E' inutile. Decisamente noi italiani non ci
sappiano fare con le “decisioni storiche”. Se guardiamo al
recente passato o anche prima, le scelte di politica strategica,
specie quelle internazionali, non fanno per noi. Ci lasciamo
coinvolgere e stravolgere: dalle passioni, dagli entusiasmi facili,
senza considerare conseguenze e, sopratutto, senza essere
adeguatamente preparati.
Così è stato per l'euro.
Abbiamo aderito con una faciloneria che
rasentava la dabbenaggine: risparmi dimezzati, prezzi raddoppiati,
un'inflazione reale che nei primi due anni ha divorato l'economia del
Paese, sino a ridurlo all'osso.
Non eravamo preparati. Già. Facile
dirlo con il senno di poi. Però è anche vero che i nostri
governanti (quelli delle decisioni storiche) non hanno fatto nulla
per impedirlo.
E' anche vero che una moneta in sé non
è buona o cattiva. Ma un pessimo cambio, sì. Ed è vero che fra i
paesi area Euro esistono ancora tensioni monetarie interne, quello
che una moneta unica avrebbe dovuto estinguere. E' il famigerato
spread. In pratica noi emettiamo titoli alla pari con l'ex “marco
tedesco”, sui quali – però – paghiamo interessi italiani.
Questo perché i titoli del debito pubblico sono diversi da Paese a
Paese. Ogni paese emette i propri ed ogni paese paga gli interessi
che il mercato richiede: più titoli emette, più gli interessi si
alzano, più i tedeschi sbraitano contro il debito pubblico italiano.
Ora, sull'onda della Brexit, tutti
vogliono tornare alla lira. Al solito, un'altra “decisione storica”
a cui vogliamo credere con l'entusiasmo di bambini che si trovano di
fronte un lecca lecca gigantesco pieno di coloranti, conservanti ed
additivi: lo vogliono a qualsiasi costo, anche se dopo staranno male.
Intanto, va detto che la Gran Bretagna ha mantenuto
la sovranità monetaria e non ha mai aderito all'euro. I vincoli che
lei ha con l'Unione Europea sono di mera natura contrattuale.
Paradossalmente, la Gran Bretagna ha sfruttato l'Unione divenendo
sede – con un regime fiscale favorevole – di importanti
multinazionali ed ospitando nel listino di borsa titoli di tutto il
mondo. Ma anche la Gran Bretagna ha subito l'onda lunga di una crisi
economica provocata dallo scollamento tra l'economia finanziaria
(basata sul nulla) e l'economia reale (contrazione della produzione,
rottura degli equilibri medio-orientali, emigrazione africana,
etc...). Anzi, Londra è stata una delle capitali della crisi
finanziaria. La reazione più semplice è stata quella di
tagliare drasticamente i fattori esterni, per concentrarsi su un
consolidamento interno. Ed ecco la Brexit, che non è stata una
volontà di quattro bifolchi, ma un'attenta scelta di politica
economica. Che si attuerà nel tempo e dando alla Gran Bretagna tutti
i comodi opportuni.
Per l'Italia o la Francia, la questione
sarebbe diversa. Sono subalterne (più l'Italia) di un'economia
forte, la Germania, che ha utilizzato l'euro come un panzer per
conquistare i mercati europei. La sovranità monetaria è stata
azzerata, il debito pubblico ci flagella e lo spread è in mano ai
bankster che speculano sui tassi di interesse.
E' chiaro che se la Francia o l'Italia
uscissero dall'euro, la moneta unica non avrebbe più senso. Ma i
contraccolpi sarebbero gravissimi.
I vantaggi dell'euro sono stati: la
facilità degli scambi, una moneta unica per pagare le risorse
energetiche, il contenimento di inflazione e quindi, la sostanziale
stabilità dei prezzi e la scarsa volatilità relativa dei mercati.
L'euro ha saputo persino fare fronte ad una crisi gravissima, quella
greca, che rischiava di trascinare nel nulla una nazione.
Per uscire dall'euro bisognerebbe prima
rafforzare l'economia interna, equalizzare il prelievo fiscale ed il
costo del lavoro, rendendo appetibile l'investimento industriale in
Italia, sviluppare un'autarchia energetica con le rinnovabili tale da
metterci al sicuro da “ricatti” energetici, insomma creare i
presupposti virtuosi di un'economia forte. Ma a quel punto sarà
conveniente tenercelo l'euro.
Altrimenti, sarà il caos, con tassi di
interessi alle stelle, moneta deprezzata ed inflazione a due cifre.
Non dimentichiamo il sistema industriale, che abbiamo preferito
“vendere” o dislocare all'estero. La vera sfida economica per il
futuro è quella di ricreare la nostra economia produttiva, limitando
e regolando le speculazioni finanziarie ed i virus bancari. Questo è
il nostro reale banco di prova: ricostruire l'economia italiana. E questo euro o non euro.
By Michele Barbera
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