giovedì 16 maggio 2013

L’INFERNO DI DAN BROWN E I TORMENTI DELLA LETTERATURA







Nulla di nuovo, direbbe qualcuno. 
L’ultra-propagandato, reclamizzato, attorcigliato e temuto “colossal-book” di Dan Brown è arrivato. Puntuale. Micidiale. Stavolta, dopo aver torturato Leonardo, l’Opus Dei, la Massoneria, il Vangelo, i ghiacci polari se la prende (scusate ma mi sembra proprio il caso di dirlo) con Dante e la Divina Commedia.
Non mi fa paura né ribrezzo questo. 
Quel che mi preoccupa (e giustamente credetemi) è la festa e le celebrazioni che a Firenze ed in ogni dove stanno preparando al mega-lodato autore (manca poco che gli conferiscono la laurea honoris causa).  
Uno che sta appeso a testa in giù (detto da lui, ipse dixit) quando gli subentra il “blocco dello scrittore”. E forse qualcosa di anomalo o di storto gli rimane in quella scrittura. Non per niente l’Inferno comincia con l’amnesia del protagonista.
Premesso: io di Dan Brown ho letto il primo libro, il secondo libro, il terzo no. Non ce l’ho fatta. Non che mi dispiaccia il genere “fumettone” con cui certi scrittori americani dipingono la trama ( o plot che dir si voglia), né gli scarsamente credibili colpi “ad effetto” che ogni tanto rilasciano per sollevare l’attenzione del lettore.
Ma se qui in Italia, il dibattito ferve fra coloro che esigono (e forse a ragione) un discrimine tra letteratura in senso proprio e “narrativa” in senso lato, mi spiegate il favore che sta riscuotendo  anche tra certa critica piaggiona l’Inferno di Dan Brown che dei rigidi canoni propugnati dalla letteratura non  risponde neanche ad uno e sembra solo l’ennesima “presceneggiatura” del solito action movie di stampo (stampo, proprio così, ché li fanno in serie!) americano?
Che le persone leggano Brown non mi fa né caldo né freddo. Ognuno beve coca cola e champagne. DE gustibus non disputandum est.
Ma, per favore, ci sono bollicine e bollicine.  
E i sommeliers dovrebbero sapere distinguere.
By M. 

2 commenti:

  1. Il fatto è che quando impera una logica commerciale c'è poco da fare...

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  2. Bel commento. Comunque io l'ho letto e non mi è dispiaciuto, ma capisco perfettamente il suo punto di vista. DEbbo pure dire che mi è sembrato scritto meglio (merito della traduzione?) rispetto agli altri romanzi.
    Claudio Marrone

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