Vergogna. Disgusto. Orrore. Rabbia.
Entrambi gli episodi sono cronaca di questi giorni: la ventisettenne
MARIAM YAHIA IBRAHIM ISHAQ è stata condannata in Sudan per essere cristiana! E
per aver fatto adulterio con suo… marito!
Cristiana ortodossa, figlia di musulmano e di una cristiana ortodossa
che l’ha cresciuta è stata condanna per apostasia ed adulterio alla pena
dell’impiccagione e a cento frustate per adulterio.
Questa è follia pura, ingiustizia allo stato conclamato, crudeltà
esasperata, fanatismo parossistico che deve indurre e far riflettere.
Mariam ha scelto. Ha fatto una scelta di fede, consapevole, matura. Ha
diritto che questa sua scelta debba essere rispettata. E invece no. In nome di
chissà quale dio Mariam è stata imprigionata assieme al figlio di due anni e
pur essendo incinta all’ottavo mese.
Un giudice l’ha giudicata in termini di assoluta crudeltà luciferina.
Chissà quale demonio ha agito per le labbra di questo giudice che ha
pronunciato la condanna solo perché Mariam non ha voluto rinnegare la sua fede,
la fede, così forte, così radicata, così immensa per la quale è disposta ad
accettare il martirio.
E’ possibile tutto questo?
Stentiamo a crederlo. Ci hanno insegnato la tolleranza, della
multirazzialità, del rispetto per la dignità delle donne. E allora battiamoci
per fare rispettare quei valori su cui ci basiamo. Sui quali basiamo la nostra
moderna civiltà cristiana e democraticamente occidentale ed umanista.
Mariam ha risposto a questo satanico giudice con una fermezza che
difetta in quelli che osano chiamarsi cristiani e cattolici: “ Io sono
cristiana. Perciò non ho commesso apostasia”, sapendo che con quelle parole si
sarebbe pericolosamente avvicinata al patibolo. Quanti di noi avrebbero avuto
la stessa fermezza?
Chiedo, auspico ed imploro un intervento forte per questa giovane
madre, sposa e cristiana che di fronte a satana ha saputo serenamente difendere
la propria fede. Non si può essere femministi solo nel mondo occidentale. Ma
non si può essere solo femministi, invocare la parità uomo-donna. La questione
è più radicale, oggettiva, assoluta: non si può sopprimere nessuno per le sue
idee, per la sua fede.
In questi casi non occorrono miracoli, ma solo far intendere, con
qualsiasi mezzo, la ragione ed il buon senso.
Così come nell’altro caso, assurdo, dove duecento studentesse sono
state rapite perché cristiane. Questo brigante, terrorista, un barbablù
mercenario, che cerca solo un facile profitto con la scusa della religione è un
elemento pericoloso. Un terrorista. Non bisogna mettere le bombe per esserlo o
per diventarlo. Il terrore è qualcosa che va al di là dell’eclatante. E’ la
paura di non potere vivere giorno per giorno la propria quotidianità. Non sa
questo terrorista che non nomino solo per non fargli una inutile pubblicità che
queste donne si battevano, studiando per migliorare la loro vita e quella del
loro popolo.
Cosa farà il moderno Occidente, le Organizzazioni paramilitari al
servizio delle industrie petrolifere, di fronte a questo gesto di puro e
devastante terrore?
Oppure lasceremo che questa barbarie passi inosservata, così come
tante altre nella storia?
Del resto noi occidentali ci siamo resi colpevoli della schiavitù e
della morte di tanti uomini e donne in nome dei più vari pretesti, anche
religiosi. Per cui martire in più o in meno… di cosa ci dovremmo stupire?
Ma se abbiamo trovato il coraggio, proprio nella storia per ribellarci
alle crudeltà, se abbiamo trovato il coraggio di pentirci ed ammettere le
nostre colpe, non potremmo – una volta tanto – batterci perché questi terribili
fatti non avvengano, bloccare le lancette dell’orologio della storia affinché
non battano più queste ore di morte e di lutto infausto?
By Michele Barbera
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