Quanti volontari italiani ci sono nel mondo? Quanto valore ha la loro
opera per le popolazioni che aiutano in silenzio, giorno dopo giorno? Quanti di
essi hanno perso o rischiato di perdere la vita? Ma, soprattutto, perché lo
fanno?
Sono domande importanti che ognuno dovrebbe porsi prima di parlare a sproposito sulla liberazione di Greta e Vanessa.
Ne ho conosciuti diversi di volontari e cooperatori, missionari e non, che negli angoli più
sperduti della Terra, in villaggi dal nome improbabile ed impronunciabile, spendono le loro
energie in favore degli ultimi. Li ho sempre ammirati ed invidiati. Ed ho
sempre pensato che questi angeli devono avere qualcosa di speciale. O devono
essere semplicemente pazzi d’amore per gli altri, incoscienti a tal punto da
annullare non solo ogni egoismo, ma anche ogni paura.
Greta e Vanessa sono vittime inconsapevoli di un inutile scandalo
mediatico. Come se la solidarietà potesse avere a che spartire con la crisi che
attanaglia l’Italia o con le tasse che ci opprimono o con i sperperi di una
classa politica in cerca d’autore.
Greta e Vanessa, due giovani entusiaste di fare “qualcosa”. Con la
testa ad un progetto umanitario in grado di tradurre in opere concrete, in
gesti, gli ideali che avevano in testa.
La situazione in Siria è critica. Siamo in zona di guerra. Tutti
sappiamo che chi va là, per professione, per dovere, o semplicemente per dare
un aiuto umanitario, rischia la vita. E sul serio.
Cinque mesi e mezzo di prigionia non sono uno scherzo. Sono un incubo. Qualcosa poteva andare storto e oggi avremmo rimpianto due ragazze vittime
dei loro sogni.
Valutiamo questo, prima di criticare.
Ho conosciuto, per ragioni strettamente professionali, anche uomini
appartenenti ai nostri servizi. Non ho mai avuto la sensazione di avere a che
fare con qualche Rambo palestrato con i muscoli gonfiati da intrugli estrogenetici, né con dandy
playboyzzati stile 007. Sono poliziotti e carabinieri con la testa sulle
spalle. Gente abituata - prima di muoversi - a soppesare ogni rischio,
sapendo di avere a che fare con criminali di ogni risma e specie, terroristi
compresi. Quando hanno avuto la sensazione che io potessi lontanamente essere
in una situazione di rischio me li sono trovati davanti con il viso pulito ed
amico di chi sa il rischio che stai correndo e del fatto che sono disposti a
correrlo con te. Questi uomini hanno aiutato Greta e Vanessa. Hanno fatto il loro dovere. Rischiando, là in Siria, mentre noi eravamo a casa con i piedi nelle pantofole e guardavamo il telegiornale.
Nessuno aveva il diritto di condannare queste ragazze alla morte o alla
schiavitù.
Molti oggi cercano la verità, pur sapendola o intuendola nella sua più stretta
evidenza.
Ma nessuno si rende conto che ad aver perso è sempre il popolo
siriano, per il quale, per la perversione mentale e la diabolicità criminale che
imperversa in quei territori, anche la solidarietà diventa squallida merce di
scambio.
By Michele Barbera
E se fossero due terroriste? E' difficile dare giudizi. Cmq non penso che i nostri servizi siano stati così stupidi da abboccare se il rischio non era serio... Lucio
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