sabato 13 febbraio 2021

TUTTI ALLA CORTE DI RE DRAGHI: STREGONI, BUFFONI, CAVALIER SERVENTI, NANI E BALLERINE (E NON MANCANO I BURATTINI)

 


Draghi ha sicuramente un grandissimo merito: quello di essere riuscito a mettere assieme il frastagliato e cespuglioso panorama politico del nostro “parlamentario”.
Era evidente a tutti che il M5S (della sempreverde coppia Grillo-Casaleggio) giocava al rilancio, ma sentir dire da Grillo che Draghi è un “grillino”, supera ogni limite del ridicolo. Di Maio, come i parlamentari 5S, ha salvato (per ora) la poltrona, ma se il suo peso specifico è quello che ha dimostrato sino ad oggi, appare come un ministro “travicello”, di bella presenza e di nessuna sostanza.
Mario Draghi è stata l’ancora di salvezza. Con il suo prestigio sommo di civil servant, non si è tirato indietro da questa sfida, ma a tessere le lodi dovrebbero essere cauti i nostri politicanti.
Draghi è riuscito a dare la quadra ad un panorama politico sghembo: constatare che il trumpiano Salvini va a braccetto con PD e 5S (dopo aver litigato come i polli di manzoniana memoria) è quanto di più vomitevole ed incoerente potesse capitare.
Sì, è vero, ora tutti fanno i bravi bambini, come quando in classe arrivava il Direttore ed ognuno stava a testa china a sorbirsi la paternale.
Del resto, il Presidente Mattarella è stato costretto a buttare giù l’asso, quando ha visto che le ripicche ed i pettegolezzi avevano paralizzato l’azione del Governo, proprio nel momento peggiore: quello in cui si doveva remare per tirare fuori l’Italia dalle secche della pandemia e della recessione economica.
Bravo Renzi? Macché. Da alunno discolo ed impertinente, anche lui ha fatto la fila per applaudire a testa china e schiena prona. Non fà nulla se l'amata Boschi non è ministro.
La barzelletta per ora più in voga è il sentire dire – con prosaica serietà nei corridoi ovattati dei palazzoni – dai nostri leader minimi che ognuno di loro è “padre” del Governo Draghi.
Fesserie. Loro sono i primi a saperlo. Come sapevano benissimo, qualche settimana fa,  che mandare a mollo Conti con la sua zattera di salvataggio avrebbe significato il naufragio dell’Italia ( e la sua resa alla troika europea).
La verità è che nessuno (tranne la sondaggista Meloni) voleva il risiko delle elezioni.
È anche vero che i fondi europei (meglio la loro spesa) facevano gola agli affaristi della politica: troppo ghiotto il piatto per permettere che ci sguazzasse un Governo la cui azione appariva vincolata al litigioso nullafacentismo 5stelle che sfornava sussidi e benefit senza ritorno.
Il nuovo Governo Draghi?
Ha il mio rispetto, ma anche il mio scetticismo.
Non mi aspetto miracoli economici, ma i soldi europei – è evidente – punteranno dritti alla Padania, salvo che poi il debito dovremo caricarcelo tutti, anche quelli a Sud del Po.
La “questione meridionale”, se lo ficchino bene in testa i politologi del nulla, prima dell’invasione sabauda del regno delle due Sicilie non esisteva. Dopo la spoliazione del Sud e l’azzeramento di ogni sua prospettiva economica, il Nord ha trovato le “risorse” (umane e finanziarie) per buttarsi a capofitto nella incipiente Rivoluzione industriale europea.
La Fiat di Vittorio Valletti ha incarnato il comandamento storico dell’industrialismo nordico: privatizzare i profitti e pubblicizzare le perdite. Del resto il Nord ha fatto dell’industria una “missione sociale”. Che ridere.
Il Sud è rimasto ed è al palo: gli interventi della famigerata Cassa del Mezzogiorno, un carrozzone che più politico non si può, servivano solo a “pascere” le clientele politiche, nutrite come maiali all’ingrasso, ma senza alcuna progettualità economica.  
Con buona pace della neo ministra “per il Sud”, l’avvenente (ex) miss Cinema Mara Carfagna, che, a dirla tutta, è un ministro “senza portafoglio”, come dire “non facciamoci troppe illusioni”. La Carfagna ha, forse, il compito più difficile di tutti: trasformarsi nella fatina e fare diventare i sogni realtà. Ma qualcuno le dovrà dire dove hanno nascosto la bacchetta.
Di contro è un dato di fatto che la squadra di governo di Draghi ha ben OTTO MINISTRI LOMBARDI, scarpe grosse e cervello fino, che dovranno dimostrare che il Nord sa spendere i dané , come e quando vuole e che loro sono più bravi a mangiar polenta che i delinquenti e nullafacenti del Sud che stanno tutto il giorno a prendere il sole.
Draghi è un finissimo stratega e se vuol far ripartire la nordica locomotiva “sfiatata”, più che il carbone, dovrà iniettare energia atomica. Ha le carte in regola per farlo e lo farà.
Del resto ha saputo salvare l’euro scricchiolante, cosa volete che sia una nazioncina come l’Italia.
Al Sud ci terremo le mafie e l’emigrazione e Giggino come ministro degli esteri (come a dire, dell’emigrazione). Ben gli sta a chi li ha votati.
L’ultima chicca è il ministro leghista al turismo. Se il livello è quello di un eminente esponente della stessa lega che nel 2010 tacciò il sito di Pompei di essere solo “quattro sassi” e che i soldi dovevano finire prima al Veneto, abbiamo detto tutto.
O no? Il Governo Draghi potrebbe ancora stupirci.
By Michele Barbera


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