La fine del
mondo, tanto temuta, non c’è stata. E’ trascorso un fine anno, tutto sommato,
in relativa tranquillità e senza eventi eccezionali da sconvolgere il pianeta.
Nella nostra
Italietta, invece, l’alba del 2013 si è affacciata sul teatrino della politica,
dove tra stregoni, maghi, nani, buffoni, peones, dame e cavalieri è andata in scena
la tornata elettorale 2013. Chiamatela “Poltronissima”.
Nessuno si
aspettava che il governo Monti riuscisse a modificare la legge elettorale. E
Monti, questa, di promessa, l’ha mantenuta.
Viene da
ridere considerando che in giro tutti protestano vivacemente contro il
Porcellum e tutti… si scannano per avere quel maledettissimo seggio in
Parlamento: vecchi big e nuovi scontenti, apocalittici ed integrati, senza
nessuna distinzione. A morsi strappano il gradino in più nella lista per
arrivare un cicinin più in alto, per essere più sicuri che il sogno si
trasformi in realtà, quanto meno per i prossimi cinque anni!
La palude
politica costringe tutti a rivisitare cliché già collaudati, un mix che sprizza
un ipocrita fetore di presa-in-giro ed ovvietà: abbasso le tasse, un pizzico di
Europa, viva il lavoro, abbasso i comunisti o i berlusconisti (a seconda della
parte), abbasso tutti (per Beppe Grillo), abbasso Santoro e Pippo Baudo e (per i gay intellettuali) il sedere di Belen Rodriguez, ed alla
fine, un rincuorante Viva l’Italia.
Sono
rabbrividito quando ho sentito che sin’anche il Festival di Sanermo, per colpa di Luciana
Litizzetto, poteva violare la par condicio.
Questo dà il
metro dell’opinionismo politico italiano e del livello della sua moral suasion.
Propongo,
allora, che tutti i cantanti siano sottoposti a TAC (non si voglia mai che ci
sia quale candidato nascosto nella mise di un cantante rap), e che, anzi, i
cantanti cantino in playback, o meglio che non cantino affatto (le parole delle
canzoni potrebbero alludere all’una o all’altra parte politica).
Mi viene da
piangere.
Voltando
pagina, sentendo alcuni seri commenti sulla situazione politica attuale vi è lo
sconforto di un’occasione perduta. Cioè di aver perso la possibilità di gestire
le elezioni con un nuovo meccanismo democratico di preferenze che sganciasse la
scelta del parlamentare dal diktat dei partiti. C’era in giro una voglia seria
di novità, di riforme, che prevedesse la riduzione del numero di parlamentari e
la riduzione del baratro degli sprechi politici. E l’avvio serio di una terza
repubblica europeista e finalmente votata allo sviluppo economico sociale dopo
la terribile crisi mondiale.
Nulla di
tutto questo.
Buoni
propositi. Annegati nell’oblio del contingente.
Cattivi pensieri.
Quelli ci sono e rimangono.
E ritornano
quando in TV vedi che a discutere di politica sono sempre i soliti noti.
A questo punto meglio Belen!
By M.
Nessun commento:
Posta un commento