"Vite di cronisti dal fronte del Sud", questo è il sottotitolo del libro-inchiesta di Walter Molino, uscito qualche anno fa e che voglio riproporre per la lettura. Molino, con stile appassionato ed appassionante, trascina il lettore nell'universo scomodo di chi insegue la verità per mestiere (o per professione). Chi ha praticato giornalismo, chi fa informazione prima o poi si deve scontrare con il fantasma, con l'incubo ricorrente: la verità si paga, e spesso è un prezzo altissimo. Specie se il cronista si muove nei territori del sottobosco criminale e guarda in faccia, ogni giorno, quegli individui dalle apparenze "perbene", che vivono e prosperano nel sangue delle stragi, degli omicidi di persone innocenti, nei traffici internazionali di stupefacenti, che proliferano nelle ricchezze illecite e fanno della corruzione e della violenza la loro religione, il loro credo esistenziale.
Scontrarsi ogni giorno con questa realtà non ammette compromessi. Non c'è una terza via. Ecco perché l'inchiesta di Molino è assolutamente interessante e fa riflettere.
Dietro un articolo o un'intervista che narra ed investiga sulle malefatte di un boss mafioso c'è sempre qualcuno che si è fatto carico di scavare, di guardare in faccia il mostro, di denunciare il male senza avere paura delle conseguenze. Che spesso non si limitano alle semplici minacce, ma colpiscono in modo spietato e violento.
Il giornalismo di inchiesta ha martiri illustri, a cominciare da Peppino Impastato, ma Molino vuole fare di più e ci riesce.
Racconta, con stile asciutto e intrigante la vita di cronisti nella loro trincea. Da vivi. L'orizzonte è vasto e comprende vicende umane da "eroi nascosti", che - tra mille difficoltà e con altrettanta energia e tenacia - nei territori delle mafie, della collusione omertosa, non hanno fatto passi indietro, decisi a difendere la libertà di informare ed essere informati.
Sono esistenze scomode che generano prima fastidio, poi allarme ed infine rabbia, nel mondo oscuro dei poteri, quelli criminali, quelli mafiosi, quelli dei colletti bianchi. Da lì prima gli avvertimenti, poi le minacce. Ed infine la vendetta. O la censura, l'ostracismo. E' uno stato d'animo che chiunque abbia fatto informazione con coscienza, prima o poi ha provato: c'è la paura che combatte con la coscienza, c'è l'isolamento e la voglia di andare avanti.
Il libro di Molino è un inno alla libertà di informare ed essere informati. Una libertà fondamentale che nell'era di internet, dell'informazione plagiata ed artefatta sta diventando merce sempre più preziosa.
By Michele Barbera