“Io sono un poeta”.
Sembrerà strano ma è così che Manuel Vazquez
Montalban si presentò alla scuola di Giornalismo di Barcellona nel 1957. Il grande romanziere, l’ideatore
di Pepe Carvalho, che ha ispirato a Camilleri la figura di Montalbano, non si
sentiva affatto un giornalista o uno scrittore, quanto piuttosto un poeta. Non
è facile scandagliare quest’aspetto di MVM, oscurato dal successo avuto dai suoi
romanzi, ma Hado Lyria, che ha curato la prefazione del libro, rende in
sintesi la potenza e la profondità dei versi di Montalban, quando dice che “egli percepì la possibilità di attimi resi
eterni che tenterà di ricreare nei versi”.
Ne “Il Desiderio e la Rosa” viene tributato in Italia, con l’ausilio
indispensabile della traduzione che si specchia nei poemi in lingua originale,
il giusto omaggio alla poesia profondissima di MVM.
I temi poetici modulano ed amplificano ricordi d’infanzia, scorci di
paesaggi, ritratti di figure storiche e suggestioni filtrate da una memoria che
non dà scampo all’autore, che pare tormentato da ossessioni ricorrenti sulle
grande tematiche della vita. I versi paiono scolpiti a fuoco, a volte crudeli,
altre volte eterei, ma sempre sentiti ed in grado di trasmettere forti
emozioni.
In “Una educacion sentimental”, silloge contenuta nell’antologia, MVM affronta
i grandi temi dell’amore e del sentimento, della perdita dell’innocenza, della
infelicità e del sesso crudo e materiale. Dice il poeta: “e amori/perché no/nelle sere/ senz’altra soluzione se non notti che
concludono/ se non giorni che si alzano per tramontare,/che non avranno
giardini con gelsi/né panchine di cemento dietro le siepi/come prima/quando
ancora era possibile qualche mistero/ al di là delle labbra baciate,
silenziose/ ora come un mondo proibito/ senza piogge,/senza frontiere, un vasto
mondo di vene/ gelate, rami di boschi orrendi/senza uccelli/né stelle/dove
paura e valore sono impossibili”. (da “El buen amor)
In “Stanze alla morte” MVM affronta i temi della vanità dell’uomo, l’inutilità
delle guerre: “ma non cambiò la
Storia/all’improvviso/debole/la carne domanda/ che ne fu/dei suoi testimoni di
pietra/ che ne fu/ dei costruttori quale secolo/ventuno fecero/ più che il
ventesimo/ e la loro gloria cantano/enciclopedie/inni/telefilm…”. E quel
tema ricorrente “che ne fu” richiama in modo tragico l’”ei fu” di manzoniana
memoria che corona la morte dei grandi nella Storia. Dice Lyria: “la morte è quindi senza rimedio: metafora del nulla,
atroce liquido amniotico che cancella le identità e la memoria”.
Un ultimo passo, tratto da “Ciudad” il poema che chiude l’antologia: “il freddo attende al di là delle patrie/al
di là dei nomi conosciuti e dei gesti/senza sorpresa/le orme ti seguono senza
immaginazione e muoiono/quando riposi/ e si può morire di sincerità nello scoprire/che
passiamo sempre di inganno in inganno/di morte in morte/ e ricordare è tornare
a vivere…”
Un lirica possente, dai toni mai banali o edulcorati che svela al
lettore sorpreso una dimensione onirica della produzione letteraria di
Montalban, avvolta in un mistero esotico, profondo e struggente quanto il
conflitto tra la vita e la morte.
Da leggere, soprattutto per chi ha l’idea sbagliata che sotto le
mentite spoglie di un giallista non si possa nascondere l’animo sensibile di un
poeta!
By Michele Barbera
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