Ogni tanto fa bene leggere libri come questo.
Debbo ringraziare la Prof.ssa Margherita
Lipari, mia zia e vedova del compianto zio Giacomino Alonge, gentiluomo d’altri
tempi, nonché Preside benemerito della Scuola Santi Bivona di Menfi, per averlo
posto alla mia attenzione.
Partiamo dall’autore.
Giuseppe Rotolo è stato un figlio illustre di Menfi. E’ uno
dei ragazzi del ’99. Uno di quei giovani, come dice nell’introduzione del libro
Giulio Bedeschi, “nati a cavallo del
secolo” che “appartengono ad una
generazione decisamente sventurata: dalla guerra di Tripoli, alla prima grande
guerra, dalle guerre di Abissinia e di Spagna alla seconda guerra mondiale, i
giovani di quella generazione, chi più chi meno, tutti vennero coinvolti in
quei tragici e sconvolgenti avvenimenti”.
Rotolo ci conduce per mano in tre di quelle guerre che lui
ha vissuto “come soldato e come chirurgo” e lo fa con uno stile asciutto ed
elegante, mai retorico, pieno di intense connotazioni, metaforicamente legate a
tre fiumi-simbolo: il PIAVE della “grande guerra” affrontata da lui, ancora
studente di medicina, con i gradi di ufficiale dei bersaglieri subito dopo Caporetto
e fino a Vittorio Veneto. Poi c’è il SAMRE’ dell’Abissinia, una guerra vissuta
da ufficiale medico, con toccanti esperienze umane trascorse in sale operatorie
e con strumenti più o meno di fortuna, sino al DON, l’infernale “fronte russo”
dove Rotolo conoscerà anche la triste e defatigante esperienza di prigioniero del
lager, chiamato anche lì a dare sollievo medico e clinico ai suoi compagni di
sventura, detenuti in una landa dove la temperatura scende a meno 35° sotto
zero ed il cui unico pensiero è solo quello di “sopravvivere”.
Dopo la prigionia ritorna nella Milano che lo aveva visto
crescere professionalmente e che lo accoglie come una terra promessa.
Rotolo parte per l’avventura della sua vita dalla nostra
Menfi, “stagnante borgo contadino”,
in cui nei primi anni del secolo, “la
povertà regnava sovrana ed era così connaturata con la vita degli abitanti che
quasi nessuno se ne accorgeva: tutti vivevano nella rassegnata e ottusa
convinzione che così aveva disposto il buon Dio”.
Fanno riflettere le parole del dottor Rotolo.
Oggi viviamo in una Nazione cresciuta sulle rovine della
seconda guerra mondiale.
I nostri padri hanno combattuto per la nostra Patria, per la
libertà dalla dittatura. Hanno affrontato sacrifici indicibili per riscattare
la nostra terra da questa “povertà” fatale e rassegnata. Viviamo in un relativo
benessere economico e sociale. Viviamo nella pace.
Ma tutto questo non vuol dire avere scarsa memoria.
Giovanni Spadolini, che firma la prefazione del libro,
afferma che l’autore nel libro è spinto a “condannare
e ad allontanare tutti quei miti irrazionalisti che hanno alimentato l’odio
bellicista negli anni solcati dalla minaccia totalitaria devastatrice
dell’Europa civile.”
E Rotolo lo fa con chi ha subito sulla sua pelle la furia
rovinosa della guerra e della morte.
Leggere il libro del dottor Rotolo significa così, anche
dare il giusto tributo a tutti coloro che hanno reso grande la nostra Patria
con i loro sacrifici personali, ma significa soprattutto non dimenticare
l’orrore della guerra, il degrado e la devastazione che produce, l’odio che
fomenta.
Perché non accada mai più.
Buon Natale a tutti in nome della Pace.
By M.
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