martedì 21 febbraio 2017

TASSARE I ROBOT? MEGLIO TASSARE I PROFITTI DEI SUPER RICCHI



L'arciplurimiliardario Bill Gates invoca la tassazione sui robot perché (lui dice) tolgono lavoro agli esseri umani, in virtù di una "equiparazione" secondo cui il lavoro di un robot deve essere equiparato a quello di un essere umano. E perciò deve essere tassato. Una boiata pazzesca. 
Un uomo che lavora ha una sua identità, una sua persona, può infortunarsi, può avere una famiglia, altri interessi oltre il lavoro. Ha necessità di servizi come la scuola, la sanità, la previdenza. Ha dei passatempi, può leggersi un libro o scrivere un post su un blog.
Un uomo non è una macchina che si sfascia e si ripara. Una macchina non ha bisogno di dormire, di giorni liberi, ferie o tempo per svagarsi. 
Un uomo sì e Bill Gates non mi convincerà mai del contrario. 
Semmai, tassiamo i "super profitti", a Bill Gates in primis, quelle rendite parassitarie che derivano dall'uso subdolo di internet e dei software, liberiamoci da quelle gabbie economiche che estorcono soldi ai consumatori con truffe legalizzate o dai trucchi come l'obsolescenza programmata di elettrodomestici o apparecchiature che invogliano alla sostituzione immediata ed al super consumismo. 
Ci sarebbe lavoro anche a riparare le macchine, piuttosto che ingrassare le multinazionali, cambiando la lavatrice ed il frigorifero ogni due anni.
Miliardi e miliardi di dollari che maturano con un clic, grazie ad algoritmi parassiti ed a programmi fishing che sfruttano l'iperconsumismo. 
Quelle di Bill Gates sono lacrime di coccodrillo.
Sono i "superprofitti" che scatenano le disuguaglianze sociali, le guerre, i conflitti. E' la corsa al potere, alla ricchezza, al benessere. Vige solo una regola: quella del più forte. E del più avido.
Superprofitti non correlati a lavoro o a investimenti  ma solo a furbizie informatiche, a trappole tecnologiche, sfruttamenti di risorse in modo sregolato ed a sperequazioni favorite dal "libero" (si fa per dire) mercato.
E quando questo non basta a soddisfare l'avidità dei padroni del denaro, ecco una crisi finanziaria che divora risparmi e futuro del popolino ignorante, per renderlo ancora più schiavo dei suoi bisogni: ma tranquilli, il denaro non si è volatilizzato, ma solo trasferito di mano, inghiottito dalle capaci tasche degli speculatori.
Ora i supermiliardari del mondo hanno paura, paura di perdere il controllo di quei meccanismi sociali e politici che garantiscono la loro ricchezza e cercano alibi paranoidi che non hanno. 
Eppure basterebbe ricreare le condizioni di sviluppo locale, senza colonialismi economici e fare a meno di globalizzazioni senza regole e, sopratutto, basterebbe vietare (e lo si potrebbe fare) i superprofitti e le rendite parassitarie: miliardi di dollari generati dalla disperazione e dallo sfruttamento dei poveri. Questo sì che sarebbe rispettoso dell'uomo e si potrebbe realizzare. Basta volerlo.
By Michele Barbera  

Nessun commento:

Posta un commento