Sono cresciuta così, ascoltando
versi, imparando versi, amando versi. Con i poeti ho riso, ho giocato, ho
pianto, ho imprecato, ho amato; sono stata irriverente, ribelle,
rivoluzionaria, ma anche tollerante, sottomessa, umile… mai codarda. Scrivere
per me è una sensazione di possesso e, al contempo, di libertà; nulla di
assoluto: da una parte vi è la consapevolezza di potere scegliere le parole;
dall’altra, amo lasciarle libere di andare, di tornare, di lasciarmi
intrappolare, oppure no. La gioia sta tutta nel seguirne la traiettoria, di
lasciami intrappolare oppure no. la meta? la verità!
Così si definisce Francesca Albergamo, poche, personali ed originali
espressioni, che tradiscono una rara profondità di pensiero che abbraccia e si trasfonde
in una emotività genuina ed autenticamente femminile.
La poetica è permeata di raffinato sentimento e di radicato impegno
sociale che traspaiono, come una pittura vivida ed a tinte forti, nei versi
limpidi e crepuscolari.
Francesca è figlia orgogliosa della sua terra, con radici immerse nell’animo
popolare, nella cultura degli umili che non è “dei vinti” alla maniera
verghiana, ma che ha lucida coscienza di sé risorge, si riscatta e diventa protagonista
della storia.
Ne “La maggioranza sta”, silloge di maggiore espressione della poetica
di Francesca e che cita nel titolo una celebre canzone di De Andrè, l’autrice riversa in
un caleidoscopio di emozioni il suo essere, la sua esistenza, il suo amore per
gli altri. Ella è testimone del tradimento sociale del conformismo, di chi – pavido
- preferisce essere numero, nascondersi nella massa informe delle coscienze
aggiogate al normopensiero, incapace di reazione ed imbelle, “maggioranza” che
subisce passiva ed anonima gli eventi che la trascinano. Francesca va al di là
della contestazione pasoliniana, di quella tradizione culturale impegnata che
troppo spesso viene bollata come “di sinistra”, quasi a sottolinearne un accento
spregiativo.
Difendere la coscienza della libertà, tra allegorie e metafore
dichiarate, additare ad esempio una civiltà di cui troppo spesso si perde la
memoria che non è dei molti assenti ed ignavi, ma di coloro che hanno dato
tutto di sé per costruire la libertà. Un messaggio profondo che Francesca
rivela nelle sue poesie, a tinte forti e solari come certi quadri di Guttuso,
in cui il sudore, la fatica si sublimano in idee in movimento, in cui la terra
stessa, teatro di lotta, diventa donna e madre, culla di quel dolore e di
quella voglia di esistere che contraddistingue il vero sentimento.
Nella lirica “Basterebbe un fiore” si riassume, in un delicato e
intimistico gioco di contrasti ed ossimori, la capacità lirica e l’impegno
sociale della poetica di Francesca Albergamo: Alcuni / procedono/dentro questa
vita/a passi incerti, /traballanti, smarriti, / confusi./Cadono /su sentieri di
sassi,/si arrampicano /su muri di pietra levigata./Risalgono /dal pozzo oscuro,
profondo./Risorgono /dalle ceneri antiche./Altri soccombono/smarriti, soli,
annientati,/confusi tra la gente/superficiale, distratta./Gente che vaga/tra la
nebbia del pensiero perduto,/che naufraga /nell’oceano dell’indifferenza./Gente
incapace di vedere /che attorno la vita muore/nel quotidiano gioco /della
sopravvivenza./Eppure a volte…/basterebbe un fiore!”
A volte… non occorrono rivoluzioni, non guerre, a volte basta un
piccolo fiore, l’impegno quotidiano di ciascuno, una poesia, un pensiero per
trasformare il mondo.
L’umanesimo magistrale di Francesca tocca il cuore, perché la poesia non
è fine a se stessa, mero esercizio di duttile retorica, essa piuttosto diventa
afflato di speranza per l’umanità, che lei non vuole semplicemente come “gente”,
aggregazione informe, ma come energia attiva nella storia.
Il volume “La maggioranza sta” è intessuto di precisi richiami a
grandi poeti, autori che hanno trasfuso nelle liriche il pensiero ribelle,
attivo che non si rassegna di fronte al dolore, alla solitudine, alla fatica.
Francesca con le sue poesie fornisce al lettore uno straordinario
strumento universale, per riflettere dentro di noi ed affrontare la vita come
un cammino: “La vita/ti prende per mano/senza domande né risposte.”
Ed è proprio la vita, il volerla vivere al meglio, con autenticità,
senza ipocrisie, senza maschere o infingimenti, il leit-motiv della poetica di Francesca: vita vissuta nella
famiglia, con valori e memorie da tramandare ed a cui dare significato,
nelle
figure del padre, della madre (protagonista di una toccante lirica di
Francesca), nei volti dei giovani innamorati e negli amori delusi, sino all’età
della saggezza, quella vecchiaia che troppo spesso viene vista come un inutile
peso.
Come a dire che l’esistenza è un acquerello in chiaroscuro da dipingere,
un quaderno con le pagine bianche un’avventura che aspetta solo di essere
vissuta. Al meglio.
Grazie Francesca per quello che hai saputo donarci con i tuoi versi.
By Michele Barbera
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