Sospesi tra l'umorismo tragico pirandelliano e la drammaticità surreale di Ionesco, i personaggi del romanzo ruotano attorno ad un'onirica fiera delle vanità, dove tutto ciò che è reale porta in sé i semi del tragico e del male. Meglio, allora, essere come "gusci di noce", vuoti, senza sostanza, sempre in balia delle onde di un destino capriccioso, ma insensibili ed inaffondabili alle tempeste che travolgono la vita di ognuno.
Il romanzo, il cui stile, raffinato e ricco di citazioni, richiama la prosa introspettiva di primo novecento, traccia la linea di una fantomatica, quanto affannosa, ricerca della ricchezza, parodia utopistica di una felicità impossibile.
In questo microcosmo i caratteri-maschere si scontrano nelle loro solitudini tristi e, per lo più, venate di follia materialista o sentimentale. Si tratta di monadi che non interagiscono fra loro, anzi, confliggono apertamente, tentando di sopraffarsi l'una con l'altra, sino alla violenza cruda, pura e tragica che non risparmierà neppure il protagonista.
Il testamento di Vantò è teatro in prosa, sul cui palcoscenico, sospeso tra realtà ed immaginazione, la condizione umana si esprime con la nudità e la meschinità dei sentimenti feriti e di passioni aberranti.
L'orizzonte chiuso dei personaggi, tutti, ciascuno a proprio modo e per proprio interesse, alla ricerca del "pezzo di carta", del testamento, incarnazione allegorica di una panacea edonistica, risolve il conflitto narrativo in chiave puramente pirandelliana, dove l'assurdo, il paradossale, diventano l'unica via di comprensione e di giustificazione della realtà convenzionale.
La vicenda, muovendosi sulle coordinate cartesiane di un piano metanarrativo, trascolora nel disagio sociale di una generazione alienata vittima e succube della rivoluzione informatica. Come in un ossimoro, il processo comunicativo in sé diventa predominante rispetto ai contenuti e l'individuo per integrarsi nella nuova società virtuale è costretto ad isolarsi sempre più. Sullo sfondo, quasi un leitmotiv pudicamente celato ad occhi profani, la narrazione guarda con interesse ai temi dell'integrazione sociale e delle minoranze etniche, soffocate da pregiudizi alienanti ed incapaci di esprimere se stesse, in un contesto che vuole l'emarginazione come conseguenza naturale della diversità.
Una grande prova per l'Autore, narratore eclettico, che, stavolta, si allontana dalle trame solitamente percorse del thriller e del giallo-noir, per donarci, all'approccio di quest'opera, il gusto di una lettura inusuale che richiama i canoni e i grandi temi del romanzo corale.
Un romanzo pluripremiato a testimonianza del grande pregio letterario che ne fa un classico contemporaneo.
Fatti, idee e riflessioni su Cultura, Cronaca e Società. "Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui” (E. Pound) "Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso" (N. Mandela)
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