Sono un bibliofilo. Ovviamente. Indubitabilmente. Laddove il
termine, nella sua forse più esasperata accezione, indica la passione per l’oggetto,
il libro, inteso proprio come oggetto fisico in sé. La mia biblioteca ha
superato brillantemente prove ardue ed estreme come tre traslochi e l’infanzia
delle mie tre figlie che, nell’età dell’innocenza, si sono abbattute come un
tornado sulla integrità dei miei testi. Aggiungerei, a mò di chiosa, che non c’è
niente di meglio che tre figlie vivaci per insegnare ad un uomo, meglio di ogni
arguta ed ascetica predica, il distacco dai beni terreni. Lo possono
testimoniare i miei (ex) DVD, i miei (ex) libri, e quant’altro di “ex” potevo
avere collezionato ed accumulato per la soddisfazione dei miei sensi.
Ma
torniamo ai libri (superstiti). Dicevo che i miei libri rifuggono da ogni
catalogazione se non per una sommaria aggregazione per autori e per generi. Così,
sono costretto, ogni volta che cerco un testo, a vagabondare per gli scaffali. Direbbe
il Poeta che il naufragare in questo mar, m’è dolce.
In una di queste
navigazioni “a vista”, mi sono ritrovato fra le mani il romanzo “Per uno strano
titolo nobiliare” scritto da un Anonimo Siciliano. L’edizione è del 1997.
Comincio a sfogliarlo e mi appassiona. Lo leggo d'un fiato. Lo stile è quello che
definisco affabulatorio, che ammicca al lettore, piano, scorrevole, a volte
ridondante e non esente da puntate intimistiche. Il piano di lettura è
sfalsato: parti narrative e pagine di diario si alternano ed, a volte si sovrappongono.
Mi piace perché narra, come solo chi ha vissuto può narrare, Palermo, la sua
vita, i suoi tic, gli stereotipi in un’epoca, anni cinquanta, in cui ancora non
si sono rimarginate le ferite dolorose del fascismo e della guerra. Il romanzo
è incentrato sulla scomparsa di un giovane della Palermo-bene, al centro di uno
strano vortice sentimentale. Sulla scomparsa indaga una strana squadra composta
da poliziotti-personaggi diversissimi tra loro e quasi contrapposti. La trama è ricca di
citazione dotte, che fanno propendere per un sostrato culturale “ricco” da
parte del nostro Anonimo. Che augurarvi di più se non una buona e gradevole lettura?
By M.
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