C’è del buono in questa iniziativa di Marsilio che ha diffuso tra i blogger il piacere di leggere un buon libro e di recensirlo in tutta libertà.
Blacklands è un e-book che credo a molti piacerà possedere anche in cartaceo, fosse solo per il piacere della “fisicità” di sfogliare un libro, piuttosto che leggerlo da uno schermo freddo del PC. A parte il fatto che se non hai un lettore di e-book diventa anche antipatico portartelo a letto o in qualsiasi altro posto ti va di leggere.
Blacklands l’ho letto velocemente. Il libro è scorrevole e la trama ben costruita. E’ piacevole leggere di questo ragazzino, Steven, che, in una dimensione esistenziale tutta sua, combatte con i fantasmi del passato suo e della sua famiglia e con le difficoltà del suo presente. E’ una famiglia frammentata da dolori che l’hanno percorsa sin nell’intimo sentire dei protagonisti.
I personaggi, che all’inizio sembrano slegati fra loro, quali monadi vaganti, si ritrovano nel prosieguo in un intreccio sottile ed avvicente.
E la domanda – finta o reale poco importa – che si fa Steven è proprio questa: come posso cambiare tutto questo?
Steven, in realtà, appare più grande e più adulto di quanto potrebbe esserlo un ragazzino della sua età ed il pericoloso gioco di corrispondenza che innesca con il serial killer,che in un passato lontano e vicino allo stesso tempo gli ha ucciso lo zio, appare a tratti un po’ artificioso.
Ma non dobbiamo stupirci. Sappiamo di quanti ragazzi-coraggio è animata non solo la letteratura, ma anche la nostra realtà. Ragazzi-eroi che accettano sfide impossibili e fanno sforzi sovrumani. E quasi ce lo vediamo davanti il nostro Steven che scava nella nebbiosa brughiera inglese alla ricerca di un cadavere che rappresenta la chiave di volta della sua esistenza. Il modo, forse l’unico, di risvegliare attorno a sé il mondo indolente ed indifferente degli adulti che lo circondano. Un’apatia pericolosa che mette Steven a rischio della vita.
L’evasione del serial killer dal carcere dove si trova rinchiuso e il fatale incontro tra i due è lo scontro di due microcosmi esistenziali.
Non vi racconto come finisce. Non sarebbe giusto per l’interesse dei lettori che va risvegliato e stimolato, non certo anestetizzato.
Blacklands, comunque, è un libro di tutta gradevolezza che va letto. E come “opera prima” è indice di un buon esordio dell’autrice.
P.S.: Un appunto. Quanti editori italiani di oggi si dedicano con una spasmodica frenesia a scoprire scrittori esteri? Tanti, troppi.
Ci si chiede il perché non si scommette su autori italiani di talento, buoni, se non ottimi narratori, destinati a rimanere nelle zone grigie del sottobosco editoriale, sacrificati sull’altare di un’esterofilia che, spesso, ma non è il caso di Blacklands, si avvale di un battage pubblicitario impressionante tendente a sopravalutare l’opera letteraria, rivestendola di un manto aureo. E il libro, così, da strumento di cultura, diventa merce da supermercati, un oggetto superfluo da acquistare e mettere in bella mostra nelle biblioteche. La sua lettura? Un optional…e neanche tanto gradito.
Saluti M.
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