martedì 21 luglio 2015

LETTURE E RECENSIONI: “IL DESIDERIO E LA ROSA”, LA POESIA DI M.VAZQUEZ MONTALBAN


“Io sono un poeta”. 
Sembrerà strano ma è così che Manuel Vazquez Montalban si presentò alla scuola di Giornalismo di Barcellona nel 1957. Il grande romanziere, l’ideatore di Pepe Carvalho, che ha ispirato a Camilleri la figura di Montalbano, non si sentiva affatto un giornalista o uno scrittore, quanto piuttosto un poeta. Non è facile scandagliare quest’aspetto di MVM, oscurato dal successo avuto dai suoi romanzi, ma Hado Lyria, che ha curato la prefazione del libro, rende in sintesi la potenza e la profondità dei versi di Montalban, quando dice che “egli percepì la possibilità di attimi resi eterni che tenterà di ricreare nei versi”.
Ne “Il Desiderio e la Rosa” viene tributato in Italia, con l’ausilio indispensabile della traduzione che si specchia nei poemi in lingua originale, il giusto omaggio alla poesia profondissima di MVM.
I temi poetici modulano ed amplificano ricordi d’infanzia, scorci di paesaggi, ritratti di figure storiche e suggestioni filtrate da una memoria che non dà scampo all’autore, che pare tormentato da ossessioni ricorrenti sulle grande tematiche della vita. I versi paiono scolpiti a fuoco, a volte crudeli, altre volte eterei, ma sempre sentiti ed in grado di trasmettere forti emozioni.
In “Una educacion sentimental”, silloge contenuta nell’antologia, MVM affronta i grandi temi dell’amore e del sentimento, della perdita dell’innocenza, della infelicità e del sesso crudo e materiale. Dice il poeta: “e amori/perché no/nelle sere/ senz’altra soluzione se non notti che concludono/ se non giorni che si alzano per tramontare,/che non avranno giardini con gelsi/né panchine di cemento dietro le siepi/come prima/quando ancora era possibile qualche mistero/ al di là delle labbra baciate, silenziose/ ora come un mondo proibito/ senza piogge,/senza frontiere, un vasto mondo di vene/ gelate, rami di boschi orrendi/senza uccelli/né stelle/dove paura e valore sono impossibili”. (da “El buen amor)
In “Stanze alla morte” MVM affronta i temi della vanità dell’uomo, l’inutilità delle guerre: “ma non cambiò la Storia/all’improvviso/debole/la carne domanda/ che ne fu/dei suoi testimoni di pietra/ che ne fu/ dei costruttori quale secolo/ventuno fecero/ più che il ventesimo/ e la loro gloria cantano/enciclopedie/inni/telefilm…”. E quel tema ricorrente “che ne fu” richiama in modo tragico l’”ei fu” di manzoniana memoria che corona la morte dei grandi nella Storia. Dice Lyria: “la morte è quindi senza rimedio: metafora del nulla, atroce liquido amniotico che cancella le identità e la memoria”.
Un ultimo passo, tratto da “Ciudad” il poema che chiude l’antologia: “il freddo attende al di là delle patrie/al di là dei nomi conosciuti e dei gesti/senza sorpresa/le orme ti seguono senza immaginazione e muoiono/quando riposi/ e si può morire di sincerità nello scoprire/che passiamo sempre di inganno in inganno/di morte in morte/ e ricordare è tornare a vivere…”
Un lirica possente, dai toni mai banali o edulcorati che svela al lettore sorpreso una dimensione onirica della produzione letteraria di Montalban, avvolta in un mistero esotico, profondo e struggente quanto il conflitto tra la vita e la morte.
Da leggere, soprattutto per chi ha l’idea sbagliata che sotto le mentite spoglie di un giallista non si possa nascondere l’animo sensibile di un poeta!

By Michele Barbera 

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