venerdì 27 settembre 2013

GIUSTIZIA PER I RICCHI: LA PROTESTA DELL'AIAF PER LA TASSAZIONE DEI TRASFERIMENTI DI IMMOBILI IN ESITO A SEPARAZIONI E DIVORZI


La politica del governo continua assurdamente a penalizzare il settore della giustizia. Con l'intento sempre più palese di limitarne l'accesso ai cittadini meno abbienti.
Stavolta a cadere sotto la scure sono i riassetti patrimoniali dei coniugi in fase di divorzio e di separazione, sino ad oggi tassati con agevolazione.
Ecco il comunicato di protesta dell'AIAF SICILIA che ci sentiamo appieno di condividere e sottoscrivere:

                                                   COMUNICATO STAMPA

  La sezione della Sicilia dell’Associazione Italiana Avvocati di Famiglia,  riunita d’urgenza, ha esaminato la previsione contenuta nel decreto legge n.104/2013 con la quale viene soppressa l’agevolazione fiscale per i trasferimenti di immobili nell’ambito del riassetto del patrimonio della famiglia in esito a situazioni di separazione o di divorzio.
  L’AIAF  Sicilia si dichiara assai preoccupata per tale svolta fiscale che potrà condizionare incisivamente l’esito delle composizioni delle crisi familiari. Infatti, se oggi molte coppie preferiscono imboccare la strada della definizione consensuale o congiunta  per definire i termini della separazione o del divorzio è anche grazie alla possibilità di concordare trasferimenti di immobili senza incorrere in costi di registro che, altrimenti, potrebbero  rendere arduo il nuovo assetto, soprattutto laddove esistono difficoltà economiche (casistica assai diffusa).
   La previsione di cui sopra da una parte cozza con le intenzioni di salvaguardia delle famiglie deboli che è stata tanto invocata a proposito della questione IMU, dall’altra rimarca una politica complessiva poco incline a promuovere un’area di interventi a tutela della famiglia, sia pure nella fase di una crisi che è, pur sempre, una evoluzione dei rapporti e non una tomba.
   L’AIAF Sicilia fa voti affinché il Parlamento proceda alla modifica del decreto emanato e impegna l’AIAF nazionale a muovere tutti i passi necessari affinché il Governo stesso, riconsideri la questione e  adotti le modifiche necessarie in sede di conversione. Infine, l’AIAF Sicilia auspica di registrare il coinvolgimento di tutte le realtà associative che si occupano di famiglia e minori.
Catania 23 Settembre 2013
                                                                                                                             Remigia D’Agata Presidente AIAF Sicilia

martedì 17 settembre 2013

INCONTRI RAVVICINATI DI… PIPA


Capita anche questo.
Capita, cioè, che sei invitato ad una serata culturale. Che è una bellissima sera d’estate. Che dopo un interessante dibattito senti il bisogno di cinque minuti di relax. Che approfitti della pausa, ti allontani dalla sala, peschi dall’auto una bella pipa curva, la carichi di un trinciato dolce e speziato e cerchi un posto appartato dove goderti in santa pace la tua fumata solitaria.
E mentre pensi che sei solo, che nessuno possa vederti con la pipa e, additandoti come una bestia rara, chiamarti Sherlock Holmes, o, peggio, commissario Maigret, o, peggio del peggio, Perry Mason… e mentre ti stai gustando i primi sbuffi di fumo… ti accorgi che a pochi passi da te c’è… qualcuno.
Istintivamente togli la pipa di bocca. Ma poi ti accorgi che è un fumatore anche lui. Che anche lui ha smesso improvvisamente di fumare. Forse perché si è accorto di te.
Diffidenti, ambedue cerchiamo di capire chi è l’altro. E che cosa nasconde con la mano.
Poi ci guardiamo in faccia e sorridiamo. Lui è il giornalista “di città”, anche lui ospite del dibattito. Anche lui ha avuto bisogno di una pausa e… anche lui fuma la pipa. A quel punto il ghiaccio si scioglie e ogni diffidenza crolla.
I pipatori, razza nobile e generosa, in Italia sono ormai in estinzione.
Sopraffatti e soffocati dalle fanterie delle sigarette, dalle cavallerie dei sigari e dalle artiglierie del fumo elettronico.
E, forse, è l’unica razza in estinzione priva di ogni tutela, abbandonata a se stessa.
Così quando due pipatori veraci si incontrano è sempre una gioia. Chi fuma la pipa lo sa. La degustazione del tabacco è, forse, l’ultima cosa. Prima viene la pipa come oggetto, come cultura, come storia: la marca, il tipo, con o senza filtro, italiana o straniera, industriale o artigianale e così via… Poi è d’obbligo la disquisizione sui tabacchi: le mixtures inglesi, i latakia di Cipro o siriani, gli scozzesi, i danesi, gli americani… il perique… alla fine c’è spazio pure per il dignitosissimo trinciato “Italia”, con fughe timorose verso il “Trinciato Comune” o il “Forte”. Magari, se si è fortunati, c’è lo scambio delle miscele sul campo.
Il tempo passa mentre parli ed, alla fine, non ti accorgi che la pausa è finita. Il dibattito sta per ricominciare. Io e il mio nuovo amico, come due vecchi soldati, ci stringiamo la mano e ci accorgiamo che non abbiamo avuto neanche il tempo di fumarle, le nostre pipe.
Ma, si sa, con la pipa succede anche questo. Di volerla fumare, ma di non riuscirci ed essere lo stesso contenti ed appagati della bella chiacchierata. E, forse, anche questo è in via d’estinzione…

