mercoledì 16 gennaio 2013

IL FALSO SCANDALO DELLE RECENSIONI FASULLE SU AMAZON: OVVERO LA LETTERATURA “GANGNAM STYLE”




Fu vero scandalo?
Si chiederebbe  un moderno Manzoni. 
Io mi permetto di aggiungere la risposta: NO. 
La scoperta che la quasi totalità delle recensioni su AMAZON sono frutto di account fasulli di lettori dove si nascondono amici e parenti compiacenti degli stessi autori è la scoperta dell’acqua calda.
Allora parliamo degli editori che prima ti cercano come autore esordiente e poi, dopo aver espresso vaghi apprezzamenti per la tua opera, ti chiedono di acquistarne un tot numero di copie. Parliamo anche delle catene librarie dove se vuoi che un certo libro sia esposto in una certa maniera occorre che si paghi un tot. Parliamo anche delle false recensioni letterarie, anche su quotidiani di tiratura nazionale, dove se vuoi che un certo libro venga recensito (magari in modo compiaciuto) allora occorre che l’editore acquisti un tot di pubblicità.
E questo non riguarda solo l’Italia, ma tutto il mondo, sia ben chiaro, anche un mercato letterario dalle proporzioni immani come quello americano. 
Se l’editoria non è marcia, il mercato editoriale lo è.
Leggevo sul Corriere della Sera di qualche giorno fa che vi sono scrittori americani (lo hanno confessato loro in pubblico) che si “divertivano” - mediante falsi account - a fare recensioni stroncanti su opere di colleghi, magari per pura invidia editoriale e magari dopo che si erano letti il libro del collega e gli era pure piaciuto.
Come scrittore per passione l’unica recensione a cui credo veramente ed in fondo è l’incontro ed i colloqui con i lettori. 
Per questo non mi tiro mai indietro quando i lettori, magari per curiosità mi cercano o domandano  su questo o quel particolare di quel racconto o di quel romanzo.  
Non capisco come certi scrittori (magari di successo) possano tranquillamente snobbare i lettori o dare loro risposte preconfezionate da ghost writers o da volenterosi collaboratori della casa editrice.
Sbagliato! Quando l’editoria si traveste da industria editoriale smarrisce ogni senso di logica ed equilibrio. Allora diventa gangnam style, ovvero libri massificati, prodotti commerciali, di basso intrattenimento e a scarso dosaggio culturale, pompati con estrogeni pubblicitari per attirare non il lettore, ma il cliente. Che acquisti il libro, poi anche se non lo legge, non fa nulla.
Il libro diventa, così, un abile risultato di marketing editoriale come il “codice da vinci” propagandato da un’enorme macchina pubblicitaria, falsamente scandalistico e denso di errori marchiani e di inesattezze storiche di proporzioni bibliche. Non ha importanza. E’ stato il frutto di una stagione, da consumare e da buttare (senza rimpianti).
Un buon libro non si improvvisa e non è detto che non debba scontare le pene dovute ad un mercato drogato e senza regole quale quello editoriale.
Ma, fermatevi ed ascoltate un coro verdiano o una sinfonia di Beethoven e fatevi una domanda: la preferite o no al gangnam style?
By M. 

8 commenti:

  1. Hai ragione, il mercato è drogato e gli editori per la quasi totalità sono degli speculatori. Io per far pubblicare un mio libro ho dovuto sborsare diverse migliaia di euro per poi finire nel dimenticatoio. Nessuna promozione e solo TRE copie vendute via internet da parte dell'editore. Sono sconfortato!!!
    Luce 65

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  2. Perchè non parlare delle associazioni a delinquere che sono le agenzie letterarie. Per leggere un manoscritto chiedono cifre spropositate ed alla fine non c'è nessun contatto con gli editori, ti rimane un pugno di mosche in mano ed il conto corrente alleggerito!!!
    Federica K.

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  3. Oh regà, non vorrei che questo post divantasse il muro del pianto! Coraggio, animo!

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  4. Scusate, poco fa ho fatto un pasticcio per la fretta e ringrazio il master del blog per aver cancellato il mio commento errato. Volevo dire che le case editrici quando non sei uno famoso per loro sei solo un emarginato e diseredato da trattare a pesci in faccia. Io i miei racconti li pubblico sul web gratis e confermo che sono cliccati in media 2.000 volte.
    Grazie a tutti, Mario

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  5. Non ti preoccupare, Mario. Ho capito che il commento era "sballato" e quando ho ricevuto la tua mail ne ho avuto la conferma.
    Grazie per il tuo contributo.
    Saluti M.

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  6. Ho smesso di scrivere. Ho avute tante e troppe delusioni. Mi sono accorta che ero solo una gallina da spennare. Oggi leggendo questo post mi sono ricordata una terribile mattina di due anni fa quando uno pseudo-editore mi ha fregato duemila euro per pubblicare un mio romanzo. Risultato: aspetto ancora le 300 copie che avevo ordinato. La casa editrice chiusa e lui fuggito chissà dove, dopo aver truffato me ed altri come me. Se penso con che fatica avevo racimolato quei duemila euro. Di recente ho letto un paio di romanzi di una "nota" casa editrice. Facevano schifo. Eppure hanno venduto migliaia di copie. E' giusto tutto questo?

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  7. Concorso con il post di Michele. Però mi sembra ingiusto escludere a priori il parere degli amici e dei familiari. La politica degli editori è molto discutibile, sopratutto con gli autori italiani giovani. Penso che, cmq., alla fine qualcosa di buono rimane.
    Saluti a tutti, Gianfranco A.

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  8. Ho letto forse con ritardo questo post. Mi è sembrato assai interessante ed esprimo apprezzamento per l'autore. Mi pare di capire che anche lui scrive e che non è alieno da cattive esperienze con le case editrici. Buon per lui che scrive per passione. Io sono un editor di diverse case editrici e, non per tirare con la solita lagna, ma un appunto va fatto: nessuno si chiede perché il mercato editoriale è affollato di editori che, con la scusa di essere piccoli o di "di nicchia", in realtà nascondono il loro appetito speculativo ai danni degli autori, magari sprovveduti o improvvisati. Quello che manca, sopratutto in Italia, è la professionalità dell'editore che deve pubblicare soltanto quello in cui crede. Tutto il resto sono inutili piagnistei. E' sbagliato anche pensare che basta scrivere un libro per avere successo. Una buona promozione è altrettanto necessaria di avere scritto un buon romanzo. A meno di chiamarsi (tanto per fare un esempio) Camilleri o Dan Brown.
    Gianpiero

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