Uno dei miei libri (anzi, bisognerebbe dire per onestà "alcuni" dei miei libri preferiti) sono le novelle di Luigi Pirandello. Ne esistono diverse raccolte. Ho già scritto in passato che parecchi autori "moderni" si rifanno nello stile e talvolta nel contenuti alle "novelle" di Luigi Pirandello che, a tutt'oggi, hanno una freschezza di intuizione e di originalità che spesso viene voglia di rileggerle.
Ed, in tutta franchezza, le raccomanderei come "libro dell'estate" a chi ancora non avesse avuto occasione di scoprirle e leggerle.
Personalmente, ogni tanto mi concedo il piacere di rileggerne alcune pagine.
Vi segnalo in particolare una delle novelle, forse poco nota, di Pirandello, ma che - invece - meriterebbe maggiore attenzione e di essere considerata come "metafora" di quello strano contrasto, tutto pirandelliano, tra la coltivazione seria di un interesse per la filosofia atea e razionalista, ed il malessere, direi fisico, con cui lo studio filosofico viene visto dall'Autore come causa della "perdita della fede", non solo in sé, ma come perdita di una età felice in cui basta l'abbandono alla fede per superare il dramma dell'esistenza.
Sto parlando dell' "Ave Maria di Bobbio" (nella Raccolta "La Rallegrata") ampiamente presente in rete e della quale mi limito a fornire un link tra tanti: testo dell'Ave Maria di Bobbio
La vicenda è sugosa e surreale come tante nell'universo del Premio Nobel agrigentino: un facoltoso notaio, cultore della migliore filosofia, soffre di un mal di denti terribile. E' un mal di denti un pò strano che, secondo l'Autore, accomuna tutti i filosofi.Mentre spasima dal dolore, passa davanti ad un'edicoletta di campagna con l'immagine della Madonna.
Ecco il passo della novella:
...Nello sconvolgimento della coscienza, Bobbio all’improvviso aveva provato un tremore, un tremito di tenerezza angosciosa per se stesso, che soffriva, oh Dio, soffriva da non poterne più. La carrozza passava in quel momento davanti a un rozzo tabernacolo della SS. Vergine delle Grazie, con un lanternino acceso, pendulo innanzi alla grata, e Bobbio, in quel fremito di tenerezza angosciosa, con la coscienza sconvolta, senza sapere più quello che si facesse, aveva fissato lo sguardo lagrimoso a quel lanternino, e... Ave Maria...
Il Notaio, filosofo ed ateo recita con devozione insperata la preghiera alla Madonna ed ecco il miracolo:
E, all’improvviso, un silenzio, un gran silenzio gli s’era fatto dentro; e, anche fuori, un gran silenzio misterioso, come di tutto il mondo: un silenzio pieno di freschezza, arcanamente lieve e dolce.Si era tolta la mano dalla guancia, ed era rimasto attonito, sbalordito, ad ascoltare. Un lungo, lungo respiro di refrigerio, di sollievo, gli aveva ridato l’anima. Oh Dio! Ma come? Il mal di denti gli era passato, gli era proprio passato, come per un miracolo. Aveva recitato l’avemaria, e... Come, lui? Ma sì, passato, c’era poco da dire. Per l’avemaria? Come crederlo? Gli era venuto di recitarla così, all’improvviso, come una feminuccia...
Lo sconvolgimento del Notaio è tale che pone in dubbio tutte le credenze filosofiche sino a quel momento coltivate.
Riuscirà il "nostro eroe" a superare il terribile dilemma tra la "superbia" tutta umana della filosofia e la "ingenuità" misteriosa della religione?
La risposta a Voi che avrete il piacere di leggerVi la novella...
Saluti, by M.
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