By Michele Barbera

domenica 15 settembre 2013

IL PIACERE DI LEGGERE: STORIE E LEGGENDE DI SICILIA di LUIGI NATOLI


Luigi Natoli (che scriveva con lo pseudonimo di William Galt) è stato un grande affabulatore, o, forse, uno dei grandi scrittori storici che la Sicilia abbia mai avuto. E’ famoso per il suoi “Beati Paoli”, ovvero la narrazione di quella setta segreta che a Palermo amministrava una giustizia rapida, feroce e violenta. A volte in contrapposizione con la giustizia ufficiale o per riparare i torti e le prepotenze dei signorotti di turno.
Ma Natoli, che oserei definire “pittore storico”, oltre a tracciare grandi affreschi, si è dedicato anche a “ritratti storici” che sono poi piccole e grandi vicende che, non meritando magari la prospettiva profonda di un romanzo, sono stati colti nella loro essenza, nel loro spirito in racconti brevi.
Così definisco il volume di Natoli “Storie e Leggende di Sicilia”, un luogo di incontro tra realtà e fantasia, tra mito e storia, che copre il lungo arco di circa sei secoli, dove capita di incontrare creature e personaggi che, magari, in epoche più recenti hanno avuto blasoni più reclamizzati (vedi ad esempio la storia di Zosimo, incoronato Re di Girgenti, ripresa da Andrea Camilleri in un suo romanzo).
E di Luigi Natoli credo che siano (anzi siamo) debitori molti scrittori, poeti e narratori contemporanei, che fanno propria, studiano ed analizzano la “sicilitudine”, ovvero quel complesso di comportamenti, caratteri, forme e metodi che nel tempo e nei secoli hanno plasmato la civiltà siciliana.
A differenza dei grandi storici e studiosi della civiltà siciliana, i quali hanno ritratto “in laboratorio” e registrato asetticamente i modi e le usanze del popolo siciliano, Natoli a quelle stesse usanze, tradizioni, leggende, miti, narrazioni, prigioniere talvolta di una “oralità” angusta e deformante, ha dato nobili vesti letterarie, romanzandone i contorni e rendendole più “sugose” (alla maniera di Manzoni) e più avvincenti.

By Michele Barbera 

sabato 14 settembre 2013

L’UFFICIO DEL GIUDICE DI PACE DI MENFI CHIUDE I BATTENTI: BLACK OUT DELL’AMMINISTRAZIONE LOTA’





“…il loro cervel Dio lo riposi,
in tutt’altre faccende affaccendato, a questa roba è morto e sotterrato…”
I versi famosi del poeta Giusti appaiono calzare a pennello per commentare una tristissima vicenda su cui è calato il sipario. A nulla sono valsi gli sforzi e la mobilitazione che aveva sensibilizzato la precedente amministrazione comunale al problema della paventata chiusura dell’Ufficio del Giudice di Pace di Menfi.
In un silenzio che fa paura, nell’immobilismo più assoluto da parte dell’amministrazione attuale, cosa che dispiace veramente, si è consumato l’ultimo alito di speranza che poteva tenere in vita l’Ufficio del Giudice di Pace di Menfi.
Nonostante nei giorni scorsi si era parlato di conferire con il sindaco, visto e considerato che in consiglio comunale siedono ben cinque avvocati menfitani (La Placa, Mistretta, Pellegrino, Viviani, Lanzarone e scusate se ne ho dimenticato qualcuno), ci si aspettava che qualche barlume di protesta, un comunicato stampa, un’istanza al Ministero, una conferenza di servizi con il Presidente del Tribunale, insomma, qualcosa smuovesse il civico consesso e l’amministrazione, quantomeno “per occhio di popolo”.
Niente di tutto questo.
La cosa è passata e passerà sotto silenzio.
Se ne accorgeranno le centinaia di cittadini che debbono, per esigenze di giustizia (testimonianze, interrogatori, cause civili e penali) frequentare il Giudice di Pace che, arrendendosi all’evidenza, dovranno andare e venire da Sciacca. Se ne accorgeranno anche i consulenti tecnici, nonché i vari geometri, architetti ed ingegneri che dovranno giurare perizie.
Cui prodest? A chi giova che Menfi venga spogliato di questo ufficio?
Non lo so. Veramente. Altrove per difendere i presidii giudiziari si sono avuti gesti eclatanti (blocco di strade, consegna di fasce al Prefetto, occupazione locali). A Menfi niente.

Si vede che abbiamo altro per la testa. 
By Michele Barbera