Spero di poteri confidare tutto
, come non ho mai potuto fare con nessuno, e spero che mi sarai di grande
sostegno. Così, con questo incipit semplice ed intenso, inizia una delle
maggiori testimonianze della Shoah, redatta da una bambina che, ingenuamente,
va incontro alla maggiore tragedia della storia del ventesimo secolo. Ho letto
il Diario parecchi anni fa. Ogni tanto lo ripiglio in mano con sempre crescente
stupore e rispetto.
Ogni volta che leggo le pagine scritte da Anna Frank spero che non
siano vere. Spero che ad un certo punto vi sia nel colophon la frasetta che
mette al riparo dalle angosce del narrato: “opera frutto di fantasia”. Ma così
non è nel Diario. C’è, nella rilettura, la tragica consapevolezza di una storia
che finirà male, eppure speri sino all’ultimo che ciò non avvenga.
Nel lento scorrere dei giorni nel nascondiglio stupisce vedere come la
giovanissima Anna affronta una quotidianità d’orrore e di angoscia che noi oggi
possiamo solo lontanamente immaginare. Il Diario di Anna Frank è un grido
contro tutte le guerre e le violenze, come quelle che oggi affliggono i bambini
siriani, afghani, israeliani e arabi. Un grido contro l’assurda sopraffazione
di adulti pazzi, folli che in nome di chissà-cosa pretendono di avere il
diritto di vita e di morte sugli altri. E’ solo morte, distruzione. E la prima
vittima è l’innocenza pura di ragazzi che vogliono crescere con il sorriso
sulle labbra, occupandosi di giochi e di scherzi, di piccole beghe, di abiti,
amici, feste, compleanni e musica.
Scrive Anna il 12/02/1944: “Cara
Kitty splende il sole, il cielo è azzurro intenso, soffia un venticello
meraviglioso e vorrei tanto…vorrei…tutto… Parlare, essere libera, avere amici,
essere sola” e ancora “Penso che sia
la primavera, avverto il risveglio, lo sento nel corpo e nell’anima. Devo
sforzarmi di agire in modo normale, sono totalmente confusa, non so cosa
leggere, cosa scrivere, cosa fare, so soltanto che vorrei…”
Desiderio di vivere, di esistere, di essere felice. Diritti di ogni
bambino, di ogni ragazzo di ogni epoca ed età. Farei leggere obbligatoriamente
il Diario ad ogni governante, a tutti quelli che si assumono e si arrogano il
diritto di “comandare” sugli altri. Perché imparino il rispetto, la
compassione, l’amore per la libertà non solo dei ragazzi ma di ogni prossimo
che ci vive accanto. Ma soprattutto che la Storia non si dimentica: il cielo
dei lager nazisti è lo stesso sotto cui noi oggi viviamo.
By Michele Barbera
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