mercoledì 5 giugno 2013

CRISI ECONOMICA E “NO-EURO”: LA DISEQUITA’ FISCALE E IL PIANO “B”



Finalmente se ne sono accorti. Gli economisti più avveduti da tempo parlano dell’euro come di un “involutore” dell’economia europea, di un meccanismo monetario che, condannando all’immobilismo monetario transfrontaliero i Paesi membri, causa squilibri difficilmente riparabili dalle politiche economiche dei singoli stati.
Di conseguenza, ogni Stato membro deve fare per sé, in una corsa assurda che sembra quella del cane che si mangia la propria coda.
Avevamo già esposto in precedenti post quel che pensavamo: che in assenza di una sovranità unica, di un governo unico, di una politica economica e fiscale unica, non aveva senso parlare di moneta unica.
Ora da più parti, compreso il pur eccellente Letta che si sta sforzando oltre ogni dire per rendere permeabili le istituzioni europee alla visione unica del mercato del lavoro, si accusa che alcuni Stati membri fanno, per così dire, “concorrenza sleale”.
Concorrenza sleale significa che in alcuni Paesi, le imprese sono tassate sino a due terzi meno rispetto ad altri, come l’Italia, tristemente nota per i suoi primati fiscalistici.
Con la pressione fiscale non si scherza.
Non si può creare sviluppo o posti di lavoro se non si consente al denaro di creare utile e ricavi piuttosto che finire nella macchina mangia-soldi chiamato “Stato”.
Come si può criticare l’imprenditore che, stufo di lavorare nella propria azienda per mantenere lo Stato che arriva, in certi casi a pretendere oltre la metà dei ricavi?
Come si può criticare l’imprenditore che decide di “emigrare” negli altri Stati membri che gli garantiscono un recupero-risparmio fiscale di oltre due terzi rispetto agli importi pagati in Italia?
Questa corsa l’Italia è destinata a perderla: è come correre in pista con due zavorre ai piedi, mentre gli altri atleti saltellano come gazzelle.
Ed allora, prepariamo il piano B.
Cioè, senza mezzi termini, l’uscita dall’euro.
Non si può sopportare oltre l’infernale meccanismo monetario che costringe gli Stati ad indebitarsi a condizioni inique, a far sprofondare l’economia in una palude silenziosa e che fa esplodere in magma incandescente le tensioni sociali.
Uno Stato sovrano sa benissimo che quando la propria economia è in crisi, la propria moneta viene svalutata per incentivare le esportazioni, frenare le importazioni ed assorbire il debito in valori nominali destinati a rappresentare solo l’involucro della sostanza.
La leva monetaria non è una favola. E l’euro è, invece, l’incubo.
In mancanza di uno Stato Europeo non ha senso la moneta unica europea, che può solo rafforzare i forti ed indebolire i deboli.
Ma la spirale è destinata a coinvolgere anche i Paesi tradizionalmente più forti che sino ad ora hanno speculato sulle economie nazionali più deboli.
Basta con questo gioco al massacro.
Prima che sia troppo tardi ed il nostro tessuto imprenditoriale ne esca compromesso, chiediamo che il Governo si attivi per una ragionata uscita dal circolo vizioso dell’euro, senza se e senza ma. Non solo l’Italia, ma l’Europa stessa lo chiede.

By M. 

1 commento:

  1. Basta con l'euro. Anche la Germania e n'è accorta!
    Felix 89

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