Di mafia si può anche ridere. Ce lo insegna con incomparabile arguzia
Raimondo Moncada, eccellente araldo della tradizione teatrale comica
agrigentina nel suo “Mafia Ridens , ovvero il giorno della cilecca”.
La vis comica di Raimondo non risparmia i luoghi comuni che affliggono
quel sostrato popolar-culturale su cui si è innestata la mala pianta del
“padrinismo”, della volontà di potenza che diventa al suo ultimo stadio maschera
grottesca. L’agile trama del romanzo riprende la storia di due scalcagnati,
quanto mai metaforici, mafiosi, nelle stereotipate vesti di padrino e
figlioccio, anzi capo e vice-capo: Calogerino-Don Lillo e Pasqualino. Dal rito del “bacio d’onore” sino agli
assurdi ed esilaranti tentativi di estorsione (“pizzo pazzo”), usura ed all’immancabile
pentimento (oneroso), con il conseguente e tragicomico cambio di identità,
Moncada, ed il lettore con lui, assiste ad una strana metamorfosi-evoluzione
dei protagonisti tra illusione,
delusione e ostinata e conclamata incapacità.
Nella sua successione di gag, lazzi teatrali, scene surreali e
violenze patetiche, Mafia Ridens è lo specchio deformato e deformante di una
società-mostro, partorita da “mamma-tv”, capace di clonare ologrammi in
negativo, trame esistenziali in cui la finzione si mescola alla realtà in un “non-sense”, ironico e graffiante.
Il romanzo è il “sorriso triste” del clown che deve ridere anche di se
stesso per far ridere gli altri.
Viene da chiederci se la mafia, quella vera, riderebbe del libro di
Moncada.
Se, alla fine, quel mondo fatto di omicidi, violenze, crudeltà e
ferocia, che non risparmia niente e nessuno, non abbia nel DNA l’assurdità, il
paradosso del grottesco. Così è, forse, per la “punciuta” o per la bibbia
tenuta sul comodino dai boss latitanti o per i “riti” che vogliono sacralizzare
o consacrare la potenza dei boss. Uomini che si credono dei, ammantati di una
“missione” divina. Sono storie antiche, fatte di prepotenza, di dolore, di
sangue.
“Una risata vi seppellirà”. Così viene da urlare a costoro.
Una risata per rendere “nudi” e smascherare quei delinquenti che si
credono padroni del mondo.
Una risata, per sconfiggere la paura di affrontarli, per ridicolizzare
ed esorcizzare il terrore che vogliono incutere.
E Mafia Ridens sembra la medicina giusta, da assumere senza ricetta ed
a dosi abbondanti, la panacea per guarire dall’apatia dell’ “homo televisivus” e
relativi “padrini” al seguito.
Buona Lettura!
By Michele Barbera
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