Vecchia storia. Amara. Risparmiatori truffati. Non è una novità per
l’Italia dei furbi, quelli che vivono nel sottobosco dell’inganno e si approfittano
della fiducia degli altri.
Il caso dei fratelli Carpino, un caso da milioni di euro svaniti in
presunti “investimenti finanziari” parte da Castelvetrano, dove i due hanno un
rinomato studio di consulenza finanziaria. Vantano partnership e collaborazioni
di alto bordo, una iscrizione alla Banca d’Italia come “intermediazione in
cambi” o, talvolta come “agente in attività finanziaria”. Stesso numero per due
strane definizioni: A 68142.
I fratelli Carpino, dal 2010 sino al 2012, investono, travestono,
gestiscono e fanno sparire una massa di milioni di euro, attirano circa un migliaio
di clienti, anche fuori dalla Sicilia, prospettano investimenti in Svizzera,
favolose intermediazioni sul mercato dei cambi, investimenti nel forex ed
altro.
La domanda è semplice.
I Carpino non erano banca. Non erano una finanziaria o SICAV. Non
potevano gestire conti correnti, depositi titoli, effettuare bonifici conto
terzi o girocontazioni milionarie. O anche, semplicemente, come è stato
accertato, utilizzare il conto del signor Tal dei Tali per ricaricarsi il
telefono o effettuarsi un bonifico sul conto personale da utilizzare come argent de poche.
Così, rivelata la truffa, vengono fuori dall’esame incrociato della
documentazione bancaria giroconti tra perfetti sconosciuti, bonifici ed
addebiti giornalieri e denaro “ballerino” che vorticava sui conti senza alcuna
ragione apparente. Ed ogni tanto, qua e là, una manovra “ a fondo perduto” su
improbabili titoli valutari.
Ed allora, ci si chiede, come facevano? Come facevano i Carpino a
manovrare decine (se non centinaia) di conti correnti, senza che nessuno ne
sapesse nulla? Come facevano a farsi indirizzare i token (le micidiali
chiavette dei codici), gli estratti conto, le password dei clienti tutti allo
studio Carpino? Come facevano a sgusciare tra le maglie della legge
antiriciclaggio?
La risposta è altrettanto semplice. Tramite un istituto che si
prestasse a questo gioco.
Nel caso dei Carpino, si è giocato a nascondino.
Il sito dei Giornale di Sicilia “gds.it”, quando scoppia lo scandalo,
rivela il segreto di Pulcinella. E cioè che l’istituto bancario di appoggio dei
Carpino è IWBANK s.p.a.. La notizia deriva da fonte diretta, cioè sono gli
stessi risparmiatori truffati a rivelare di avere sottoscritto contratti prestampati
presso i fratelli Carpino in favore della IWBANK, corroborati – in alcuni casi
– da strani mandati “fiduciari” ad personam.
Stranamente, in casi di blog, quotidiani etc… che si sono occupati
della notizia e dello stesso Giornale di Sicilia il nome “IWBANK s.p.a.”
scompare nel giro di qualche giorno.
I fratelli Carpino finiscono sotto processo penale, ma dell’Istituto
bancario che ha consentito di operare nessuna traccia. Il nome diventa un tabù.
I risparmiatori scalpitano. Vi sono in corso iniziative giudiziarie di
natura civilistica che coinvolgono IWBANK s.p.a., a cui viene contestata la
“strana” e disinvolta operatività concessa ai fratelli Carpino. C’è il Tribunale di Palermo che in una
sentenza del 2010 ha condannato al risarcimento danni un istituto che gestiva
conti correnti on line per non aver impedito a terzi di effettuare operazioni
poi disconosciute e non autorizzate dai clienti.
E c’è la CONSOB.
C’ è un avvocato che si reca a Castelvetrano per citare i Carpino in
un giudizio intentato contro IWBANK e scopre che la CONSOB il 09/07/2015 ha
pubblicato la delibera n.19211 sul caso Carpino.
In quella delibera scopre che una Banca (il cui nome è coperto da
imbarazzanti “…omissis…”) avendo ricevuto numerosi
reclami dai risparmiatori truffati dai Carpino, li ha “girati” alla CONSOB,
prendendo subito le distanze dai Carpino ed affermando di non avere
intrattenuto con loro alcun rapporto professionale.
La CONSOB istruisce il caso e conclude che il Carpino Giovanni sotto
forma di “mandatario” ha posto in essere un’attività “caratterizzata da un grado di discrezionalità che eccede l’ambito
meramente strumentale e di supporto consentito ai soggetti non autorizzati alla
prestazione dei servizi di investimento; ulteriori
elementi risultano collegare il sig. Carpino alla movimentazione dei conti di
trading di altri clienti della […omissis...], il cui indirizzo di ricezione
dei token per accedere ai conti e per la relativa corrispondenza, indicato nei
contratti e/o nel sistema anagrafico della […omissis...], coincide con quello
dei sig. Carpino”.
Ma vi è di più.
La CONSOB accerta che “parte
rilevante delle somme a tale fine conferite al sig. Carpino è stata infatti
trasferita su altri conti, riconducibili in parte allo stesso sig. Carpino e in
parte ad altri soggetti, […omissis...], tramite operazioni effettuate ad
insaputa degli stessi investitori che le hanno disconosciute”.
Il Carpino, il cui dolo
viene riconosciuto, viene condannato ad una sanzione amministrativa di
€.60.000,00.
E la Banca degli “omissis”?
Viene richiesto alla CONSOB di
palesare il nome dell’Istituto bancario che ha così “collaborato” con i
Carpino in barba alle leggi che regolamentano l’attività di raccolta sul
pubblico risparmio, sull’antiriciclaggio, sulla corretta identificazione della
clientela, etc… Tanto da avere nelle proprie anagrafiche lo studio dei Carpino
come unico referente geografico per decine (se non centinaia) di risparmiatori.
Studio Carpino a cui venivano “generosamente” inviate le credenziali per
l’accesso ai conti.
La CONSOB risponde che non lo può riferire perché per avere copia
integrale della delibera bisogna essere “nominati” nella stessa.
Si replica: forse che i risparmiatori che hanno avuto fiducia in
questo Istituto non debbono avere la corrispondente tutela? Vada per la multa
appioppata al Carpino… ma nei confronti della banca nel cui capiente ventre
sono finiti i soldi? Quale azione è stata effettuata da parte degli Organi di
controllo? E perché si vuole tenere celato il nome dell’Istituto Bancario? A
che pro? Facile addossare la responsabilità di tutto ai Carpino, oggi
apparentemente nullatenenti…
La CONSOB chi deve tutelare: il risparmio truffato o il “buon nome”
della banca?
Ma, forse, questa “banca” non è poi così sconosciuta per i
risparmiatori dei fratelli Carpino…
Risparmiatori
svegliatevi!By Michele Barbera
E' STATA PERFETTAMENTE ANALIZZATA LA TRUFFA PERPETUATA DAL FOREX CARPINO CON IL COINTERESSAMENTO DELL'ISTITUTO DI CREDITO . PURTROPPO IN ITALIA LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI MA LA GIUSTIZIA E' DIVERSA .
RispondiEliminaÈ inutile confidare nella legge e nella magistratura italiana. Questa truffa architettata dai Carpino insieme al sistema bancario iwbank è inespugnabile e lo dimostrano le centinaia di sentenze tutte espresse a favore della banca che chiede ai truffati pure le spese legali. Vomitevole!
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