venerdì 28 aprile 2017

LETTURE E RECENSIONI: "A 'CCU APPARTENI?" DI GREGORIO VIVIANI

La Storia non è fatta solo di battaglie, guerre, morti e rivoluzioni. La Storia ha spesso il sapore delle cose comuni, dei piccoli fatti quotidiani, delle moltitudini silenziose che attraversano ed intersecano con la loro vita, un territorio, segnandone e marcandone la peculiarità antropica. Così l'uomo vive intessendo con il territorio, con il suo habitat una relazione personale destinata a sopravvivergli, costituendo la Tradizione e la Memoria di un popolo. Nasce così il genius loci, quella particolare antropomorfizzazione della coscienza collettiva che rende la realtà Mito, ed il ricordo Storia.
Gregorio Viviani
La lezione dei grandi storici che da secoli raccolgono la memoria dei popoli e degli eventi, offre un taglio particolare quando riguarda uno spicchio di territorio, fatto non solo di cose materiali, ma anche e sopratutto delle peculiarità umane che lo hanno abitato, del ricordo delle tradizioni, dei fatti che rendono quel territorio unico. 
La storia, diceva un grande filosofo del secolo scorso, può guardarsi con il cannocchiale o con il microscopio ed in tutti e due i modi si rimarrà affascinati dalla ricchezza delle proprie scoperte. 
Gregorio Viviani, un illustre figlio di Menfi, da anni ha preso il mano il microscopio, passando in rassegna la storia del quotidiano, il "cuntu" del curtigghiu, le filastrocche inventate e tramandate a memoria dai nonni ai nipoti, fino ad incesellare le 'ngiurie, i soprannomi che designano una famiglia, in una carrellata di aneddoti, ricordi ed immagini fotografiche che rendono viva la memoria di Menfi e la restituiscono alle generazioni future. 
Gregorio riceve il riconoscimento
di Custode della identità territoriale 
Il suo almanacco - A 'ccù apparteni - nel 2017 è giunto alla ragguardevole e considerevole meta della undicesima edizione, stampato in migliaia di copie, distribuite gratuitamente grazie all'illuminato mecenatismo degli sponsors. Quest'opera è diventata ormai una pietra miliare di chi voglia confrontarsi con la tradizione storica popolare della Città di Menfi. Sebbene il filone della storiografia menfitana sia particolarmente nutrito, ricordiamo Santi Bivona, il maestro Piazza, Gioacchino Mistretta, il commendatore Bilello, Rocco Riportella, il dottore Nino Bondì e tanti altri che si sono prodigati a custodire e tramandare le origini, le tradizioni ed il vissuto storico del centro abitato belicino, l'opera di Viviani si distingue certamente per la freschezza, l'originalità e la genuina spontaneità che la fa rassomigliare a certi scritti di Pitrè, con la certosina attenzione di chi ha svolto con passione le ricerche e di chi vuole essere testimone attento, non semplice spettatore, di quel grande teatro che è la storia popolare, della quale con orgoglio rivendica la propria appartenenza.
Complimenti al nostro Gregorio Viviani, anche perché con la sua opera ha ottenuto il meritato riconoscimento di "Custode della identità territoriale",  ed un augurio di mille altre edizioni del suo prezioso almanacco.
By Michele Barbera 

