domenica 11 marzo 2018

ROSATELLUM OVVERO UNA LEGGE ELETTORALE DA CAMBIARE


A perdere, alla fine, siamo sempre gli stessi: i cittadini italiani. Non sto qui a rivangare i motivi di una legge elettorale che fa semplicemente schifo. Sia dal punto di vista giuridico che politico. Una legge che ha dato all'elettore una scheda preconfezionata in cui con una semplice croce, il cittadino votava per tutto: uninominale, partito e listino bloccato. La preferenza era solo aleatoria, i collegi massimamente dimensionati, tanto da fare perdere cognizione di quali candidati si stava votando, nomi sconosciuti ed imposizioni sul maggioritario, con candidati da votare a “naso chiuso” ed a occhi girati dall'altra parte. Pazienza.
Ci avevano incantato con il dirci che era una legge fatta per dare stabilità al paese. Così non è stato. All'indomani delle elezioni, per non bene identificate alchimie burocratiche, nessuno è in grado di governare da solo. Chi ha vinto sulla carta deve cercare strane alleanze, “nell'interesse del Paese”. E tutti avranno l'alibi di non poter realizzare le famose “promesse” elettorali, scaricando facilmente le colpe sui numeri che non ci sono e sulle difficoltà di formare il governo.
La paura concreta è che si ritorni ai governi del Presidente, senza nulla togliere a Mattarella, forse, in questo momento, la persona meno invidiata d'Italia. Governi tecnici, a geometria variabile, che non hanno (almeno in apparenza) nessuna connotazione politica, nati con l'intento di traghettare il Paese verso un'ignota meta, in un percorso obbligato segnato con le bandierine di un'Europa sempre più rigorosa ed avara con i paesi deboli strutturalmente.
Questo perché il Rosatellum è una legge a metà, nata dalla paura di perdere. Meglio essere disfattisti, andare allo sfascismo, piuttosto che lasciare che altri governino.
Proprio il fatto di essere in Europa avrebbe dovuto consigliare ai nostri politicanti di redigere una legge rigorosa, pulita, senza equivoci. Consentire un'alternanza alle forze politiche, mettere in condizioni chi vince, a qualunque schieramento appartenga, di attuare il programma offerto agli elettori, senza alibi matematici o equilibri occulti. Se poi non si era all'altezza, a casa. Senza se e senza ma.
Occorreva una politica del fare, ed, invece, ha vinto il partito del compromesso, del paracadute, della ciambella di salvataggio ai trombati eccellenti. Per rimescolare le carte. Spero, ma è solo una illusione, che in questa legislatura si metta mano ad una seria riforma elettorale. Siamo, o dovremmo essere nella Terza Repubblica. Speriamo solo che non sia la brutta fotocopia di quelle precedenti. E, purtroppo, le premesse ci sono tutte.
By Michele Barbera

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