Della Siria
in questo blog ci siamo occupati tempo fa, forse in tempi non ancora sospetti e
tragici come quelli odierni.
Avremmo
voluto essere cattivi profeti, purtroppo gran parte di quello che temevamo si è
verificato: la massa di profughi che schiaccia sull’Europa, un intero
stato alla mercé dei pazzi terroristi dell’ISIS,
Putin che gioca al gatto con il topo con Assad. Le Nazioni Unite assolutamente
impotenti ed inefficienti.
Eppure la
Siria è uno snodo fondamentale nello scacchiere mediorientale. Da sempre
Damasco ha rappresentato il punto cruciale degli equilibri tra mondo arabo e
mondo cristiano. Invece, questo gioco al massacro ha diffuso un virus
pericolosissimo, quello della destabilizzazione, della precarietà politica e governativa.
Chi ci sta
guadagnando in tutto questo?
Da tempo, in
quei territori Putin sta adoperando la “mano pesante”: ha letteralmente invaso
l’Ucraina, ha mire espansionistiche mal celate, si è approfittato della Siria
riducendola a brandelli e dando una feroce prova di forza ai c.d. “ribelli”. I
ribelli che poi non erano tali erano i miliziani che combattevano la dittatura
di Assad o, forse, erano quelli che davano fastidio alla Russia di Putin.
Poi la
Turchia ha abbattuto un caccia russo. Per un errore? O perché voleva mostrare i
denti a Putin?
Poi il trono
di Erdogan è tremato per un finto “golpe” manovrato ed architettato da qualcuno
per fare spaventare il leader turco.
Al che
Erdogan, paese NATO, che fino ad un giorno prima strepitava contro i Russi, si
va a sottomettere a Putin.
Coincidenze?
Le coincidenze nella storia non esistono. Esistono semmai le convenienze, i compromessi.
Erdogan sta
facendo il doppio gioco. Spreme l’Unione Europea e le sue debolezze, ricatta
gli Stati Uniti e nel frattempo si va a mettere sotto l’ombrello protettore di
Putin, l’unico che può davvero creargli pericolo, l’unico che, forse, c’entra
davvero qualcosa nel colpo di Stato.
Il generale
Dalla Chiesa una volta ebbe a dire che la prima corona di fiori che arriva al
morto ammazzato di mafia è quella del mittente.
Se è vero
che la prima telefonata dopo il “finto” golpe che è arrivata a Erdogan l’ha
fatta Putin, c’è poco da stare allegri.
Attenzione
Putin non è un Trump qualsiasi. Non fa chiacchiere. E’ furbo, potente e molto,
molto pericoloso.
Ed a farne
le spese non sarà solo la povera e martoriata Siria.
By Michele Barbera
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