“…il loro cervel Dio lo riposi,
in tutt’altre faccende affaccendato, a
questa roba è morto e sotterrato…”
I versi
famosi del poeta Giusti appaiono calzare a pennello per commentare una
tristissima vicenda su cui è calato il sipario. A nulla sono valsi gli sforzi e
la mobilitazione che aveva sensibilizzato la precedente amministrazione
comunale al problema della paventata chiusura dell’Ufficio del Giudice di Pace
di Menfi.
In un
silenzio che fa paura, nell’immobilismo più assoluto da parte
dell’amministrazione attuale, cosa che dispiace veramente, si è consumato
l’ultimo alito di speranza che poteva tenere in vita l’Ufficio del Giudice di
Pace di Menfi.
Nonostante
nei giorni scorsi si era parlato di conferire con il sindaco, visto e
considerato che in consiglio comunale siedono ben cinque avvocati menfitani (La
Placa, Mistretta, Pellegrino, Viviani, Lanzarone e scusate se ne ho dimenticato qualcuno),
ci si aspettava che qualche barlume di protesta, un comunicato stampa,
un’istanza al Ministero, una conferenza di servizi con il Presidente del
Tribunale, insomma, qualcosa smuovesse il civico consesso e l’amministrazione,
quantomeno “per occhio di popolo”.
Niente di
tutto questo.
La cosa è
passata e passerà sotto silenzio.
Se ne
accorgeranno le centinaia di cittadini che debbono, per esigenze di giustizia
(testimonianze, interrogatori, cause civili e penali) frequentare il Giudice di
Pace che, arrendendosi all’evidenza, dovranno andare e venire da Sciacca. Se ne
accorgeranno anche i consulenti tecnici, nonché i vari geometri, architetti ed
ingegneri che dovranno giurare perizie.
Cui prodest? A chi giova che Menfi venga
spogliato di questo ufficio?
Non lo so.
Veramente. Altrove per difendere i presidii giudiziari si sono avuti gesti
eclatanti (blocco di strade, consegna di fasce al Prefetto, occupazione locali).
A Menfi niente.
Si vede che
abbiamo altro per la testa.
By Michele Barbera
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