lunedì 10 aprile 2017

IL DONO DELLA VITA E LE FALSE GUERRE DI RELIGIONE


Spesso si ammazza in nome di Dio. Si commettono ingiustizie in nome di Dio, ma questo non ha niente a che vedere con il senso profondo della vita che Dio ci ha dato.
Adolfo Perez Esquivel, Premio Nobel per la Pace e Profeta della Non violenza.
Non abbiamo giustificazioni: ebrei, cattolici, cristiani, ortodossi, musulmani, induisti e chiunque altro creda che vi sia un Essere eterno, perfetto, Creatore di questo Universo.
Non esistono guerre di religione, non è lecito uccidere in nome di Dio.
Non è religione, quella per cui si uccide, è intolleranza religiosa, fanatismo, terrorismo, bestemmia, in cui l’uomo si autoelegge a padrone della vita e della morte degli altri. È blasfemia vigliacca ed oscena.
La storia ci ha insegnato che tutte le guerre NON hanno mai avuto alcun senso. Sono guerre di distruzione, predazione, di conquista, di invasione, di soppressione di diritti umani e civili. Guerre di morte che alla fine hanno lasciato piste rosse di odio e di sangue tra individui che vivevano come fratelli, prossimi l'uno all'altro.
Le guerre sono bestemmie e lo sono ancora di più se ammantate da pseudo motivazioni religiose o da dottrine fuorvianti e deliranti.
Nessun credo religioso o filosofico può rendere lecita l’uccisione di quel prossimo che dovrebbe migliorare o, al più, convertire.
Non confondiamo il peccato degli uomini con una qualità o comandamento divino.
Non uccidere. Questo è stato detto. 
Uccidere è da bestie. E per l’uomo lo è ancora di più perché l’uomo è cosciente del gesto e possiede l’intelligenza necessaria per comprendere l’abominio e la nefandezza del privare la vita un altro essere umano.
Nessun paradiso accoglierà mai chi uccide il prossimo.

By Michele Barbera 






sabato 1 aprile 2017

LA GUERRA MONDIALE 3.0: BATTAGLIE CIBERNETICHE ED IL VANTAGGIO DELLA RUSSIA

Un fantastico Risiko virtuale: dove le battaglie corrono sul filo del web, le “truppe” percorrono migliaia di chilometri nei fasci di fibre ottiche, per creare confusione mediatica, spiare, depistare, sconvolgere assetti finanziari, economici, politici. Non conviene troppo scandalizzarsi, se non per il fatto che queste “battaglie” virtuali hanno effetti molto, ma molto reali. E sono vere, purtroppo.
Date agli USA un Presidente come Trump ed avrete conquistato l’America. Un presidente come Ciuffone Trump, cocciuto come un asino ed acuto come una talpa miope, è il massimo che Faina Putin, dall’altro lato del tavolo da gioco, poteva chiedere. Un presidente che sicuramente ha contribuito a far eleggere, sconfessando tutte le previsioni.
Putin, freddo, glaciale, gerarca nazionalista ed assolutista sino al midollo, stratega senza scrupoli né remore, da quando è al potere ha allargato la Russia e non soltanto come sfera di influenza, ma fisicamente, come territorio. Basti pensare all’Ucraina, alla Siria. E da tempo ha fatto un pensierino pure sulla Turchia.
Putin ha compreso che i tempi sono cambiati e le guerre non si fanno e non si vincono solo con gli eserciti. Occorre qualcosa di più. Bisogna insinuarsi nel sistema informatico del nemico, deviare opinioni, creare consensi, suscitare scandalo. Veicolare informazioni fasulle, hackerare banche dati e sistemi di corrispondenza. Per poi colpire al momento opportuno.
Destabilizzazione. Questa è la parola chiave. Che Ciuffone Trump, tutto preso a mostrarsi i muscoli allo specchio, non ha capito.
Putin non vuole invadere l’America. Perché l’ha già fatto. Se i suoi servizi informatici sono in grado di influenzare le opinioni politiche della maggioranza (o quasi) degli americani, il gioco è fatto. Il gigante americano ha iniziato a corrodersi dall’interno.
E Putin è là che aspetta. Pronto a rinfocolare la guerriglia nel Medio Oriente o finti colpi di stato in Turchia, per poi presentarsi come pacificatore, alleato, tutore. Ed il gioco sta tutto dalla parte della Russia.
È una guerra fatta di bombe invisibili, ma non per questo meno spietata, di cannonate informatiche, ma gli effetti sono reali, verissimi, concreti: crisi economiche, consenso deviato, invasioni con pseudo-aiuti di territorio, formazioni terroristiche che colpiscono in modo randomizzato l’Occidente. Il vecchio continente diviso ed in fibrillazione. I movimenti populisti grassi di convinzioni e frasi fatte che, da imbecilli patentati e falliti nella vita reale, osannano le loro idee da “nano-cervelli”, pronti a governare con la loro presunzione da razzisti incapaci per prendere il posto a classi politiche da circo, fatte da imbroglioni, bugiardi ladri e parassiti.
Ed, in questo momento, Ciuffone Trump è quanto di peggio gli Stati Uniti ed il mondo occidentale potevano avere: l’uomo sbagliato, al posto sbagliato, al momento sbagliato.

By Michele Barbera