ancora oggi sgomenta il dover conteggiare
centinaia di morti ogni giorno solo in Italia.
Per
questo l’anno appena trascorso merita, anzi dovrà essere
ricordato. E non
semplicemente come monito, ma come esperienza da cui trarre un grande
insegnamento per tutta l’umanità.
I
vaccini non sono solo una speranza, ma una concreta realtà
scientifica che merita fiducia, pur con tutti i suoi errori e
compromessi. Ritengo immotivato ed isterico il rifiuto di coloro che
rifiutano a priori il vaccino solo per timore di conseguenze
visionarie. Basta rileggere la storia dell’umanità per comprendere
che i vaccini sono stati la soluzione a malattie funeste e
devastanti.
Non
basta sperare in un miracolo divino, ma anche sapere cogliere
l’opportunità ed i mezzi
che ci vengono offerti.
Di
una cosa sono sicuro: non so quando finirà, ma so che finirà. E
questo dipenderà anche da noi.
By
Michele
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