Ho approfittato delle vacanze
natalizie per concedermi un gustosissimo libro di Montalban, forse non uno dei
più famosi, ma di sicuro un potente affresco sull’investigatore
gastronomo Pepe Carvalho, un personaggio oggi fra i più noti nella storia del
romanzo poliziesco. Non per nulla, per dichiarata ammissione dello stesso Camilleri, il
Montalbano nostrano è un omaggio diretto allo scrittore spagnolo e di Pepe eredita,
oltre che alcuni evidenti tratti caratteriali, la passione generosa per le
squisitezze gastronomiche. Il romanzo parte da una lettera anonima indirizzata ad una delle squadre sportive più note di Barcellona. Si annuncia l'uccisione di un centravanti. Attorno a tale minaccia viene imbastita un'indagine in cui Pepe diventa, suo malgrado, involontario protagonista.
Ne “Il centravanti è stato assassinato verso sera”
le regole classiche del “giallo” (quelle di Van Dyne per intenderci) sono
destrutturate: il libro va avanti quasi per due terzi senza che vi sia l’ombra
del morto, poi il morto c’è, ma è quello sbagliato. Ed alla fine pare che in
galera ci finisca proprio chi non ci doveva finire. Basta, sto dicendo troppo.
Ma parlare di regole nel “giallo” di Montalban è qualcosa di riduttivo.
Esistono non-so-quante sfumature di giallo. Il bello di ogni buon giallista è
che i colori, che sono sempre uguali, vengono a mescolarsi in nuances ogni
volta nuove e soggettivissime. In Montalban le atmosfere spagnole (e non solo)
sono tratteggiate superbamente, con pennellate forti che non lasciano scampo a
mezze misure. E Pepe Carvalho, questo investigatore un po’ buio, a tratti
densamente noir e disincantato dalla vita, non si aspetta nulla né dal prossimo
né dal destino. A rimetterlo in pace con se stesso basta un succulento piatto
ed un buon bicchiere di vino rosso, magari gustati in dolce compagnia. Tutto il
resto, come direbbe Califano, è noia. Montalban proprio per questi gialli “destrutturati”,
ha fatto storcere il naso a molti, così per i suoi squarci (spietati) della
società post-franchista. Ma tutto questo non intacca il piacere di leggerlo.
Del resto, a dimostrazione del fatto che il giallo è bello perché è vario, si
racconta che uno dei più seriosi giallisti statunitensi richiesto del titolo
del romanzo giallo che aveva letto e che gli era piaciuto di più, indicò il
libro e rispose candidamente “perché era
quello che mi ha fatto ridere di più”.
By Michele Barbera